In un giorno lontano c’era un giovane molto bello. Anzi il più bello di tutti e lui stesso, giustamente, era fiero della sua bellezza. Una bellezza che tutti gli invidiavano. Ma un giorno si rese conto che la sua bellezza non avrebbe resistito al passare del tempo (non esisteva la chirurgia estetica ai tempi di quel giovane). La prospettiva di perdere la sua bellezza, di non essere più il più bello di tutti, fu troppo forte e ne morì. I più attenti tra i lettori avranno riconosciuto il mito di Narciso. Non nella visione moralistica che ci ammonisce a non innamorarci della nostra bellezza, ma nel ricordaci che la bellezza passa e che occorre fare i conti con questa inevitabilità. Tanto più se la bellezza è la fonte della tua notorietà ed è la base delle tua stessa identità.
Da esperti a tuttologi il passo è breve
Come ci racconta Billy Wilder (1950) Il viale del tramonto è molto difficile da imboccare. In specie dopo che si è avuto un momento di notorietà. Queste riflessioni sono di stretta attualità perché oggi la pandemia sta portando alla notorietà molte persone. Penso ad esempio ad Andrea Crisanti, Matteo Bassetti, Antonella Viola, solo per citare i primi che mi vengono in mente. Una notorietà che trova le sue origini nelle loro competenze, in quello che si sono giustamente conquistati in anni di duro lavoro. Una notorietà che i mezzi di informazione esaltano in tutti i modi, ma che poi passerà. Inevitabilmente passerà. Perché le attenzioni andranno su altri temi, su altre persone. Occorre prepararsi a questo, altrimenti si corrono dei grandi rischi. Uno è quello di perdere i confini e di cominciare a pensare: «Se sono diventato famoso per una specifica competenza, perché non utilizzare la notorietà per esprimere giudizi e pareri su argomenti di cui so poco, o poco poco! In fondo anche parlando d’altro rimango al centro dei riflettori! E poi chi se ne accorge, occorre essere molto specialisti per distinguere i confini del sapere. Figurati se gli altri capiscono che sto parlando di un argomento con la stessa competenza dell’avventore del bar di fronte! Sempre che io stesso alla fine me ne renda conto».

Come gestire la perdita della notorietà
È dura la lotta per rimanere celebri, specie quando la notorietà è capitata addosso per caso, per eventi esterni e improvvisi, come oggi la pandemia. Molti insegnano la gestione della notorietà: a prestare grande attenzione al personaggio che si è diventati, a vestirsi, pettinarsi, presentare il lato più fotogenico del volto. Ma nessuno aiuta a gestire la perdita della notorietà. Perché il tempo passerà e l’attenzione degli altri andrà su altri temi, su altre preoccupazioni. Certo ci si può riciclare in opinionista generalista, facendo emergere il dilettante che c’è un po’ in tutti. Lo abbiamo visto accadere tante altre volte. Triste destino per chi ha raggiunto la notorietà per meriti acquisiti sul campo.