Un centesimo di Pil per salvarci tutti

Redazione
28/05/2021

Una riduzione su scala globale dello 0,1 per cento consentirebbe di salvare il mondo dal cambiamento climatico e di limitare i rischi di disastri ambietali. L'sos nell'ultimo rapporto dell'Onu.

Un centesimo di Pil per salvarci tutti

Lo 0,1 per cento del Pil mondiale basterebbe per salvare il mondo dal cambiamento climatico e limitare il rischio di disastri ambientali. È quanto risulta da un nuovo rapporto dell’Onu, frutto di un’analisi collettiva, condotta dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), dal World Economic Forum (WEF) e dall’Economics of Land Degradation Initiative (ELD), pubblicato anche dal Guardian.

Investimenti urgenti per salvare il pianeta

Attualmente, sottolineano gli analisti, gli investimenti globali necessiterebbero di quattromila miliardi di dollari in più, una cifra molto alta se pensata per un singolo Stato, ma che diventerebbe minima se rapportata al Pil totale di tutte le nazioni. Sebbene molti governi abbiano fissato al 2050 il termine per raggiungere la neutralità climatica, l’Onu intende spingere per affrettare i tempi. L’allarme era stato già lanciato lo scorso anno, in un report della compagnia elvetica di assicurazioni Swiss Re. Circa un quinto dei paesi del mondo, infatti, è a rischio collasso a causa della distruzione del mondo naturale, con Australia, Israele e Sudafrica fra i più minacciati.

Agricoltura riparativa e tutela della biodiversità

Secondo i dati, il mondo ha la necessità di quadruplicare i suoi investimenti annuali in attività come l’agricoltura riparativa, la tutela della biodiversità e la costruzione di strutture per evitare inondazioni. Le stime parlano di un investimento totale di oltre ottomila miliardi di dollari per salvaguardare gli habitat naturali, necessari alla sopravvivenza degli esseri umani e delle specie animali.

Rischio estinzione di massa

Il rapporto dell’Onu riprende un avvertimento fatto da importanti scienziati lo scorso gennaio, per i quali il pianeta rischia di dover affrontare una «tremenda estinzione di massa in futuro, aggravata da epidemie e sconvolgimenti climatici». Alla base di uno scenario tanto tetro, ci sarebbe l’inazione governativa. «Il modo in cui utilizziamo le risorse naturali per il cibo, i tessuti, il legno, le fibre e così via, deve cambiare», ha detto Teresa Hartmann, responsabile del WEF per il clima e la natura. «Si parla sempre di transazione energetica, ma nessuno si è esposto sul cambiamento dell’uso del suolo. Non possiamo permetterci di continuare a sfruttare e produrre come facciamo ora».

Gli accademici chiedono dunque ai governi di allontanarsi dai carburanti fossili per cercare soluzioni alternative, nonché di combattere quegli atteggiamenti agricoli dannosi e pericolosi, proteggendo la salute delle foreste. Uno sforzo collettivo che, se fatto in tempo, potrebbe salvare un intero ecosistema.