Il gioco dell’Orcel

Redazione
18/06/2021

Il numero uno di Unicredit starebbe preparando l'assalto a Banco BPM. Il motivo? Accaparrarsi i cinque miliardi di incentivi fiscali in materia di crediti d'imposta e la possibilità di riavere a disposizione le fabbriche prodotti, cedute durante la gestione Mustier.

Il gioco dell’Orcel

Da Dagospia

Cosa frulla nella testa di Orcel? Nell’attesa del risiko che infiammerà Piazza Affari si sussurra che il neo-boss di Unicredit voglia puntare prima le sue fiches sul Banco BPM, risanato da Giuseppe Castagna, per poi prendersi MPS (o una parte del disgraziato istituto senese). Il boccone per Orcel è goloso perché incorporando Banco BPM potrebbe accaparrarsi una “dote” di oltre 5 miliardi di incentivi fiscali, legati alla trasformazione delle cosiddette D.T.A., le imposte attive differite, in crediti di imposta.

Un’altra buona ragione per Orcel per sferrare l’attacco alla banca guidata da Castagna è che l’istituto ha in sé le cosiddette “fabbriche prodotti”, che Unicredit non ha più. Mustier ha infatti svenduto Pioneer e Fineco, e la banca di Piazza Gae Aulenti ha dovuto rinunciare ai due gioiellini della gestione fondi e dell’online banking.

In BPM le soluzioni agli errori di Mustier

Orcel sa che è stato un errore, e qui casca a fagiolo BPM, che ha al suo interno competenze in grado di supplire alle carenze lasciate da Mustier, come Akros, specializzata nelle attività Corporate e investimenti e Aletti, la private bank del gruppo che si occupa di gestione. Il presidente di Banco BPM Massimo Tononi vedrebbe di buon occhio l’operazione, che invece viene vista con scetticismo dall’amministratore delegato Castagna, che finirebbe nell’ombra del ciuffo brizzolato di Orcel.

E MPS? La commissaria europea Margrethe Vestager è stata fin troppo chiara con il Tesoro italiano: va trovato uno sposo entro l’anno. Ma il timore di Orcel è di appesantire troppo le strutture già indebolite dalla gestione del suo predecessore: con Banco BPM si accaparrerebbe una banca piccola, sì, ma solida e efficiente (senza considerare il fatto che è una public company, e dunque non ha grandi azionisti). A quel punto Unicredit potrebbe cedere e accollarsi una parte del Monte dei Paschi.

Il mondo politico concentrato su Siena 

Anche la politica guarda con preoccupazione quello che può succedere a Siena: il Partito Democratico vuole candidare il segretario Letta per il seggio alla Camera della città toscana, lasciato vacante proprio dal nuovo presidente di Unicredit, Piercarlo Padoan. Enrichetto per ora tentenna, anche perché un’operazione brutale sulla banca più antica del mondo avrebbe giocoforza delle ripercussioni sul voto. Intanto, in attesa del risiko, Orcel ha altre grane per la testa. Ha cambiato le prime linee in Unicredit, e ha assunto, per guidare la neonata divisione Digital and Information, la manager cinese Jingle Pang.

Problema: Pang ha lavorato per molti anni in Cina, prima alla China Construction Bank, poi alla Standard Chartered Bank e infine in Ping An, dove ha guidato la trasformazione digitale del gruppo assicurativo in una fintech di grande successo, e la sua esperienza nella terra del Dragone ha attirato sospetti, dubbi e attenzione, anche negli ambienti dell’Intelligence, non solo italiana.