Papua Nuova Guinea, basta telefonate dei giornalisti al cellulare privato del premier
Un annuncio sui quotidiani della Papua Nuova Guinea chiede ai media di non contattare più direttamente il primo ministro James Marape per le interviste ma di rivolgersi all'ufficio competente. E c'è chi grida alla censura.
Basta contattare direttamente il primo ministro, da oggi bisogna passare per l’ufficio stampa. È il singolare messaggio apparso sul Post Courier e il National, i due principali quotidiani della Papua Nuova Guinea. Il premier James Marape, a quanto si evince dal comunicato, si sarebbe stancato di ricevere telefonate e messaggi privati dai media in merito a questioni governative. Per questo ha utilizzato un’intera pagina dei maggiori giornali per rivolgere la sua richiesta a tutti i cronisti. Ha poi anche inoltrato un sms nei gruppi Whatsapp. Sebbene alcuni abbiano accettato di buon grado la novità, in tanti hanno parlato di limitazioni alle libertà di stampa nel Paese.

L’annuncio del primo ministro della Papua Nuova Guinea sui giornali nazionali
«La presente circolare ha lo scopo di avvisare l’intera comunità dei media, nazionali e internazionali, che il primo ministro James Marape non accetterà richieste dirette della stampa da oggi in avanti», si legge nella comunicazione sui giornali. In generale è infatti prassi che si contatti prima l’ufficio stampa di un politico o funzionario pubblico per ottenere commenti o interviste. Nel casto della Papua Nuova Guinea, tuttavia, sembra che di recente il telefono privato del premier non abbia mai smesso di suonare. «Chiediamo che tutte le domande e le richieste passino dall’ufficio di comunicazione competente», prosegue l’annuncio. In calce sono presenti anche i contatti telefonici e gli indirizzi email cui rivolgersi.

«Il primo ministro è stato accomodante e ha risposto apertamente sin dal suo insediamento nel 2019», si legge sui quotidiani. L’annuncio, come riporta oggi il Guardian, è stato inoltrato anche via Whatsapp sui gruppi che Marape ha con i giornalisti politici della Papua Nuova Guinea. Uno dei funzionari governativi ha anche presentato le eventuali penali cui la stampa potrebbe incorrere in caso di inottemperanza. Il premier infatti limiterebbe le sue conferenze a un solo rappresentante per ogni testata, cambiando le regole oggi in vigore. «Siamo tutti sulla stessa barca», ha detto il portavoce di Marape. «Tutti lavoriamo per il bene del Paese. Abbiamo bisogno di voi, quindi non fraintendete ma supportate il primo ministro».
L’opinione pubblica si divide fra sostenitori e oppositori
L’annuncio sui quotidiani nazionali ha spaccato subito l’opinione pubblica e la stampa della Papua Nuova Guinea. Chi appoggia il governo ha infatti dichiarato come il passaggio dall’ufficio stampa sia una pratica standard in molte nazioni. «Essere un giornalista non concede il diritto di scrivere al politico come fosse un amico», hanno detto i sostenitori di Marape. Alcuni però temono che la nuova formula possa limitare la stampa nel Paese. «Non possiamo negare forti preoccupazioni», ha affermato Kate Scheutze di Amnesty International al Guardian. «È preoccupante sentire che “dovresti supportare il governo” perché non è questa la vera libertà di stampa». I timori sono più forti per via del trattamento riservato ai giornalisti durante la recente visita in Papua Nuova Guinea del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. I media infatti non hanno potuto rivolgere alcuna domanda al funzionario di Pechino.