Dietro la scelta di chiedere un ulteriore test ai vaccinati che arrivano in Italia dall’estero, ci sarebbe un report. E, naturalmente, i numeri tutt’altro che confortanti. Cifre che avrebbero convinto Roma ad alzare il livello d’attenzione, accollandosi il rischio di far irritare Bruxelles. Il dossier stilato dall’Istituto superiore di Sanità aveva il compito di fotografare la diffusione della variante Omicron nel paese e i risultati verranno pubblicati oggi. A destare preoccupazione ci sarebbero due dati, in apparente contraddizione fra loro. La circolazione della mutazione sudafricana sarebbe oggi sotto l’uno per cento, ma i nuovi positivi negli ultimi giorni hanno subito una brusca impennata, crescendo in modo esponenziale. Due giorni fa i casi di Omicron in Italia erano circa trenta, oggi sono oltre il triplo, sfiorano il centinaio.
Perché l’unione Europea ha chiesto spiegazioni all’Italia
Niente tempo da perdere dunque e via alle nuove regole, sperando di non urtare troppo la sensibilità dell’Unione europea. Che da un lato chiede spiegazioni, dall’altro ammette la «legittimità» della scelta. A far storcere il naso alla Commissione è il passo indietro rispetto all’idea di un certificato verde valido in tutti i Paesi membri, rilasciato alle stesse condizioni e permeato di reciprocità. Aspetto quest’ultimo che sarebbe smentito dalle ultime disposizioni di Roma – su tutte il test a chi arriva dall’estero pur munito di passaporto vaccinale – con cui il governo starebbe cercando di guadagnare tempo. L’obiettivo, non è un segreto, è proteggere in confini nazionali da arrivi incontrollati, da cui potrebbero nascere nuovi cluster e, contestualmente, aumentare la quota di popolazione vaccinata con la terza dose, unico vero strumento d’argine alla diffusione di Omicron.

Gli studiosi, d’altronde, sostengono diventerà il ceppo dominante, sebbene adesso si attesti ancora su percentuali piuttosto basse. Così ogni minuto potrebbe essere prezioso. L’Italia oggi è in grado, infatti, di somministrare in media circa 4 milioni e mezzo di terze dosi ogni dieci giorni, booster che ridurrebbero vertiginosamente le probabilità di contagio, su soggetti altrimenti più vulnerabili. Ancora una volta, insomma, lo Stivale potrebbe fare scuola e recitare da apripista. Poco sorprenderebbe, in tal senso, se altri ne seguissero l’esempio. Qualcuno come il Portogallo, per la verità, lo ha già fatto.
Draghi: «Nessuna alternativa alla proroga dello stato d’emergenza»
Sull’altare della sicurezza nazionale, poi, poco si concederà anche sul fronte interno. Lo ha fatto capire ieri il premier Draghi durante il consiglio dei ministri, quando sono state mosse critiche, soprattutto leghiste, alla proroga dello stato d’emergenza. «In futuro torneremo ad analizzare i dati e decideremo di conseguenza. Ma al momento non ci sono le condizioni per non rinnovarlo», ha tagliato corto. Lo dicono i numeri e le previsioni che per Natale pronosticano almeno trentamila casi al giorno, con i morti, ieri 120, di riflesso destinati a crescere ulteriormente. Draghi, per questo, potrebbe già per la prossima settimana convocare una cabina di regia con i capi delegazioni e sulla base della situazione, valutare nuove misure.
🔴 #Coronavirus, 14 dicembre 2021
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— YouTrend (@you_trend) December 14, 2021
Intanto, è stata congelata l’ipotesi, avanzata dalla ministra per gli Affari regionali e le autonomie Maria Stella Gelmini, di introdurre le mascherine all’aperto durante il periodo delle feste. La scelta in materia, dunque, rimane delegata ai governatori e sindaci, che possono adottarle come già fatto a Roma e Milano. I dispositivi sono comunque obbligatori negli ambienti esterni al passaggio in zona gialla. In studio, infine, l’ipotesi di estendere il Green pass rafforzato, quello rilasciato con vaccino o guarigione, anche per il trasporto locale su treni, aerei e l’ingresso nei locali.