Novità in casa Uber. In Ontario, Canada, l’azienda americana consentirà ai clienti di fare rifornimento di cannabis attraverso l’app di Uber Eats. Una strategia studiata per consentire al gigante del delivery di ritagliarsi uno spazio in un business sempre più in crescita.
Uber sbarca nel mercato della cannabis
Da lunedì 29 novembre la compagnia inserirà tra i distributori del suo marketplace anche la catena di coffee shop Tokyo Smoke. Gli utenti, dunque, una volta entrati nell’applicazione, potranno piazzare rapidamente il loro ordine e, successivamente, ritirarlo nel negozio più vicino, mostrando un documento di identità che ne certifichi l’età. La scelta di sondare il mercato della marijuana non nasce da un desiderio improvviso, ma è l’ultimo step di un lungo studio di settore. Dopo gli ottimi fatturati ottenuti con la vendita e la consegna dei liquori, Uber ha deciso di lanciarsi in un’avventura che, a conti fatti, potrebbe essere ancora più redditizia. Soprattutto alla luce delle ultime dichiarazioni della CEO Dara Khosrowshahi che, in un’intervista alla CNBC, lo scorso aprile, ha confermato l’intenzione di estendere il progetto agli Stati Uniti quando le norme e le prescrizioni saranno più chiare. Prospettiva confermata di recente anche da un portavoce ai giornalisti di Reuters: «Per il momento, ci fermiamo all’Ontario», ha spiegato, «Ovviamente, continueremo a monitorare con attenzione le normative e le opportunità commerciali di zona in zona. E, man mano che le leggi locali e federali si evolveranno, ci apriremo a nuove opportunità, mettendoci in contatto con imprenditori e negozianti di altre regioni e nazioni».
Una strategia per fermare il commercio illegale
Tre anni dopo la legalizzazione della cannabis ricreativa, il Canada sta tentando di regolamentarne il commercio, in modo da spodestare i produttori illegali che, a oggi, continuano a controllare una quota importante delle vendite annue totali (circa il 40 per cento dei guadagni a livello nazionale). La partnership tra Uber e Tokyo Smoke potrebbe invece aiutare gli acquirenti a fare acquisti legali, ostacolando indirettamente lo smercio sotterraneo sul web e il mercato nero. A guardare ai dati forniti dagli ultimi report di BDS Analytics, d’altronde, il settore sembra essere piuttosto florido. Per il 2021 le stime degli incassi ammontano a quattro miliardi di dollari e si prevede di sfiorare i sette entro il 2026. Un boom spinto anche dalla pandemia. Lo scorso anno, infatti, l’isolamento ha determinato un incremento della domanda di prodotti legati alla cannabis.