Le sorelle Bandiera

Nicolò Delvecchio
22/07/2021

Alle Olimpiadi di Tokyo l'Italia avrà per la prima volta due portabandiera, Elia Viviani e Jessica Rossi. Paola Egonu invece sfilerà con il vessillo del Cio. Ecco chi ha avuto l'onore di guidare il gruppo azzurro nelle ultime edizioni dei Giochi.

Le sorelle Bandiera

La pallavolista italiana Paola Egonu sarà la portabandiera del Cio, insieme ad altri atleti di tutto il mondo, nella cerimonia di apertura di Tokyo 2020 del 23 luglio. La giocatrice di Conegliano, quindi, non porterà il tricolore, ma il vessillo con cinque cerchi simbolo dei Giochi Olimpici. A rappresentare i colori dell’Italia, nella sfilata iniziale di tutti gli atleti partecipanti ai Giochi, ci saranno invece il ciclista Elia Viviani e la tiratrice Jessica Rossi. Si tratta di due ex ori olimpici: il primo ha vinto la medaglia più importante nella corsa a punti su pista a Rio 2016, la seconda è salita sul gradino più alto del podio a Londra 2012. Per la prima volta saranno in due a sfilare in testa al corteo azzurro, onore spettante a un solo atleta per edizione fino ad oggi. Ecco chi sono gli altri.

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Rio de Janeiro 2016, ci guida Federica Pellegrini

Federica Pellegrini ha avuto l’onore di sfilare con la bandiera tricolore in occasione dell’Olimpiade di Rio 2016, l’ultima disputata. La nuotatrice veneta, la più forte italiana di sempre, ha però avuto un rapporto non facilissimo con i Giochi: dopo l’argento conquistato a 16 anni nei 200 metri stile libero ad Atene 2004, e l’oro nella stessa categoria a Pechino 2008, La Divina non è più riuscita a salire su un podio olimpico. Ci riproverà a Tokyo, ultimo grande torneo della sua carriera prima del ritiro annunciato a giugno. Nel 2012 era stata già tra le papabili portabandiere, ma decise di non candidarsi perché, come spiegò dopo, il mattino successivo alla cerimonia avrebbe avuto una gara importante e le serviva riposarsi al meglio.

Londra 2012, tocca a Valentina Vezzali

Da sottosegretaria con delega allo Sport del governo Draghi l’abbiamo vista esultare a Wembley, insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la vittoria dell’Italia agli Europei di calcio. I più giovani forse non sanno che Valentina Vezzali è stata tra le più grandi schermitrici al mondo, un riconoscimento che le è valso l’onore di portare la bandiera italiana nella cerimonia d’apertura dei Giochi londinesi. Nessuno, nel fioretto, ha vinto quanto lei, e nessuna collega ha più medaglie di lei nella scherma. Tra individuale e squadre Vezzali ha vinto nove medaglie olimpiche, sei di oro: a Londra arrivava dopo aver vinto tre ori consecutivi tra Sydney e Pechino, e in Inghilterra conquistò il bronzo nel singolare e il primo posto a squadre.

Pechino 2008, sulle spalle di Antonio Rossi

Pochi giorni fa il nome di Antonio Rossi è tornato drammaticamente d’attualità: colto da un infarto durante una gara podistica a Conegliano (Treviso) l’ex canoista ha fortunatamente ricevuto cure immediate, sta bene e non è più in pericolo di vita. Adesso è sottosegretario con delega allo Sport della Regione Lombardia, ma Rossi è stato tra i principali forieri di medaglie per l’Italia tra gli anni ’90 e i 2000: bronzo a Barcellona 1992 nel K2 500 metri, ha vinto due ori ad Atlanta ’96 (K1 500m e K2 1000m con Daniele Scarpa), uno Sydney 2000 (K2 1000m con Beniamino Bonomi) e un argento ad Atene 2004, sempre con Bonomi. È stato il primo canoista a portare la bandiera tricolore nella storia dei Giochi Olimpici. Le sue imprese e quelle della canoa azzurra, per gli spettatori italiani, avranno sempre la voce di Giampiero Galeazzi, storico telecronista della Rai.

Atene 2004, l’equilibrio di Jury Chechi

Chiamato come il primo uomo a orbitare nello spazio, il ginnasta di Prato ha avuto la capacità di tenere incollati gli italiani agli anelli come nessuno prima di lui. La prima partecipazione di Jury Chechi alle Olimpiadi risale a Seul 1988, edizione in cui non va a medaglia. Nei quattro anni prima di Barcellona 1992 vince però sei ori ai Giochi del Mediterraneo di Atene, ma un mese prima di partire per la Catalogna si rompe il tendine d’Achille ed è costretto a rinunciare. Poco male, perché ad Atlanta, nel 1996, vince il suo primo oro olimpico. Nel frattempo, tra il 1993 e il 1997, vince l’oro Mondiale negli anelli per cinque volte consecutive, primo ginnasta nella storia a riuscire in questa impresa. Ad Atene la sua seconda medaglia olimpica, il bronzo. In carriera ha conquistato talmente tanti titoli (oltre a quelli citati anche 13 ori ai Giochi del Mediterraneo, 4 agli Europei, 3 alle Universiadi) da guadagnarsi il meritatissimo soprannome di “Signore degli Anelli“.

Sydney 2000, Carlton Myers prosegue il suo momento d’oro

Nel 1999 l’Italia della pallacanestro diventò per la seconda – e finora ultima – volta campione d’Europa. Protagonista di quella grande impresa fu Carlton Myers, guardia della Fortitudo Bologna e capitano della squadra azzurra. Nato a Londra nel 1971 da padre dell’isola caraibica di Saint-Vincent e madre di Pesaro, iniziò a giocare a basket a Rimini, città in cui si trasferì con la madre a nove anni. Giocò per tutta la carriera in Italia, rifiutando nel 1994 una chiamata in Nba dei New York Knicks. Con la nazionale ha giocato 131 partite con 1841 punti realizzati, a quell’Olimpiade gli azzurri arrivarono quinti e prepararono il terreno per il secondo posto di Atene, arrivato quattro anni più tardi ma senza Myers.

Atlanta 1996, Giovanna Trillini è la regina della scherma

La scherma ha sempre regalato grandi soddisfazioni, e prima di Valentina Vezzali la grande rappresentante azzurra nella disciplina è stata Giovanna Trillini, sesta schermitrice a sfilare in testa alla delegazione nella storia dei Giochi (sette in totale, nessuno sport ha dato più portabandiere all’Italia). Trillini era reduce dall’oro individuale a Barcellona nel 1992, e in America vinse il bronzo, medaglia replicata nel 2000 prima dell’argento di Atene 2004 (sconfitta in finale proprio da Valentina Vezzali). Nelle gare a squadre ha vinto tre ori consecutivi tra Barcellona e Sydney prima del bronzo a Pechino nel 2008. Con Vezzali, concittadina di Jesi, ha dato vita alle sfide più appassionanti del circuito tra gli anni ’90 e i 2000: Trillini ha vinto per quattro volte il titolo mondiale, in cinque occasioni è arrivata seconda dietro la rivale.

Barcellona 1992, dinastia Abbagnale 

Giuseppe Abbagnale e il fratello Carmine sono stati una delle coppie migliori del canottaggio italiano (da non confondere con la canoa, specialità di Antonio Rossi), sempre con Giuseppe Di Capua come timoniere. Gli Abbagnale hanno vinto due ori olimpici, uno a Los Angeles nel 1984 e un altro a Seul nel 1988 nella specialità due con. A Barcellona, quindi, Giuseppe rappresentò il team bi-campione olimpico, e il tris non riuscì per poco, visto che in Catalogna la squadra conquistò l’argento. Giampiero Galeazzi è stato il testimone anche delle loro imprese.

Pietro Mennea e Sara Simeoni, gli ultimi eroi dell’atletica italiana

A differenza di altre discipline, l’atletica leggera ha raramente riservato grandi soddisfazioni al medagliere italiano. I podi conquistati sono pochi, soprattutto negli ultimi anni, e forse anche per questo quelle vittorie sono viste ancora oggi come delle imprese senza precedenti. Di certo, Pietro Mennea raggiunse una vetta toccata solo da Livio Berruti nel 1960, con l’oro olimpico conquistato a Mosca nel 1980 sui 200 metri piani. Nel 1979 alle Universiadi di Città del Messico l’atleta di Barletta stabilì il record mondiale di 19″72, che resistette fino al 1996 quando fu superato dallo statunitense Michael Johnson (rimane tutt’ora primato europeo). La Freccia del Sud portò la bandiera italiana nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Seul 1988. Quattro anni prima l’onore toccò a Sara Simeoni, che sempre in Russia vinse l’oro nel salto in alto arrivando a 1,97 metri. A Montreal nel 1976 Simeoni aveva già conquistato l’argento (saltando a 1,91m), medaglia che si rimise al collo proprio nel 1984 a Los Angeles (2 metri). Nel 1978 raggiunse il record del mondo con 2.01m, primato italiano per 36 anni prima che Antonietta Di Martino lo superasse nel 2014. L’ultima medaglia d’oro nell’atletica leggera, per l’Italia, è quella di Alex Schwazer nella 50 km di marcia a Pechino 2008.