Ormone dell’amore: cos’è l’ossitocina e quali sensazioni provoca

Camilla Curcio
25/02/2022

Secondo uno studio recente, al contrario di quanto si pensava, l'ossitocina non sarebbe il motore principale dell'innamoramento. Piuttosto aiuterebbe l'organismo a isolare una sensazione forte rispetto ad altre e a comportarsi di conseguenza.

Ormone dell’amore: cos’è l’ossitocina e quali sensazioni provoca

Per molti anni, i neuroscienziati hanno supportato la tesi secondo cui l’ossitocina, una piccola proteina fatta di nove amminoacidi e, spesso, definita ormone dell’amore, fosse alla base delle relazioni amorose, del rapporto tra uomini e animali, dell’istinto materno e di una serie di atteggiamenti legati alla sfera sentimentale. In realtà, non è proprio così. Partendo dallo studio delle cavie, è stato dimostrato che, piuttosto che una miccia, la molecola contribuirebbe ad affinare la capacità di percezione di determinati segnali. Alla luce di questi, il soggetto interessato è in grado di modificare il proprio comportamento per perseguire un obiettivo.

L’ossitocina non sarebbe il motore dell’innamoramento

«In sostanza, si è scoperto che non è così corretto dire ‘ossitocina uguale amore’», ha spiegato alla BBC il professor Gül Dölen. Un’informazione che, al di là del discorso emozionale, risulterebbe utile anche nel trattamento di disturbi come l’autismo, che potrebbero essere studiati e trattati da una nuova prospettiva se venisse preso in considerazione il sistema di produzione dell’ormone. I test di laboratorio effettuati in passato hanno portato i ricercatori ad affermare che il rilascio di ossitocina nel cervello potrebbe essere condizionato dal contatto con soggetti di una certa importanza affettiva, nel caso dell’uomo un partner, un amico o una persona che suscita il suo interesse. Questo ha fatto pensare a un ruolo decisivo nella costruzione di interazioni sociali di spessore ma non ha mai portato davvero a capire come la sostanza agisca sulle reti neurali. Almeno fino a oggi: le nuove tecniche affinate nel campo delle neuroscienze hanno consentito di monitorare e registrare l’attività dei neuroni preposti alla produzione della proteina. E questi dati hanno messo in discussione quella che era stata considerata, fino a prova contraria, l’unica interpretazione possibile.

Cos'è l'ossitocina e come funziona
Una coppia di sposi di Denver (Getty Images)

Cogliere i segnali e reagire agli impulsi, a cosa serve l’ossitocina 

I risultati ottenuti sono stati davvero interessanti. Nel principale centro olfattivo del cervello dei topi, ad esempio, l’ossitocina inibisce il funzionamento casuale delle cellule nervose, attivando il riconoscimento soltanto nel caso di odori di un certo peso, come quello dell’altro sesso. Così come, negli esseri umani, consente di riconoscere un segnale importante anche in mezzo a mille altri elementi di disturbo. È quello che succede, ad esempio, al neuroscienziato Robert Froemke, che ha raccontato di essere in grado di captare il pianto di suo figlio tra i rumori grazie all’operazione di ‘ripulitura’ che l’ormone attua nel cervello: «Ho due bambini e, anche se sono distante dalla loro stanza, c’è il condizionatore acceso o sto dormendo profondamente, appena sento un accenno di pianto, mi sveglio immediatamente e sono pronto e reattivo». Due situazioni diverse che attesterebbero come il ruolo reale dell’ossitocina, più che limitarsi esclusivamente a promuovere la socialità, consista nell’aiutare a captare velocemente determinati segnali e agire di conseguenza per rispondere agli impulsi in maniera opportuna.  Dinamica che, ovviamente, tende a variare a seconda dei contesti.

Cos'è l'ossitocina e come funziona
Neonati in culla (Getty Images)

Il legame tra l’ossitocina e lo status sentimentale

Le risposte di uomini e animali agli effetti dell’ossitocina, chiaramente, cambiano anche a seconda del loro status sentimentale. La dottoressa Yevgenia Kozorovitskiy ha osservato come, nelle arvicole femmine, una specie di roditore simile al criceto, la reazione alla proteina dipenda dal loro essere single o impegnate. Nel primo caso, infatti, l’ossitocina le dirotta a sentire in maniera molto più intensa l’odore di un potenziale partner, favorendo l’accoppiamento. Nel secondo caso, invece, disattiverebbe quei recettori, spingendole a tenere la distanza dagli estranei e a mostrarsi in maniera differente, più accomodante, nei confronti del compagno. Fenomeno riscontrabile anche negli esseri umani: in uno studio del 2012, a 30 uomini con una relazione monogama è stato somministrato, per via nasale, uno spray a base di ossitocina. Davanti a un’attraente estranea, hanno mantenuto una certa distanza. Cosa che, ad esempio, non si è notata col secondo gruppo, quello dei 27 single.

Cos'è l'ossitocina e come funziona
Un esemplare di arvicola (Getty Images)

Per innamorarsi non basta l’ossitocina

In ogni caso, gli esperti hanno fatto notare come, per quanto l’ossitocina svolga un ruolo importante in contesti come il corteggiamento o i rapporti tra genitori e figli, non è l’unico motore che avvia l’azione. «Innamorarsi è un’esperienza che coinvolge tanto il cervello quanto il corpo», ha sottolineato Kozorovitskiy, «Intervengono elementi sensoriali, cognitivi e perfino la memoria ha un ruolo prezioso. L’ossitocina è una delle sostanze responsabili del dispiegarsi di determinati meccanismi? Assolutamente sì. Ma ricondurre tutto e solo al suo intervento, è un eccesso di semplificazione che conduce all’errore».