È stato tutto bello, un po’ retorico forse ma come si fa a pensare il contrario guardando la vita di Paolo Rossi, eroe dell’Italia Mundial del 1982. Si intitola così il documentario uscito nelle sale che Walter Veltroni ha dedicato all’ex calciatore della Juventus, del Vicenza e soprattutto della Nazionale, morto a fine 2020 a 64 anni. Oggi, il 23 settembre, sarebbe stato il suo compleanno, ma è il secondo che invece viviamo senza Paolo: con il film, Veltroni ha spiegato di aver voluto raccontare «un ragazzo normale, di provincia, non toccato da una grazia fisica. Non era insomma Ibrahimovic, ma solo uno tra i tanti milioni di italiani che poi ce l’hanno fatta anche attraverso il dolore».

Nella sua vita anche il dolore: gli infortuni e la squalifica per il calcioscommesse
Che poi quel titolo è più provocatorio che veritiero. Perché non è corretto dire che sia stato tutto bello nell’esistenza di Rossi, dalla triplice rottura del menisco alle accuse del calcioscommesse e alla conseguente squalifica dai campi di gioco per due anni, che quasi compromisero la sua partecipazione al successivo Mondiale, quello della gloria eterna, in Spagna. Se la storia ha avuto in lieto fine in quell’indimenticabile estate fu merito del commissario tecnico Enzo Bearzot che, pur avendo contro tutta la stampa, inferocita per le prestazioni imbarazzanti dell’Italia e del suo centravanti esile, difese fino alla fine Paolo, che segnò 6 gol decisivi nelle partite che contavano, contro Brasile, Polonia e Germania Ovest.

Veltroni: «Nel 1982 ci liberammo improvvisamente degli anni di piombo»
Nel documentario sono tante le testimonianze, come quella del fratello Rossano che ricorda l’origine proletaria della famiglia: «Non c’era riscaldamento in casa e così io e Paolo dormivano stretti stretti in inverno» (occhio perché sono consigli che possono tornare buoni adesso che Putin chiude i rubinetti). E poi ancora i racconti chiave della moglie, Federica Cappelletti, e dei compagni di squadra Antonio Cabrini, Marco Tardelli e Giuseppe Bergomi. Secondo Veltroni «si sentiva più a suo agio andando a giocare a Perugia perché somigliava alla sua Prato». Infine l’evento principale di tutta la carriera, il Mondiale vinto: per Veltroni «ci liberammo improvvisamente degli anni di piombo e uscimmo tutti per strada, una cosa a cui non eravamo più abituati. Quel Mondiale 1982 ci regalò una gioia che poi non avremmo mai più vissuto. Le immagini di Sandro Pertini, tifoso tra i tifosi, poi raccontano una storia in cui tutti gli italiani si riconoscono, sono immagini iconiche del Paese. E questo per sempre». Ma Paolo Rossi non fu solo quel leggendario Mondiale, segnò anche 82 (guarda caso, un numero che ritorna) gol in A. Tag43 vi dà il buongiorno con le sue migliori reti raccolte dal canale della Serie A in suo onore.