Pandora is coming Rome

Redazione
07/10/2021

Ci sono anche il commissario tecnico della Nazionale Roberto Mancini e il capo delegazione azzurro Gianluca Vialli tra i vip che detenevano beni in paradisi fiscali. La storia dei loro affari ricostruita dall'Espresso.

Pandora is coming Rome

Appena un paio di mesi fa avevano fatto innamorare l’Italia. Erano stati gli irreprensibili condottieri, la cartolina più bella del gruppo azzurro capace di conquistare, a luglio scorso, l’Europeo. I gemelli del gol Gianluca Vialli e Roberto Mancini sono balzati adesso nuovamente agli onori delle cronache e il campo c’entra poco. Ci sarebbero anche loro, infatti, tra i nomi eccellenti dei Panama Papers. L’inchiesta che appena un paio di giorni fa ha fornito un dettagliato elenco dei beni posseduti dai più disparati personaggi del mondo di politica, sport e spettacolo in paradisi lontani, dove le legislazioni in materia di fisco non sono troppo stringenti.

Mancini, la società ai Caraibi e l’aeroplano

Come riporta L’Espresso che ha ricostruito la vicenda, i fatti riguardanti Mancini risalirebbero al 2008, anno in cui l’attuale commissario tecnico della nazionale, esonerato dall’Inter, aveva incassato una buona uscita di circa otto milioni di euro. Ad aprile, ai Caraibi, era stata costituita la Bastian, società offshore della quale nel dicembre successivo Mancini era diventato l’azionista unico. Un mese prima, a nome di Bastian, intanto, era stato acquistato un aereo Piaggio P180 Avanti per 7 milioni di dollari. Nel gennaio successivo la società, invece, aveva ricevuto un prestito di 5,5 milioni di dollari da parte della svizzera SG Equipment Finance Schweiz AG, che come garanzia prese in pegno il velivolo e le azioni Bastian. L’aereo appena due settimane dopo fu concesso in leasing all’AirGo FLugservice di Magonza, mentre nel giro di un paio di mesi, a novembre 2009, Mancini recuperò le azioni temporaneamente in mano a SG Equipment Finance Schweiz AG. Il tre dicembre 2009 l’allenatore, intanto messo sotto contratto dal Manchester City inviò una lettera alla Fidor-Fiduciaria Orefici di Milano e, per conoscenza, anche alla Bastian Asset Holdings delle Isole Vergini Britanniche. Nel testo si comunicava la volontà di volersi avvalere delle recenti normative italiane per il rientro dei beni detenuti all’estero.

Anche il commissario tecnico della Nazionale Mancini e l'amico Vialli invischiati nella vicenda dei Pandora Papers
Roberto Mancini (Getty)

Il ritorno dei beni di Mancini in Italia grazie allo scudo fiscale

Un tempismo perfetto, se si pensa che la legge, sponsorizzata dal ministro dell’economia Giulio Tremonti, stava per perdere di efficacia. Toccava, quindi, fare in fretta per non perdere la chance di reintrodurre nel Paese i beni, pagando una quota forfettaria pari al cinque per cento del loro valore totale. Il versamento del denaro nelle casse italiane avrebbe garantito inoltre la non punibilità per i reati di tributari. E qui però cominciano i punti interrogativi, in quanto L’Espresso per sapere se effettivamente Mancini si sia avvalso dello scudo fiscale, come anticipato nella lettera, ha scritto a Silvia Fortini, moglie e legale del mister, senza però ricevere risposta. L’avvocato dal canto suo, prosegue il settimanale, si sarebbe occupato anche dell’aereo con l’obiettivo di venderlo «compreso di equipaggiamento e dotazioni di bordo, e del pacchetto azionario del 100 per cento della Bastian Assets Holdings Ltd, a un prezzo massimo di sei milioni e 400 mila dollari e non inferiore a sei milioni». Un affare andato in porto nell’ottobre 2011. Il successivo bilancio datato 2012 descrive il velivolo come unico bene della società, che quindi in seguito alla cessione verrà liquidata.

Il trust di Gianluca Vialli alle Isole Vergini Britanniche

Insperabile compagno di Mancini, a cui lo lega un rapporto solidissimo di amicizia e gol, anche Gianluca Vialli risulta coinvolto nelle vicende Pandora papers. L’ex attaccante blucerchiato, al seguito della nazionale come capo delegazione avrebbe costituito alle Isole Vergini Britanniche, nel 1998, la Crewborne Holdings Limite, legata a un’altra società la Belvedere Investments Limited, a sua volta rappresentate fiduciaria del Gianluca Vialli Family Trust. Strutture finanziate con «il patrimonio personale» del calciatore. Qui sarebbero, infatti, confluiti tra il 2008 e il 2013 i proventi dei diritti d’immagine. Ma, si apprende dai documenti, ci sarebbero anche diversi prestiti tra i 319 mila euro e i quattro milioni e cento, rispetto ai quali non si riscontrano interessi. Chiaro è invece il creditore, Belvedere, che agiva, come accennato, per conto del Trust di Vialli. Erogazioni indirizzate prevalentemente verso la Fish Eagle Trading e Servicos, con sede a Madeira, ma anche a Claudio Giacopazzi, storico amico dell’ex bomber che su Linkedin si definisce senior advisor di Fish Eagle, specializzata nella produzione e distribuzione di materiali digitali nel settore dell’intrattenimento.

Anche il commissario tecnico della Nazionale Mancini e l'amico Vialli invischiati nella vicenda dei Pandora Papers
Gianluca Vialli (Getty)

Dai bilanci di Crewborne emerge che la società ha investito anche nel fondo chiuso BC European Capital VIII, gestito dalla BC Partners di Londra. Si tratta della stessa società interessata, scrisse il Sole 24 ore lo scorso gennaio, ad acquistare le azioni dell’Inter dai cinesi di Suning, a sua volta vicina a Vialli e Fausto Zanetton, ex banchiere di Goldman Sachs e Morgan Stanley. Zanetton e l’ex calciatore, infatti, insieme hanno fondato Tifosy, piattaforma di crowdfunding londinese, che permette ai tifosi di investire nelle società sportive. Di fronte alle richieste di delucidazioni da parte dell’Espresso a proposito di Crewborne, definitivamente liquidata nel 2017, l’ex calciatore ha risposto con un Sms, spiegando di essere cittadino britannico e di aver agito sempre nel rispetto della normativa fiscale.