Prima di dire che è nata una nuova tradizione nel teatro musicale, bisognerà aspettare un po’ più di tre anni, questo essendo per il momento l’orizzonte temporale della proposta. Ma l’intenzione è rivelatrice. Esisteva finora in Italia una sola inaugurazione operistica a data fissa, quella della Scala: adesso si aggiunge l’Opera di Roma. Nel presentare la programmazione, il nuovo sovrintendente Francesco Giambrone (proveniente dal Massimo di Palermo) ha infatti annunciato che il Costanzi d’ora in avanti aprirà le proprie stagioni sempre il 27 novembre (come avvenne nel 1880), 10 giorni prima del 7 dicembre meneghino. E per dare concretezza all’idea, che non è peregrina affatto, sono stati precisati i quattro titoli dal 2022 al 2025, completi di registi (sul podio, naturalmente, salirà sempre Michele Mariotti, il nuovo direttore musicale). Quest’anno si comincia con i Dialogues des Carmélites di Poulenc, affidati a Emma Dante; l’anno prossimo toccherà a Simon Boccanegra di Verdi per la regia di Richard Jones; nel ’24 sarà la volta del Mefistofele di Arrigo Boito – regia di Simon Stone – e nel ’25 del wagneriano Lohengrin alla maniera di Damiano Michieletto, che debutta così in un’opera dell’autore del Ring.
Come la Prima della Scala anche quella dell’Opera di Roma sarà trasmessa in tv: non Rai 1 ma Rai 5
Le analogie con la Scala non si fermano alla data fissa, ma riguardano anche il risvolto televisivo. L’inaugurazione del prossimo 27 novembre andrà in diretta anche se non sarà Rai 1 a trasmetterla, come a Milano, ma Rai 5, rete dedicata e specializzata che promette di offrire un prodotto meno generico di quello realizzato dai “soliti noti” del piccolo schermo pubblico, che infestano l’altra inaugurazione in una stucchevole fiera del banale. Il passo, se così vogliamo definirlo, non assomiglia a quello “standard” di tante Fondazioni lirico-sinfoniche. E basti dire che nell’elencare i titoli del festival estivo 2023 all’Arena di Verona, che sarà il numero 100, la sovrintendente Cecilia Gasdia ha annunciato di recente che l’unica nuova produzione sarà di Aida, ma non ha potuto indicare il regista che la firmerà.

Si apre con i Dialogues des Carmélites di Poulenc con la regia di Emma Dante
La Roma sommersa dai rifiuti e invasa dai cinghiali, alla ribalta delle cronache per il suo degrado e la sua vita sempre più “agra”, sembra insomma avere nel suo Teatro dell’Opera un’isola felice, per molti aspetti un centro di eccellenza. Che riesce a coniugare il colto e il popolare con soluzioni raffinate nelle scelte degli autori e accattivanti in quelle degli interpreti. L’inaugurazione di quest’anno avverrà con un’opera del 1957 (prima assoluta alla Scala), che in Italia non gode di particolare attenzione, ma che dopo l’allestimento romano – singolare coincidenza – sarà protagonista nella prima metà del 2023 (forse per il 60esimo anniversario della morte di Poulenc, avvenuta nel 1963) su alcuni dei principali palcoscenici lirici del mondo, dal Metropolitan di New York all’Opera di Vienna, da Monaco di Baviera a Liegi. Basati su un dramma di grande successo di Georges Bernanos, i Dialogues des Carmélites hanno come cornice un evento storico avvenuto nel 1794 in Francia, l’esecuzione capitale di 16 religiose di un convento di Compiègne. Il soggetto, tuttavia, come si capisce fin dal titolo, prima della storia, e oltre, riguarda la psicologia di queste donne, il complesso legame psicologico che le unisce, il rapporto con la fede, con la violenza, con l’idea del sacrificio e del martirio. Temi di stringente attualità affidati a una regista come Emma Dante, sempre incline a cogliere le relazioni fra vicende ambientate nel passato e la nostra attualità, nel segno di un teatro dalla forte impronta civile, come anche le recenti Vêpres siciliennes a Palermo hanno dimostrato.
Nel calendario del Costanzi anche la nuova Aida di Livermore
Ma i nove titoli operistici della prossima stagione del Costanzi (che comprende peraltro anche una ben articolata programmazione di balletto e – novità, nella città dell’Accademia di Santa Cecilia – un breve ciclo di quattro concerti sinfonici, compreso un primo atto de La Valchiria diretto da Omer Meir Wellber) offrono suggestioni diverse e interessanti. Il calendario offre ad esempio a fine gennaio una nuova Aida firmata da Davide Livermore e c’è la curiosità di capire dove, come e quando la storia egizia di Verdi verrà raccontata da un regista noto per le sue “attualizzazioni” e per l’utilizzo spinto delle tecnologie video. Senza contare la questione del momento: la schiava etiope andrà in scena con la faccia dipinta di nero?

Per la prima volta a Roma Da una casa di morti di Leoš Janáček
Intrigante il progetto “Trittico ricomposto”, che consiste nel creare nuovi “compagni di scena” novecenteschi per i tre atti unici di Puccini portati al debutto nel 1918. Si comincia con Il tabarro affiancato dalla fiaba-incubo di taglio quasi espressionista de Il castello di Barbablù di Béla Bartók (1911), per la regia di Johannes Erath; seguiranno Suor Angelica e Il prigioniero di Luigi Dallapiccola (1944-1948) e infine Gianni Schicchi e L’heure espagnole di Maurice Ravel, “farsa amorosa” composta fra il 1907 e il 1909. E molto significativa la scelta di portare per la prima volta sul palcoscenico del Costanzi Da una casa di morti, l’ultima opera del compositore ceco Leoš Janáček (fu rappresentata postuma nel 1930), cupo e tragico “racconto” dell’universo concentrazionario a partire dalle Memorie da una casa di morti di Dostoevskij. L’allestimento recherà la firma del regista polacco Krzysztof Warlikowski, al debutto italiano. Proposta quasi da festival, in stagione figura anche la prima italiana di Adams’ Passion, visionario spettacolo realizzato da Bob Wilson nel 2015, a partire da alcune composizioni di Arvo Pärt, che sarà allestito nel nuovo Centro congressi dell’Eur, la cosiddetta Nuvola progettata dall’architetto Massimiliano Fuksas. La conclusione, nel mese di ottobre del 2023, sarà affidata a Damiano Michieletto, che rinsalda il suo legame con l’Opera di Roma firmando una nuova edizione del Giulio Cesare in Egitto di Händel. Di grande richiamo il cast vocale, che allinea specialisti del calibro di Sara Mingardo, Carlo Vistoli, Danielle de Niese e, nel ruolo del titolo, il controtenore Raffaele Pe, celebrata stella del belcanto barocco ai giorni nostri.