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Gold of duty

Il racconto del dietro le quinte del Pallone d’oro e di come, nonostante le forti pressioni, il capo di France Football riesca a mantenere fino all’ultimo il segreto sul nome del vincitore.

29 Novembre 2021 13:2729 Novembre 2021 17:43 Giovanni Sofia
pallone d'oro: tutti i segreti

Telefonate identiche, provenienti dagli angoli più disparati del pianeta. Pascal Ferré, redattore capo del settimanale France Football, non si scompone: risponde con garbo. A tutti. Dall’altro lato dello smartphone si ammassano dirigenti, presidenti, calciatori. L’elenco non finisce mai. Un paio di domande per rompere il ghiaccio, gli chiedono del tempo, si ragguagliano sullo stato di salute del giornalista. Poi, smaltiti i convenevoli, scoprono le carte. Vogliono sapere come procedono i preparativi per il Pallone d’oro. E, ancora di più, l’unica informazione che Ferré non rivelerà: il nome del vincitore. Per comprendere il grado di riservatezza, basti pensare che il suo vice, fidato assistente esecutivo, conoscerebbe l’identità del prescelto soltanto nel caso in cui a Ferré succedesse qualcosa: «Se per esempio avessi un incidente. Indipendentemente da me, il premio andrebbe consegnato».

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Sei anni, neppure un cedimento, mentre la spiegazione rimane identica: «Non voglio mentire. Confermo di non poter rivelare i nomi, in quanto non li conoscono neppure i vincitori e sarebbe scorretto se qualcuno lo sapesse prima di loro». In linea con una rigorosa procedura, questi lo scoprono solo a ridosso dell’evento, in programma, per l’edizione 2021, questa sera, 29 novembre, al Théâtre du Châtelet di Parigi. Per gli assegnatari l’effetto sorpresa si baratta con ragioni di praticità: «Metterli al corrente con qualche giorno d’anticipo serve a garantire la perfetta riuscita della cerimonia».

🤫⌛… #ballondor

— Ballon d’Or #ballondor (@francefootball) November 28, 2021

La procedura per l’assegnazione del  Pallone d’oro

Da quell’istante il gran segreto di Ferré è ufficialmente fuori controllo. Prima e per un periodo di due mesi, la questione è trattata con la massima riservatezza, una discrezione tale da rasentare il paranoico. Lo pretende un appuntamento la cui organizzazione dura un anno e si intensifica negli ultimi novanta giorni. A fine settembre, dieci membri dello staff di France Football compilano due elenchi, dentro ci sono trenta uomini e venti donne: saranno loro a contendersi il trofeo. A quel punto, nell’ufficio di Ferré prende il via «la discussione». Già, perché «se venti nomi sono evidenti, il resto non è così scontato. Le riunioni durano anche tre ore, ma serve che tutti siano soddisfatti della selezione finale. Non deve essere solo la lista del capo, ma un’attività condivisa. Si cerca di non dimenticare nessuno. Per rendere l’idea, un paio di anni fa abbiamo fatto il conto delle partite viste: erano più di mille».

Il testimone a questo punto passa alla giuria, alla quale viene inviato l’elenco. I 170 giornalisti, svelati a inizio ottobre, provengono da tutto il mondo, uno per nazione, e inviano in ordine le loro cinque preferenze attraverso «un server di posta elettronica privato». E, naturalmente, «inviolabile», spiega Ferré al New York Times. «Solo io e la segretaria conosciamo le chiavi d’accesso. Il resto della squadra ne è allo scuro. «Si tratta di un grande segreto, credo non esistano situazioni equiparabili nel mondo dello sport. Mi vengono in mente solo gli Oscar». L’autoreferenzialità c’entra poco: «La spiegazione sta nell’immensa considerazione che il riconoscimento ha nell’ambiente. Quando nel 2018 ho chiamato Luka Modric per dargli la notizia della vittoria, è scoppiato a piangere come un bambino. Per loro è come se fosse Natale. L’unica chance di festeggiare da solo in uno sport di squadra».

Already booked your evening?!

It’s going to be a long one ✨ #ballondor pic.twitter.com/TetdnYnr4e

— Ballon d’Or #ballondor (@francefootball) November 29, 2021

Perché tutti vogliono vincere il Pallone d’oro

Un prestigio in grado persino di aumentare con il trascorrere degli anni. Che non è stato intaccato nemmeno nel 2015, quando, dopo cinque anni dalla stipula, si interruppe la partnership con la Fifa. «L’accordo aveva trasformato il riconoscimento nel Fifa Ballon d’Or. Con la separazione, temevamo di subire il contraccolpo. Anche perché contestualmente la federazione internazionale istituì riconoscimenti dai nomi fantasiosi, tra i quali il The best». È andata diversamente se Kylian Mbappé, tuttora, lo descrive come «l’ambizione di ogni giocatore che aspira ad essere il migliore». Questione di tradizione. «Viene assegnato dal 1956. Lo hanno vinto George Best, Franz Beckenbauer e Alfredo Di Stefano. Johan Cruyff addirittura tre. Ottenerlo significa ritagliarsi un posto nel pantheon di questo sport». I soldi c’entrano relativamente: «È un pass per la storia. Non sorprende che guardando le statistiche delle reti segnate, quelle di Cristiano Ronaldo e Messi si impennino tra settembre e ottobre». Ancora qualche ora, poi sapremo se i gol saranno stati sufficienti.

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