Il troppo stroppia, anche quando si parla di vacanzieri. Secondo l’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto), l’overtourism o sovraffollamento turistico è un fenomeno che si verifica quando una destinazione è frequentata da un numero di visitatori così alto che supera la capacità di accoglienza della zona, causando impatti negativi sull’ambiente, sulla cultura e sulla qualità della vita dei residenti. Una situazione che può portare a congestione del traffico, attrazioni prese d’assalto, aumento dei prezzi, degrado del verde, congestione dei servizi e delle infrastrutture, nonché a conflitti sociali tra residenti e visitatori. L’overtourism è stato identificato come un problema sempre più importante in molte destinazioni turistiche popolari in tutto il mondo. Se n’è parlato per la prima volta nel 2012, ma è solo nel 2017 che il fenomeno ha realmente catturato l’attenzione dell’Unwto.
A Barcellona la sindaca vuole un numero massimo di visitatori
Città come Barcellona, Amsterdam e Venezia sono tra le destinazioni dove il sovraffollamento turistico è più alto, con le autorità locali costrette a far fronte alle pressioni dei residenti, scontenti dell’afflusso di visitatori. A Barcellona diverse proteste sono state organizzate da gente del posto, frustrate dal crescente numero di turisti, che, secondo l’Osservatorio del turismo di Barcellona, hanno raggiunto nel 2022 circa 9,7 milioni di visitatori, con la sindaca Ada Colau che ha annunciato un piano per porre un freno agli arrivi in città, istituendo un numero massimo annuo di visitatori, senza tuttavia precisare la quantità esatta di turisti in grado di accogliere.

Numeri più alti per Amsterdam; secondo il centro di ricerca e statistica della città, nel 2023 si aspettano più di 18 milioni di turisti. Anche lì sono già in atto metodi per bloccare l’overtourism, come campagne di marketing per le destinazioni fuori città, nel tentativo di ridurre il numero di viaggiatori in sosta e prevenire il sovraffollamento nelle zone popolari.

Venezia però sbaraglia tutte le altre: tra il 2017 e il 2021 la media di visitatori è stata di 31 milioni. Secondo un recente rapporto commissionato da Airbnb, sarebbe proprio la città italiana la capitale mondiale dell’overtourism, con un rapporto impressionante di 73,8 turisti per abitante fra centro storico e terraferma. Un dato reso ancora più significativo dal fatto che si tratta per lo più di visitatori “mordi e fuggi”.

Turismo a numero chiuso: il biglietto (cancellato) a Venezia e il no della Liguria
Cercando di arginare questo problema, Venezia aveva pensato di mettere un biglietto d’entrata per visitare la città. Ma il cosiddetto Venice pass, che sarebbe dovuto entrare in commercio a gennaio 2023, è stato spostato all’estate di quest’anno, per poi venir cancellato definitivamente. Secondo i cittadini veneziani, il pagamento dell’ingresso poteva essere un deterrente per quei turisti che non portano nulla alla città e che non fanno girare l’economia, ma l’amministrazione ha pensato che non fosse la strada giusta, per paura di far passare il messaggio di una “città museo”.

Le città d’arte non sono però le uniche a essere interessate dal fenomeno dell’overtourism. In alcune località balneari della costiera amalfitana si punta a contingentare il traffico, impedendo la sosta dei bus turistici e limitando l’utilizzo delle auto attraverso il potenziamento dei trasporti marittimi. Nell’estate del 2022 sono stati infatti 13 mila i passaggi quotidiani di mezzi sulla costa d’Amalfi.

In Puglia, per tuffarsi nella Grotta della Poesia si paga un ticket di 3 euro. Per preservare l’integrità delle più celebri spiagge sarde, è stato di recente inserito un limite massimo alla capacità giornaliera. Riguardo a un ipotetico “numero chiuso” anche alle Cinque terre, una delle mete calde della costa ligure, l’assessore al turismo della Regione Liguria, Augusto Sartori, in un’intervista si era detto contrario: «Il problema esiste, ma non bisogna drammatizzare, per noi è più importante garantire la possibilità ai turisti di un accesso anche nelle parti più aggredite come le Cinque terre. I numeri del 2023 sono superiori a quelli del 2019, ma lo erano stati già lo scorso anno, nel 2022 (circa 3 milioni di turisti nazionali e internazionali, ndr). Non vogliamo imporre niente, siamo aperti alle proposte delle amministrazioni».
Occhio a ledere il diritto alla libera circolazione delle persone: il caso di Bolzano
Mettere un numero massimo di accesso a città o territori non è una soluzione consentita dalla legge italiana, perché violerebbe il diritto alla libera circolazione delle persone. Ma la provincia autonoma di Bolzano ha aggirato il problema, imponendo un tetto ai pernottamenti. Il limite è stato fissato a 239 mila posti letto turistici in tutto l’Alto Adige. Cifre simili agli arrivi della stagione estiva 2022, quando i turisti registrati a Bolzano furono 222.234 (+33,1 per cento rispetto all’estate 2021).

In sostanza, si tratta di mezza regione in cui sarà prevista una specie di numero chiuso ai pernottamenti, affiancato al divieto per i residenti di creare nuovi affittacamere o mettere a disposizione nuovi posti letto in case private. Una decisione che ha sollevato molte perplessità tra i sindaci della zona, ma che prova ad affrontare con interventi concreti un problema strutturale, cioè il turismo di massa e la proliferazione incontrollata degli affitti brevi che hanno aggravato la crisi abitativa di molte città.
Una delle soluzioni possibili: il reindirizzamento dei flussi
Il tetto ai posti letto, la regolamentazione degli alloggi brevi e la valorizzazione delle attività sul territorio sono alcune delle soluzioni che le istituzioni stanno mettendo a punto per frenare il sovraffollamento turistico che minaccia la sostenibilità delle destinazioni. Tuttavia, negli ultimi anni restrizioni e distanziamento sociale imposti dalla pandemia hanno portato molti turisti ad andare alla ricerca di esperienze autentiche e differenti. Si tratta di viaggiatori che prediligono il turismo slow, esperienze all’aria aperta, a contatto con la natura e lontano dal turismo di massa. Se limitare l’accesso ad alcuni luoghi può essere discriminatorio, una soluzione alternativa per scongiurare l’overtourism sarebbe il reindirizzamento dei flussi. Guidare, quindi, i visitatori verso destinazioni meno battute e ridistribuire le presenze in maniera omogenea durante l’anno grazie a efficaci strategie di marketing territoriale.