La nuova variante del virus SarS-CoV2, segnalata per la prima volta dal Sudafrica il 24 novembre 2021 e denominata dall’Oms Omicron, ha fatto scattare la massima allerta in tutto il mondo. Finora era stata catalogata con la sigla B.1.1.529 e, che con le sue 32 mutazioni già scoperte, triplica quelle che erano state riscontrate nella variante Delta. Quello che preoccupa ricercatori e istituzioni è che Omicron possa essere molto contagiosa e che le sue mutazioni rendano inefficaci i vaccini.
Ancora da capire se servirà aggiornare i vaccini anti-Covid
L’Oms ha classificato la nuova variante sudafricana “preoccupante” mentre il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), dopo aver raccolto alcune informazioni preliminari secondo cui Omicron potrebbe essere associata a una trasmissibilità molto elevata e a un indebolimento dell’azione dei vaccini, ha finora escluso che l’infezione che provoca sia più grave. L’Agenzia europea del farmaco (Ema) per ora si è limitata a sostenere che è ‘prematuro’ prevedere se per la B.1.1.529 sia necessario un adattamento dei vaccini. Sulla rivista scientifica Nature la virologa Penny Moore, dell’Università del Witwatersrand a Johannesburg, ha spiegato che serviranno almeno due settimane per capire se e fino a che punto la nuova variante sia in grado di sfuggire agli anticorpi generati dai vaccini anti Covid, così come alle difese dovute all’attivazione delle cellule T del sistema immunitario.
Per aggiornare i vaccini potrebbero servire 9 mesi
Massimo Zollo, genetista dell’Università Federico II di Napoli e coordinatore della task force Covid-19 del Ceinge avverte che la B.1.1.529 potrebbe ingannare i vaccini perché sulla proteina spike presenta un numero molto alto di mutazioni: per questo è necessario potenziare il tracciamento e accelerare la burocrazia per l’approvazione dei nuovi farmaci antivirali che bloccano la replicazione del virus nelle cellule. Pfizer e BioNtech hanno fanno sapere che stanno già studiando Omicron e contano di avere i primi risultati «al più tardi entro due settimane» e di poter arrivare a un nuovo vaccino aggiornato contro Omicron in circa 100 giorni. Ma tra il lavoro scientifico e quello di approvazione degli enti regolatori la dilatazione dei tempi potrebbe arrivare a nove mesi per avere un vaccino. In media sono necessari da due a tre mesi per progettare il vaccino aggiornato e metterlo in produzione, a questo periodo vanno aggiunti i circa sei mesi necessari per i trial clinici.
In Italia ministero della Salute e Regioni rafforzano il tracciamento
In Italia il ministero della Salute ha emesso una circolare firmata dal direttore della prevenzione Gianni Rezza, inviata alle Regioni, in cui raccomanda di rafforzare e monitorare le attività di tracciamento e sequenziamento in caso di viaggiatori provenienti da Paesi o in caso di focolai caratterizzati da rapido ed anomalo incremento di casi e applicare tempestivamente e scrupolosamente le misure gia’ previste previste per la quarantena e l’isolamento gia’ previste per la variante Delta.
Giovanni Rezza: «Mancano ancora troppi dati»
Nella circolare di Rezza si legge che al monento «si teme che l’elevato numero di mutazioni della proteina spike possa portare a un cambiamento significativo delle proprietà antigeniche del virus, ma finora non sono state effettuate caratterizzazioni virologiche e non ci sono prove di modificazioni nella trasmissibilità, nella gravità dell’infezione, o nella potenziale evasione della risposta immunitaria». Questa caratteristica può essere utilizzata per una rapida identificazione se non vi sia contemporanea circolazione di altre varianti simili. Il gruppo indipendente di esperti Oms «ha classificato la variante B.1.1.529 come VOC (Variant of Concern), attribuendo la denominazione di variante Omicron», spiega Rezza nella circolare.