Lutto nel mondo della medicina: il professor Paolo Pelosi, primario di Anestesia e Rianimazione del policinico, è morto a 60 anni per una grave malattia. Come riportato da Genova Today, il medico «fino all’ultimo in presenza o in remoto ha fatto sentire la sua presenza tra i corridoi dell’ospedale e nelle aule degli studenti».

Morto Paolo Pelosi, primario di Anestesia e Rianimazione
Il professor Pelosi, formatosi a Milano, prestava servizio al San Martino dal 2010, dove era anche direttore dell’unità di Anestesia e Terapia Intensiva. La sua attività non si è limitata esclusivamente al campo clinico ma anche a quello della ricerca. La direzione sanitaria ha descritto il professor Pelosi come un uomo «Energico ma formale» che «è stato custode dell’M3, una delle rianimazioni più complesse e sollecitate in Liguria durante l’emergenza Covid, Prof stimato a livello internazionale, era diventato riferimento anche della Bbc quando il mondo era a caccia di informazioni sul coronavirus».
Il cordoglio dell’assessore alla Sanità della Liguria
Angelo Gratarola, assessore alla Sanità della Liguria, ha espresso il suo cordoglio con un posto su facebook: «Oggi per me è un giorno triste. Mi ha lasciato più di un collega, un amico fraterno con cui ho condiviso 13 anni di lavoro al Policlinico San Martino. E’ mancato Paolo Pelosi direttore della Clinica Anestesiologica e Terapia Intensiva dell’Ospedale Policlinico San Martino e Direttore della Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione dell’Università di Genova. Io e Paolo eravamo diversi, ma complementari. Uomo colto non solo nelle scienze mediche che spesso si annoiava nell’ordinario ma diventava straordinariamente acuto quando intravedeva con la sua mente visionaria aspetti di ricerca e soluzioni a problemi clinici complessi. Lascia imponenti risultati della sua ricerca, oggi impiegati nel mondo della terapia intensiva, patrimonio da custodire e valorizzare».
Il post prosegue con queste parole: «Vedeva nella fisiologia e nella complessità dell’organismo umano l’opera di Dio. E sono sicuro che questa Fede lo abbia aiutato anche nella malattia e nelle fasi finali della sua esistenza. Quando non parlavamo di problemi clinici e ospedalieri i nostri incontri spaziavano su temi filosofici-esistenziali e lui amava citare spesso Tiziano Terzani e come lo scrittore diceva: «Non esistono scorciatoie a nulla, non certo alla salute, non alla felicità o alla saggezza. Niente di tutto questo può essere istantaneo. Ognuno deve cercare a modo suo, ognuno deve fare il proprio cammino, perché uno stesso posto può significare cose diverse, a seconda di chi lo visita». Oggi, sono certo, ci direbbe così: «Ricordati che ci sarò, ci sarò nell’aria, allora ogni tanto se mi vuoi parlare mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla, ma non nel linguaggio delle parole, nel silenzio».