Olimpiadi Milano-Cortina 2026, corsa a tre per il nuovo ad

Giovanna Predoni
25/08/2022

Per sostituire Novari alla guida della (fin qui inoperosa) Fondazione Milano-Cortina 2026 è stato designato Scaroni, che ha avuto la meglio su Uva e Profumo. Ma sulla nomina dell'ex Eni pesa già il presunto conflitto d'interessi per i suoi tanti ruoli tra calcio e finanza.

Olimpiadi Milano-Cortina 2026, corsa a tre per il nuovo ad

Siamo alla stretta finale. Il presidente Mario Draghi, acquisito il parere della Regione Veneto, della Regione Lombardia e dei Comuni di Milano e Cortina d’Ampezzo, dovrebbe aver indicato il nominativo dell’amministratore delegato che sostituirà Vincenzo Novari alla guida della macchina, fino a ora in verità un calesse, che ha il compito di realizzare le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Come ha ampiamente anticipato Tag43 nel pezzo del 4 luglio 2022, Giovanni Malagò, in amichevole sinergia con il capo di gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, ha deciso di far valere con il premier il suo triplice ruolo di membro Cio, presidente del Coni e presidente di quella stessa Fondazione che fino a oggi ha concluso talmente poco da portare alla sostituzione dell’amministratore delegato.

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L’esultanza della delegazione italiana per l’assegnazione delle Olimpiadi 2026.

Arriva un profilo iper-operativo, pronto a lavorare 24 ore su 24

L’obiettivo, come se il nulla combinato dalla Fondazione Milano Cortina negli anni scorsi non lo riguardasse, è quello di incidere sul nominativo dell’ad, evitando figure (a lui) sgradite. Eppure, come ha capito anche il più distratto dei nostri lettori, oggi il problema non dovrebbe essere “chi” nominare, ma le caratteristiche che deve avere il futuro capo della Fondazione. Senza mezzi termini, occorre un profilo iper-operativo, pronto a rimboccarsi le maniche e a lavorare 24 ore su 24 per rimediare alle lentezze che hanno finora contraddistinto il tortuoso cammino olimpico. Non c’è altra scelta. Ecco spiegata, allora, la notizia stampa con cui l’Ansa ha rimesso in discussione tutte le scelte che sembravano compiute e ha indicato una possibile terna: Paolo Scaroni, il 75enne amico personale di Draghi e vice presidente della banca d’affari Rotschild; Michele Uva, il manager della Uefa che ha recentemente guidato la Federcalcio e il braccio operativo del Coni; infine Alessandro Profumo, attualmente amministratore delegato di Leonardo, nel ruolo di terzo incomodo o, come dice qualcuno, di comoda lepre per il vero candidato. Alla fine però dovrebbe averla spuntata Scaroni, anche se c’è già chi affila le armi, visto che i molteplici incarichi del presidente del Milan, tra sport e finanza, potrebbero prefigurare un caso di conflitto d’interessi.

Olimpiadi Milano-Cortina 2026, corsa a tre per il nuovo ad
Paolo Scaroni. (Getty)

La colpa di Uva? Non avere “padrini” in politica

Scaroni avrebbe sorpassato gli altri due contendenti, nelle ultime ore, grazie al presidente del Coni che, forte dell’asse con Funiciello, avrebbe messo in campo un pressing asfissiante per evitare la nomina di Uva, la cui principale colpa, rispetto a Scaroni, sarebbe quella di non avere “padrini”: non Draghi, certamente, naturalmente orientato verso l’amico di una vita; non il Partito democratico, allergico a scelte extra-partito; non la Lega di Matteo Salvini, che preferisce vedere ma non toccare; non i cinque stelle, che hanno ormai abbandonato lo sport; non Giorgia Meloni, che pur apprezzando Uva e comodamente all’opposizione; e non il presidente Malagò, che notoriamente poco digerisce le persone dotate di un pensiero non pedissequo.

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Michele Uva. (Getty)

Gli enti locali hanno bisogno di concretezza

C’era però, in questa partita, un convitato di pietra, che erano gli enti locali: Regione Lombardia, Regione Veneto, il Comune di Milano e il Comune di Cortina – a differenza degli altri attori, per cui va bene portare a casa comunque dei Giochi sotto tono – hanno bisogno di concretezza e, avendo investito molte risorse, di portare a casa un risultato positivo. Che le Olimpiadi riescano è importante, sì, ma lo è ancor di più che portino ai territori le infrastrutture e i miglioramenti promessi. Senza sarebbe un fallimento.