«Me la sono vista brutta. Sono arrivato incosciente in ospedale. Qualche ora di più e non so se la raccontavo». Lo avrebbe detto Papa Francesco all’amico Michele Ferri, pesarese con cui Bergoglio è in contatto da una decina di anni, ovvero da quanto l’uomo, dopo aver perso il fratello Andrea vittima di un omicidio a scopo di rapina, chiese disperato il sostegno del pontefice. Lo scrive il QN.

Dalla morte del fratello, Michele Ferri si è sentito al telefono con Bergoglio una novantina di volte. L’ultima alla vigilia di Pasqua, a pochi giorni dalle dimissioni di Francesco dal Policlinico Gemelli di Roma, dove il Papa era stato ricoverato a seguito di un malore. «Gli ho detto: “Ci hai fatto prendere un bello spavento!”», ha raccontato di aver detto Ferri al pontefice. «Lui mi ha spiegato che era arrivato incosciente in ospedale. “Bastavano alcune ore in più e non so se la raccontavo”, mi ha detto». L’uomo ha aggiunto: «Poi mi ha chiesto come stavo io e alla fine ci siamo fatti gli auguri di Pasqua».

Papa Francesco era stato ricoverato al Gemelli per un’infezione respiratoria: la permanenza in ospedale, dove all’inizio era arrivato ufficialmente per controlli programmati, aveva tenuto il mondo con il fiato sospeso. Poi le dimissioni, dopo pochi giorni. All’uscita dall’ospedale romano, Bergoglio aveva detto di essere «ancora vivo» ai giornalisti che lo attendevano. A chi gli chiedeva se si fosse spaventato, aveva risposto con un racconto: «Mi viene in mente una cosa che un vecchietto, uno più vecchio di me, mi aveva detto dopo una situazione del genere: “Padre, io la morte non l’ho vista ma l’ho vista venire: è brutta, eh”», sottolineando però di non aver avuto paura: «Ho sentito un malessere, come quando hai mal di stomaco e ti senti male». A causa delle sue condizioni di salute e del freddo intenso, Papa Francesco non ha seguito la Via Crucis al Colosseo, ma collegato in preghiera da casa Santa Marta.