Pandora non venderà più diamanti estratti e si concentrerà su gemme coltivate in laboratorio. La società danese, nota per i braccialetti, nel 2020 ha realizzato 85 milioni di gioielli e ha venduto 50 mila diamanti. Ora ha lanciato una nuova collezione di pietre artificiali, più economiche e sostenibili.
Prezzi molto più bassi
Le gemme vengono realizzate utilizzando una miscela di gas idrocarburi riscaldata a 800 gradi Celsius, che stimola gli atomi di carbonio a depositarsi su un piccolo seme di diamante, da cui, strato dopo strato, si sviluppano i cristalli. Una svolta green possibile grazie anche al mercato. I millennial, infatti, sono attratti da pietre più economiche. L’importante garanzia che non provengano da zone di conflitto, ha indotto, inoltre, l’azienda De Beers a porre fine alla politica decennale, per cui nei gioielli non si utilizzavano pietre sintetiche. Proprio questa marcia indietro, secondo un rapporto di Bain & Company, avrebbe comportato la riduzione dei prezzi dei diamanti “eco”, dieci volte meno costosi degli omologhi naturali.
Tornando a Pandora, l’azienda presto potenzierà la sua presenza negli Stati Uniti e in Cina e si espanderà in nuovi segmenti di mercato, come orologi e borse.