Fattore K

Camilla Curcio
05/10/2021

Non solo musica, cinema e serie tivù. Continua il successo globale della cultura sudocoreana. Tanto che ora l'Oxford English Dictionary ha introdotto nella sua ultima edizione 20 nuovi termini: da kimchi a hallyu.

Fattore K

Quando, nel 2012, il mondo intonava quasi per inerzia le parole di Gangnam Style del rapper PSY, nessuno avrebbe mai immaginato che la cultura sudcoreana sarebbe diventata protagonista a livello globale. Dalla musica alla moda, passando per la beauty routine e le serie tv, questa nouvelle vague ha decisamente invaso qualsiasi aspetto della nostra vita, imponendosi spesso sui modelli occidentali al punto da surclassarli. Per documentare la portata del fenomeno, i curatori dell’Oxford English Dictionary (OED) hanno deciso di aggiungere, all’ultima edizione del vocabolario, 20 nuovi termini. Tutti rigorosamente made in South Korea.

La rivoluzione K: da Parasite a Squid Game passando per il whiskey Ki One

Sono diversi gli elementi che dimostrano quanto non si tratti di una tendenza passeggera. Il più recente, senza dubbio, è stato il successo del k-drama Squid Game, ormai a pochi passi dal diventare la produzione originale Netflix più vista di sempre, scalzando l’amatissimo Bridgerton. O, ancora prima, il trionfo di Parasite agli Oscar 2019 e i numeri macinati dal K-Pop delle Black Pink o dei BTS, l’unica band dopo i Beatles e i Jackson Five a fare sold out negli stadi n una manciata di minuti, superando il numero di biglietti venduti da pop star del calibro di Taylor Swift e Ariana Grande e conquistando i grandi nomi dell’alta moda. Che, approfittando del loro straordinario riscontro mediatico, li hanno nominati ambassador o ne hanno disegnato i costumi di scena. Ma l’influenza sudcoreana è arrivata a imporsi anche sul mercato della skincare e degli alcolici, col lancio del Ki One, un whiskey di malto singolo intenzionato a dare del filo da torcere alle etichette scozzesi. L’ultima tappa della K supremacy sono stati gli uffici dell’Oxford English Dictionary che, tra le new entry, ha accolto parole afferenti all’ambito culinario, musicale o direttamente legate alle tradizioni del Paese.

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Londa coreana travolge lOxford Dictionary

Come riportato dal Guardian, accanto a diversi termini come K-pop, K-drama e K-beauty, introdotti già nel lontano 2016, sfogliando le pagine del dizionario capiterà di imbattersi anche in hallyu, lemma che si riferisce proprio a questa new wave della cultura pop che ha dato visibilità e successo alla Corea del Sud attraverso i film, la televisione, le hit in classifica e il cibo. A proposito di cucina, ecco che, oltre all’ormai noto kimchi (piatto tradizionale coreano a base di spezie e verdure fermentate), si fanno spazio anche il bulgogi, sottili fette di manzo o di maiale marinate o grigliate, e il chimaek, un menù a base di pollo fritto e birra. A rappresentare i costumi locali ci pensano ben tre parole: aegyo, un riferimento a un’eleganza tipicamente coreana, fatta di raffinatezza e dolcezza, hanbok, il vestito indossato da uomini e donne in occasioni formali, e mukbang, nuova frontiera del live streaming, a metà tra il talk show e il programma di cucina, con persone che si ingozzano di cibo locale mentre chiacchierano col loro pubblico. Tra tutte, forse, l’integrazione più sorprendente è quella di skinship. Generalmente traslitterata nelle forme seukinsip (in Corea del Sud) e sukinshippu (in Giappone), indica il forte legame emotivo che nasce dal contatto fisico tra un genitore e un bambino, tra due innamorati o tra due semplici amici. «L’adozione di questo repertorio e la sua integrazione nel parlato dimostrano come l’innovazione lessicale dell’inglese non sia più limitata alle aree geografiche in cui è la prima lingua», hanno spiegato gli editori dell’OED, «Gli Asiatici sparsi per il mondo coniano o scambiano nuove parole nei contesti in cui si trovano a vivere o a lavorare e, successivamente, la conversazione le rende virali. Questo è il trampolino di lancio che permette al monopolio culturale coreano di infiltrarsi anche nel dizionario inglese».

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