Nella sua carriera ha ricoperto diversi incarichi ministeriali, dalla direzione Ufficio Relazioni parlamentari presso gli Affari legislativi al ruolo di capo di gabinetto del leader della Lega.
Mentre a Roma gli sherpa lavoravano per ricucire lo strappo tra Meloni e Berlusconi, Salvini era per boschi nel Viterbese con la fidanzata. Pronto a intestarsi i meriti della riappacificazione tra gli alleati e del salvataggio del centrodestra.
Più che putiniano, Salvini sta diventando una replica in sedicesimo di Putin. Entrambi non ne azzeccano una e sembrano inamovibili. L’unica vera differenza è che le nostre elezioni non sono ancora come i referendum nel Donbass. Un leghista su due, non potendo cambiare il partito, ha cambiato partito, e ha votato Meloni.
Cresce nella Lega il malcontento nei confronti di Salvini. Anche nella sua Lombardia, dove si raccolgono firme per un congresso straordinario. Maroni torna in campo e lancia il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. Scelta che sarebbe condivisa anche da Giorgetti. Il Capitano vede nero.
Salvini incoerente bocciato su ogni fronte. Di Maio ha pagato lo scotto del suo trasformismo. Letta non ha saputo vendere un sogno, come invece ha fatto Calenda. E Meloni ha convinto con un'idea di Italia tra ventennio e pre boom. Le pagelle della campagna elettorale.
Il leader del Carroccio non ha nascosto l'amarezza per la percentuale ottenuta - un terzo di quella di Giorgia Meloni -, ma si è detto pronto per lavorare da protagonista nel prossimo esecutivo.