Papa Francesco si è detto pronto a incontrare Vladimir Putin a Mosca per la pace in Ucraina. Il Pontefice ne ha parlato al Corriere della Sera in un’intervista con il direttore Luciano Fontana nella quale ha ricordato tutti i tentativi fatti finora per fermare il conflitto. «Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono. Putin invece non l’ho chiamato. Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse e per questo sono andato dall’ambasciatore russo», ha spiegato il Papa. «Ho chiesto che mi spiegassero e gli ho detto: “Per favore, fermatevi”. Poi ho chiesto al cardinale Parolin, dopo 20 giorni di guerra, di far arrivare a Putin il messaggio che io ero disposto ad arrivare a Mosca. Certo, era necessario che il leader russo concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo. Anche se penso che Putin non possa e non voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa».

Francesco si interroga sulle ragioni dell’invasione russa
Il Santo Padre ha anche riflettuto sulle cause della guerra. «L’abbaiare della Nato alle porte della Russia», secondo Francesco, ha spinto Putin a invadere l’Ucraina. «Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì». La verità, sostiene, è che quella ucraina è solo l’ultima guerra che dagli Anni 2000 sono alimentate da interessi di Stato: «La Siria, lo Yemen, l’Iraq, in Africa una guerra dietro l’altra. Ci sono in ogni pezzettino interessi internazionali. Non si può pensare che uno Stato libero possa fare la guerra a un altro Stato libero. In Ucraina sono stati gli altri a creare il conflitto. L’unica cosa che si imputa agli ucraini è che avevano reagito nel Donbass, ma parliamo di 10 anni fa. Quell’argomento è vecchio». Sull’invio di armi a Kyiv il Pontefice ha ammesso di non saper rispondere: «La cosa chiara è che in questa terra si stanno provando armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto». Al momento Francesco non si recherà in Ucraina. «Ho inviato il cardinale Czerny e il cardinale Konrad Krajewsky che si è recato lì per la quarta volta. Ma io sento che non devo andare», ha detto. «Io prima devo andare a Mosca, devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…».

«Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin»
Circa l’incontro con il patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill il Pontefice ha ricordato di aver «parlato con lui 40 minuti via Zoom. I primi 20 con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: “Di questo non capisco nulla”. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Ma adesso anche lui è d’accordo a fermarsi». Francesco ha anche ribadito che secondo Viktor Orbán la guerra finirà il 9 maggio, per il Giorno della Vittoria. «Quando l’ho incontrato mi ha detto che i russi hanno un piano, che il 9 maggio finirà tutto. Spero che sia così, così si capirebbe anche l’escalation di questi giorni. Perché adesso non è solo il Donbass, è la Crimea, è Odessa, è togliere all’Ucraina il porto del Mar Nero, è tutto. Io sono pessimista ma dobbiamo fare il possibile perché la guerra si fermi».
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