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Olocausto, in Germania apre una mostra con gli oggetti degli ebrei

Il parlamento di Berlino ospita, dal 24 gennaio, Sixteen Objects, una mostra per ricordare le vittime dell’Olocausto. Esposti indumenti, accessori e strumenti musicali. Una delle storie più toccanti è quella della bambola Inge, appartenuta a una bambina di quattro anni.

24 Gennaio 2023 16:02 Fabrizio Grasso
Da stasera 24 gennaio al Parlamento di Berlino Sixteen Objects, mostra in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Esposti oggetti degli ebrei.

In occasione della Giornata della Memoria, che cade il 27 gennaio per ricordare le vittime dell’Olocausto a opera dei nazisti, anche nel 2023 sono tanti gli incontri, gli omaggi e le manifestazioni. In Germania, nello specifico all’interno del parlamento di Berlino, apre una mostra dal forte carico emotivo. Sixteen Objects infatti espone, come suggerisce il nome, 16 oggetti che gli ebrei in fuga dalle SS portarono con sé per evitare la deportazione nei campi di concentramento. I visitatori potranno osservare pianoforti, valigie o anche semplici indumenti per un momento di riflessione e unione collettiva.

Il significato della mostra sulla Shoah e la storia più toccante

Gli oggetti presenti nella mostra provengono esclusivamente dallo Yad Vashem, museo di Gerusalemme dove erano conservati finora. Fondato nel 1953, è infatti culla della memoria dei 6 milioni di ebrei uccisi dalla follia nazista. La curatrice Ruth Ur, nonché rappresentante dell’istituzione israeliana in Germania, ha detto di aver setacciato circa 50 mila reperti prima di sceglierne soltanto 16, in rappresentanza degli Stati federati che compongono il Paese. Ciascuno racconterà una storia unica e a sé stante, ma si unirà agli altri con un fil rouge tra amore, dolore e perdita. «Nella mostra troveranno posto oggetti un tempo familiari in terra tedesca», ha detto all’Associated Press la curatrice. «Lo sarebbero ancora oggi se l’Olocausto non fosse mai avvenuto». Si tratta della prima volta in assoluto che questi oggetti fanno ritorno in Germania.

An exhibition of #Holocaust-era items from the collections of @yadvashem whose stories are intertwined with Jews from Germany will open in the Bundestag next week, ahead of International Holocaust Remembrance Day. 🕯️🕯️🕯️🕯️🕯️🕯️https://t.co/LQ1PUVZVzG

— Jewish News Syndicate (@JNS_org) January 18, 2023

Una delle storie più toccanti della mostra Sixteen Objects riguarda la bambola Inge. Apparteneva a una bambina di quattro anni di nome Lore Mayerfeld, che l’aveva ricevuta dai nonni come regalo di compleanno. La piccola fuggì nel 1941 dalla sua Kassel assieme alla madre negli Stati Uniti, ma gli anziani persero la vita nei campi di concentramento. Nel 2018, a 81 anni, la donna ha deciso di donarla allo Yad Vashem, affinché conservasse la memoria di quei giorni, e ora sarà presente all’inaugurazione. «Non ho mai permesso ai miei figli di giocare con Inge, temevo si rompesse», ha detto Mayerfeld ad Ap. «Il mondo non ha imparato nulla dalla guerra e dall’Olocausto, anzi in molti dicono che non è mai successo nulla». Parole che ricordano da vicino quelle della senatrice a vita Liliana Segre, che a Milano ha ricordato il triste pericolo dell’oblio della Shoah.

Sixteen Objects, cosa sarà esposto nella mostra in ricordo dell’Olocausto

In un’altra vetrina si potrà vedere un pezzo di stoffa apparentemente anonimo. Si tratta di uno dei 12 pezzi che un tempo componevano la bandiera dei Maccabi Hatzair, giovani ebrei di Ahrensdorf, poco fuori Berlino. Prima di fuggire dalla Germania, ciascuno dei membri ne prese una parte, promettendo agli altri di incontrarsi in Israele dopo la fine della guerra per ricomporre lo stendardo. Solo tre di loro sopravvissero all’Olocausto e oggi resta soltanto quest’unico frammento di tessuto a ricordarne la vita. All’interno della mostra Sixteen Objects ci saranno anche un diario, un pianoforte, uno stetoscopio, una borsetta di seta. E ancora, un asciugamano a fantasia bianca e rossa e una menorah, tipica lampada a olio ebraica.

Da stasera 24 gennaio al Parlamento di Berlino Sixteen Objects, mostra in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Esposti oggetti degli ebrei.
L’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz (Getty)

Importante anche la storia di una valigia in pelle marrone, che sul fianco reca il nome della sua originale proprietaria, Selma Sara Vellemann di Brema. Fu trovata a Berlino diversi anni dopo l’Olocausto. Oggi, grazie ai lavori di ricerca dei funzionari del museo israeliano, sappiamo essere appartenuta a una donna di 66 anni originaria di Brema, ma che allora viveva nella capitale. Nel 1942 fu deportata nel ghetto di Theresienstadt, due mesi prima di finire nel campo di sterminio di Treblinka. Accanto a ciascuno degli oggetti, infine, ci saranno le immagini delle abitazioni e degli angoli delle strade in cui vivevano i proprietari prima della salita al potere dei nazisti.

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