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Orsi in Trentino, un sopravvissuto: «Mi ha buttato per terra e cercava di colpirmi il viso»

L’uomo era stato aggredito cinque anni fa mentre passeggiava nel bosco con il suo cane, che pensa possa aver distratto il plantigrado evitandogli così la morte.

27 Aprile 2023 12:04 Alice Bianco
Orsi in Trentino, parla un sopravvissuto aggredito nel 2017 mentre passeggiava

Si chiama Angelo Metlicovic, ha 76 anni e nel 2017 è stato aggredito dall’orsa Kj2. Ieri ha raccontato la sua vicenda ai microfoni della trasmissione Controcorrente.

Il racconto di un sopravvissuto all’aggressione degli orsi in Trentino

Il giorno dell’aggressione, il 22 luglio del 2017, l’uomo era a spasso con il suo cane nei pressi del lago di Terlago. Mentre passeggiava ha sentito un rumore e improvvisamente, girandosi, si è trovato l’orsa Kj2 alle sue spalle. Ai microfoni di Controcorrente ha dichiarato: «Mi ha buttato per terra, il cane è scappato e lei mi è venuta sopra, mi ha preso per le gambe, mi tirava e tentava di prendermi il viso». L’uomo allora ha cercato di difendersi con le mani e con le braccia riportando diverse ferite.

Dopo l’aggressione ha dovuto affrontare diverse terapie per rimettersi in sesto, oltre che un intervento. Angelo pensa che a salvarlo sia stato il suo cane. L’uomo non credeva di potere incontrare l’animale selvatico su quel percorso così battuto, ma pensa che il cane possa avere distratto l’orsa e gli abbia lasciato la possibilità di salvarsi. Metlicovic ha puntato il dito verso l’amministrazione: «Quell’orsa lì, un anno e mezzo prima, aveva già aggredito una persona, avrebbero dovuto prendere dei provvedimenti perché una volta che un orso aggredisce, torna a farlo».

Orsi in Trentino, parla un sopravvissuto aggredito nel 2017
Orso (Pixabay)

Chi era l’orsa Kj2

L’orsa Kj2 è stata soppressa nell’agosto 2017 dagli agenti del Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento. A emettere l’ordinanza era stato il Presidente della Provincia Ugo Rossi. La caccia all’orsa era stata data proprio dopo che aveva aggredito Angelo. Nella vicenda sono stati impiegati trenta forestali, che per la gestione del caso hanno dovuto seguire regole molto complicate. L’uccisione è avvenuta dopo l’identificazione genetica e la cattura dell’animale.

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