Dalla padella alla pace

Giovanni Sofia
19/10/2021

Che si parli di Amministrative o di manifestazioni No Green pass, la parola d'ordine è "pacificazione". Da Salvini al neosindaco di Torino Lo Russo fino a Dibba e Beppe Grillo, ora tutti invitano ad abbassare i toni e lavorare insieme.

Dalla padella alla pace

Sarà stata l’aspettativa, poi confermata dalle urne, di risultati elettorali francamente deludenti. O la voglia di abbassare i toni dopo un periodo trascorso ad alzare barricate, prima per i riflessi del caso Morisi, successivamente per quelli dell’inchiesta targata Fanpage.it e dell’assalto alla sede della Cgil. Oppure, e forse più probabilmente, tutte queste cose insieme. Comunque la si guardi, resta un fatto: nel centrodestra, a partire da Matteo Salvini, la parola più gettonata della settimana è pacificazione.

Salvini a colloquio con Draghi: «Serve una pacificazione nazionale»

A tirarla fuori dal cilindro, tra gli altri, il leader della Lega alla vigilia di un colloquio con il premier Mario Draghi. All’ordine del giorno c’erano le misure economiche, decreto fiscale e legge di bilancio, ma tra un discorso e l’altro, ecco spuntare improvvisa la necessità di una «pacificazione nazionale». Il 13 ottobre, durante una conferenza stampa del centrodestra, Salvini aveva annunciato che avrebbe chiesto al premier-«amministratore delegato», «di intervenire per appellarsi alla responsabilità e frenare le campagne di delegittimazione che nelle ultime settimane sono state particolarmente feroci contro il centrodestra, a partire da Lega e Fratelli d’Italia».

La pacificazione invocata dalle frequenze romane di Radio Radio 

Il viaggio della pacificazione è poi proseguito spedito, sbarcando sulle frequenze romane di Radio Radio accusata di essere una sorta di comitato parallelo a sostegno del candidato di centrodestra. Il direttore editoriale Ilario Di Giovambattista ha fatto gli auguri «e un grande in bocca al lupo a Gualtieri che mi auguro si avvarrà della grande esperienza di Enrico Michetti». D’altronde, ormai appare chiaro a tutti, «è il momento della pacificazione».

Torino e i primi 100 giorni di Lo Russo: «Il nostro compito sarà pacificare la città»

Da Roma a Torino, dal centrodestra al centrosinistra la musica non cambia. Alla pacificazione il neosindaco del capoluogo piemontese Stefano Lo Russo dedicherà addirittura tre mesi: «Cosa faremo nei primi cento giorni? Il nostro compito sarà la pacificazione della città. Il nostro stile prevede di chiedere la collaborazione di tutte le forze dell’opposizione. Oggi è il momento della costruzione». Per la serie, vedi sopra.

Da Matteo Salvini a Beppe Grillo, perché nelle ultime settimane tutti hanno parlato della necessità di pacificazione
Stefano Lo Russo ed Enrico Letta (Facebook)

Di Battista: «Ci voleva pacificazione verso le proteste No Green pass di Trieste»

Argomento che affronti, pacificazione che trovi. Perché anche sulla questione No Green pass, un atteggiamento meno duro sarebbe stato il modo migliore per gestire la protesta al porto di Trieste, almeno a sentire l’ex deputato Cinque stelle Alessandro Di Battista: «Abbiamo vissuto due anni molto complicati. Serviva intelligenza, ascolto, pacificazione. Invece sono arrivati lacrimogeni, idranti e manganelli. Lavoratori pacifici sono stati trattati come criminali». La strada l’aveva tracciata Beppe Grillo sul suo blog. Senza scomodare i grandi del passato, il garante del M5s era stato il primo a pronunciare la hit dell’autunno: «Sul Green pass serve una pacificazione», ipotizzando uno scambio di dati tra Sogei (che detiene i dati sul Green pass) e Inps, con l’obiettivo di individuare i lavoratori senza certificato e permettere «che il costo del tampone sia solo anticipato dall’azienda ma pagato a conguaglio da Inps, come succede per la cig ordinaria sui versamenti dei contributi aziendali». Anche la rosa portata a Roma da una manifestante ai poliziotti durante l’ennesimo corteo contro il Green pass era stata battezzata dal palco del Circo Massimo come un gesto di «pacificazione nazionale». A urlarlo a pieni polmoni l’avvocato Edoardo Polacco che aveva aggiunto: «Noi siamo il popolo e il popolo non è violento». Possiamo dire di averlo abbondantemente capito.

Da Matteo Salvini a Beppe Grillo, perché nelle ultime settimane tutti hanno parlato della necessità di pacificazione
Alessandro Di Battista