La notizia della morte di un lavoratore filippino, avvenuta nel parcheggio del Sealine Resort, scelto come quartier generale della squadra nazionale dell’Arabia Saudita durante il Mondiale, ha portato di nuovo al centro dei riflettori il trattamento riservato dal Qatar ai lavoratori migranti. Secondo un’inchiesta del Guardian sono almeno 6.500 i lavoratori migranti morti nei cantieri, provenienti soprattutto da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka, ma anche da Kenya e appunto Filippine. Una media di 12 decessi a settimana e un bilancio che, a conti fatti, dovrebbe essere addirittura più alto, dato che l’inchiesta del giornale britannico risale a quasi due anni fa.

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Le autorità del Qatar: «Il tasso di incidenti sul lavoro è diminuito»
Le autorità hanno avviato un’indagine sulla sicurezza sul lavoro sulla morte di un lavoratore che, incaricato di riparare le luci in un parcheggio del resort, ha perso la vita «dopo essere scivolato da una rampa mentre camminava accanto a un carrello elevatore veicolo, precipitando sul cemento». Così i funzionari dell’emirato che sta ospitando il Mondiale di calcio: «Se l’indagine concluderà che i protocolli di sicurezza non sono stati seguiti, la società sarà soggetta ad azioni legali e severe sanzioni finanziarie». E poi: «Il tasso di incidenti sul lavoro è costantemente diminuito in Qatar da quando sono stati introdotti severi standard di salute e sicurezza e l’applicazione è stata rafforzata».

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La frase di Nasser Al-Khater che sta facendo discutere
Nasser Al-Khater, amministratore delegato dei Mondiali di Qatar 2022, ha confermato che un lavoratore è morto, senza fornire ulteriori dettagli. «La morte è una parte naturale della vita, sia al lavoro, sia nel sonno», ha aggiunto. E poi, rivolgendosi al giornalista che gli aveva chiesto chiarimenti: «Siamo nel bel mezzo di un Mondiale. E abbiamo una Coppa del Mondo di successo. E questo è qualcosa di cui vuoi parlare adesso?».