Il risiko del sottogoverno Meloni tra Lega, Forza Italia e FdI

Paola Alagia
25/10/2022

Pressing di Forza Italia su Meloni per le poltrone di sottosegretari e viceministri. Il Cav non ha intenzione di mollare la giustizia e rilancia Francesco Paolo Sisto. La Lega cerca di sopire il malcontento del Veneto, rimasto a bocca asciutta. Mentre Lupi batte cassa. Il risiko nel centrodestra.

Il risiko del sottogoverno Meloni tra Lega, Forza Italia e FdI

Da una parte c’è Forza Italia, che non è soddisfatta e ripone diverse aspettative nella partita che inizia a giocarsi adesso tra sottosegretari, viceministri e a seguire presidenze di commissione. Dall’altro c’è la Lega, che pure deve pensare agli equilibri di partito con i veneti che scalpitano, dopo l’esclusione dalla compagine dell’esecutivo. L’elezione del veronese Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera non è sufficiente in una compagine governativa leghista tutta a trazione lombarda. Poi ci sono i moderati di Maurizio Lupi, accreditato nei retroscena sui toto-ministri come responsabile dei Rapporti col Parlamento e invece rimasto fuori dalla squadra. E infine c’è Fratelli d’Italia, il partito che guida la coalizione di centrodestra e che certamente nel prossimo organigramma farà la differenza numerica sul fronte degli incarichi. Con un occhio puntato agli equilibri ballerini del Senato dove, è risaputo, i numeri sono sempre risicati. Un ulteriore grattacapo per Giorgia Meloni che di certo non potrà tagliare fuori i senatori dalla squadra di sottogoverno, ma dovrà comunque usare il bilancino per evitare di esporre troppo la maggioranza a Palazzo Madama.

Il pressing di Forza Italia su Meloni: da Mulè a Cattaneo

L’intenzione della neo presidente del Consiglio, come dicono fonti di FdI a Tag43, sarebbe quella di non andare per le lunghe. Meloni vorrebbe un governo al completo e operativo nel più breve tempo possibile. «Anche per evitare lo stillicidio di liste, l’elenco dei desiderata più passa il tempo e più diventa una matassa difficile da sbrogliare». Del resto il pressing, stavolta diretto ed esplicito, dalle fila di Forza Italia è già partito. Con il vicepresidente azzurro della Camera Giorgio Mulè che su Repubblica non nasconde il «disappunto» per l’«atteggiamento di Giorgia Meloni». Mentre il capogruppo di FI a Montecitorio, il renzulliano Alessandro Cattaneo, dalle colonne di Libero consiglia alla neo premier di «rafforzare il suo rapporto con Berlusconi». Prima di ribadire che i veti «non sono accettabili». Tutte parole che vanno lette in prospettiva. E la prospettiva è innanzitutto la sfida imminente per il sottogoverno. Una quarantina tra viceministri e sottosegretari.

L’attacco dell’esponente forzista, vicepresidente della Camera, contro il doppio incarico: «Tajani si dimetta da coordinatore di Forza Italia».
Giorgio Mulè (da Facebook).

Persa la battaglia su Casellati, Berlusconi rilancia con Francesco Paolo Sisto

Un parlamentare azzurro di lungo corso conferma che in testa alla lista per gli incarichi di sottogoverno ci sono «sicuramente Paolo Barelli, che potrebbe essere proposto quale viceministro dell’Interno, Valentino Valentini per la Farnesina e Sestino Giacomoni in un ministero economico». Valentini, ronzulliano e filo-russo potrebbe però rappresentare una grana per la neo premier dopo gli audio del Cav. Sulla giustizia, Berlusconi non avrebbe alcuna intenzione di sotterrare l’ascia di guerra. Persa la battaglia su Elisabetta Casellati quale titolare del dicastero di via Arenula, infatti, sarebbe pronto a rilanciare su un sottosegretario in quota FI. E il nome per questa casella è quello di Francesco Paolo Sisto che potrebbe essere riconfermato. Più complicato invece piazzare Gianfranco Miccichè: «La destinazione naturale per lui», spiega un eletto di FI, «sarebbe il Sud, ma è impossibile persino azzardare solo l’ipotesi, visti i trascorsi in Sicilia con l’attuale ministro Musumeci. Probabile che venga recuperato con un altro incarico, sebbene il suo carattere difficile, ben noto oltre i confini della Trinacria, non renda l’impresa semplice».

Il risiko del sottogoverno Meloni tra Lega, Forza Italia e FdI
Licia Ronzulli e Francesco Paolo Sisto (da Fb).

Tra i non eletti azzurri spuntano Porchietto e Cota

Il capitolo dei non eletti è aperto anche in casa azzurra. In pole position ci sarebbe Matteo Perego di Cremnago. «Ma c’è pure la piemontese Claudia Porchietto che potrebbe essere ripescata in qualche ministero economico». Un discorso che vale inoltre per l’ex governatore del Piemonte, Roberto Cota, rimasto appunto senza seggio: «Sia Porchietto che Cota sono persone di grande competenza», è l’analisi del parlamentare azzurro, «il problema è che rischieremmo una sovra rappresentanza di questa Regione che già esprime ben due ministri azzurri», il coordinatore di Forza Italia Piemonte Paolo Zangrillo alla Pa e il biellese Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza energetica) oltre ai meloniani Guido Crosetto (Difesa) e Daniela Santanché (Turismo). C’è infine un altro criterio che sta seguendo chi ha in mano il dossier e cioè l’anzianità: «Ci sono diversi parlamentari di lungo corso e rieletti che potrebbero essere ‘premiati’ con un ingresso nella compagine di governo». Tra i nomi che girano guardando a tale requisito c’è per esempio quello di Roberto Bagnasco alla Salute o alla Difesa.

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La Lega spinge per Rixi, Durigon e Siri

E la Lega come si sta muovendo? Stando a quanto rivela a Tag43 una fonte parlamentare vicina al dossier, punterebbe almeno a due viceministri: Edoardo Rixi alle Infrastrutture e Claudio Durigon al Lavoro. Nella lista ci sarebbe inoltre l’ex sottosegretario all’Economia Federico Freni: l’intenzione potrebbe essere quella di riproporlo per la stessa casella. Nel dossier del sottogoverno targato Carroccio poi ci sono due questioni all’ordine del giorno: i non eletti e, come accennato, dare maggiore rappresentanza al Veneto per porre fine ai numerosi mal di pancia. Tra chi non siede in Parlamento uno dei nomi che sta girando di più in queste ore è quello di Armando Siri, «opzionato per il Mise o comunque per un ministero economico», spiega la fonte. Insieme a quello dell’ex deputata Angela Colmellere: «Potrebbe essere recuperata all’Istruzione. E tra l’altro è anche veneta». Tra i papabili pure il padovano Massimo Bitonci in lizza sempre per un ministero economico. In partita ci sarebbe infine Alberto Stefani, coordinatore regionale veneto, così come quello siciliano Nino Minardo, proprio perché, spiega è il ragionamento, «la Lega rimane un partito nazionale e quindi l’obiettivo è dare rappresentanza a tutti i territori». Accanto alla territorialità, però, ci sono le bandiere che via Bellerio mantiene ben issate. Le mire sul ministero dell’Interno (casella alla quale Salvini ha dovuto rinunciare), infatti, restano forti. Tant’è che qui il Capitano punterebbe a piazzare o Nicola Molteni oppure Stefano Candiani, entrambi non nuovi nel ruolo di sottosegretario al Viminale.

Il risiko del sottogoverno Meloni tra Lega, Forza Italia e FdI
Matteo Salvini durante il giuramento (Getty Images).

I desiderata di Noi Moderati

Perché tutte le tessere del puzzle possano combaciare, naturalmente, bisognerà affidare qualche incarico anche a Noi moderati, il cui leader Maurizio Lupi è rimasto fuori da Palazzo Chigi e adesso batte cassa: «Mi aspetto che per Noi moderati, in grado di esprimere più competenze, ci sia una chiamata per ruoli di sottosegretario», ha detto oggi stesso intervistato dal Corsera. Da queste parti nessuno si sbottona avanzando dei nomi. Si limitano a dire che Lupi «non andrà a ricoprire incarichi né di viceministro e né di sottosegretario». Più probabile che resti in Parlamento, per lui ci sarà un ruolo fondamentale da svolgere da capogruppo per rafforzare l’ala moderata della coalizione.

La rosa dei papabili in Fratelli d’Italia

I conti, comunque, alla fine andranno fatti con l’oste e cioè con Giorgia Meloni. Che si tratti di un disco verde o di un alt sempre dal presidente del Consiglio bisognerà passare. In casa FdI, intanto, più di qualche nome è già abbinato alle caselle, «salvo aggiustamenti che potrebbero rendersi via via necessari», dice  un parlamentare di lungo corso. Nella lista tanto per cominciare c’è Giovanbattista Fazzolari, il responsabile del programma politico di FdI: «È sempre stato una solida spalla per Giorgia e avrà un ruolo al suo fianco, sicuramente di coordinamento delle politiche economiche». Se per Marcello Gemmato, deputato e responsabile Sanità del partito, potrebbero aprirsi le porte della Salute, per Maurizio Leo «è altamente probabile un incarico al Mef». Molto dipenderà dal risiko delle deleghe, ma sul fronte delle tecnologie e del digitale (quello che è stato il ministero affidato a Vittorio Colao nel governo Draghi) «un incarico quasi sicuramente andrà ad Alessio Butti». C’è poi l’ex questore Edmondo Cirielli in predicato di diventare sottosegretario alla Difesa o all’Interno, mentre Giovanni Donzelli, eletto segretario della Camera per FdI, dovrebbe occuparsi del partito «che non può e non deve rimanere sguarnito». A via della Scrofa, infine, puntano molto sull’agricoltura, come si è capito subito dalla pomposa ridenominazione della sovranità alimentare. Qui ad affiancare il neoministro di FdI Francesco Lollobrigida ci sono due i nomi in ballo e cioè «i senatori Patrizio La Pietra e Luca De Carlo», già membro della IX Commissione di Palazzo Madama il primo e responsabile Agricoltura del partito il secondo.