Maria De Filippi è stata indicata nella lista dei testimoni nel procedimento contro Giovanni Padovani, l’uomo che ha ucciso Alessandra Matteuzzi. Secondo l’avvocato della difesa, Gabriele Bordoni, l’uomo voleva partecipare al programma «Uomini e donne». Il processo sull’omicidio della giovane, partirà il 3 maggio, e si svolgerà davanti alla Corte di assise di Bologna.
La difesa del killer di Alessandra Matteuzzi nomina Maria De Filippi come testimone
Il nesso tra la possibile testimonianza della De Filippi e la difesa dell’avvocato Bordoni, sarebbe nei contatti avuti dal suo assistito con la direzione del programma televisivo Uomini e donne fino al 23 agosto 2022, il giorno dell’omicidio. L’intento dell’avvocato è quello di dimostrare, grazie al contatto telefonico con la trasmissione, che Padovani voleva «dare la disponibilità a partecipare alle preselezioni» per la settimana dopo, e che pertanto non stava facendo alcun programma «per i giorni successivi e non aveva un intento predefinito e premeditato di uccidere Alessandra quella sera».

L’avvocato del femminicida vuole dimostrare l’assenza di premeditazione
L’avvocato Gabriele Bordoni spiega di aver chiesto alla trasmissione più volte un riscontro di quel contatto e del suo contenuto ed è questo il motivo per cui si ha optato per la richiesta diretta alla conduttrice del programma, Maria De Filippi. La strategia della difesa dell’imputato Giovanni Padovani verterà anche sulla richiesta alla corte di disporre accertamenti sulla capacità di intendere e di volere dell’uomo, e sulla sua capacità di partecipare al processo. Tra i testimoni vi sono sono i consulenti di parte, come la psicologa Manuela Bargnesi e lo psichiatra Alessandro Meluzzi.
Giovani Padovani, descritto come lucido e centrato
Il femminicidio compiuto da Padovani è stato particolarmente cruento, caratterizzato da quella che è stata riportata come un’estrema lucidità, tanto che il vicino intervenuto quella sera, ha riferito di un uomo ossessionato dal pensiero di un tradimento che, a un certo punto raccolse da terra il telefono della donna, iniziando a scorrere le chat per trovare le prove di quello che diceva. Come riferito dal vicino al Resto del Carlino: «Per me le condotte che il ragazzo portava avanti erano quelle di una persona scossa, ma comunque centrata, presente e attenta a quello che stava facendo». Nel novembre 2021, Padovani cercò di incaricare un investigatore privato per far controllare la compagna Alessandra, lo stesso investigatore che, una volta appreso del femminicidio, contattò la squadra mobile per riferire di alcune richieste «ossessive, che rasentavano talvolta l’assurdità», che il 27enne Padovani gli rivolse.