Dalla lontra triste al kit contro i vampiri, dieci oggetti strani nei musei australiani
La lontra triste, la macchina degli escrementi e i libri rivestiti di pelle umana. Sono solo alcuni dei reperti più stravaganti sparsi in mostre ed esposizioni australiane. Ma anche in Italia gli oggetti curiosi non mancano. Ecco dove trovarli.
Oltre al Louvre, al Guggenheim e agli Uffizi, scrigni di opere d’arte preziose e tesori inestimabili, nel mondo esistono musei che ospitano reperti decisamente sui generis. Oggetti strani, spesso inquietanti, che attirano l’attenzione dei visitatori proprio per la loro stravaganza. Soprattutto in terra australiana, università e piccole fondazioni museali nascondono nelle loro esposizioni e, ancor più di frequente, nei loro depositi, chicche degne di nota, che spaziano dall’essere semplicemente eccentriche al diventare terribilmente inquietanti. Dal libro rilegato con pelle umana al kit per uccidere i vampiri, i dieci reperti più strani esposti nei musei sparsi per l’Australia.
I dieci oggetti più bizzarri nascosti nei musei dell’Australia
1) Le questioni private di Percy Grainger
Al Grainger Museum dell’Università di Melbourne è conservata una raccolta di memorie depositate in banca dal musicista Percy Grainger nel 1961, poco prima della sua morte. Si tratta di un reperto particolare: è stato riposto dall’autore all’interno di una scatola chiusa, accompagnata da una serie di istruzioni che intimavano di non aprirla fino al compimento del decimo anniversario della sua scomparsa. Diktat che è stato effettivamente rispettato: quando la cassetta è stata finalmente forzata, al suo interno sono state trovate 80 fruste, una collezione di opere di letteratura erotica, fotografie che documentavano pratiche sadomasochistiche, che vedevano protagonista il defunto, e una maglietta macchiata di sangue. Ma non finisce qui: a corredo di questo ricco repertorio di lasciti, Grainger aveva scritto anche un biglietto, in cui chiedeva venissero esposti in un’ala della struttura museale che aveva fondato, oggi spazio sperimentale a celebrazione della figura del compositore, della musica e dell’arte.

2) La macchina degli escrementi
Nelle stanze di Mona, l’estrosa galleria sotterranea fondata da David Walsh, si nasconde la cosiddetta Cloaca Professional, un’installazione firmata dall’artista belga Wim Delvoye, simbolo dell’estrema inutilità della vita. Anche nota come ‘macchina della cacca’, riproduce il sistema digestivo e trasforma il cibo in escrementi. Ogni giorno, i visitatori inseriscono nella macchina alimenti di varia natura e assistono in diretta al processo, con tanto di effetti sonori e olfattivi.

3) Un libro del 16esimo secolo rivestito di pelle umana
Perché ricorrere ai metodi tradizionali, quando si può ricoprire un libro con pelle umana? È quello che è successo a un’opera religiosa risalente al 1599, scritta in latino e antico inglese e parte integrante della collezione storica della Federation University Australia. Al tempo, la rilegatura antropodermica era una pratica comune: si utilizzavano, in genere, i resti di pelle dei criminali e dei cadaveri smaltiti dai medici legali. La differenza col pellame d’animale è minima, se non per qualche segno riconducibile all’uomo. Come i follicoli piliferi, in alcuni punti del manoscritto chiaramente visibili.

4) Un archivio di avvistamenti alieni
Un curioso dossier, conservato negli archivi di stato dell’Australia occidentale, riporta informazioni relative ad avvistamenti UFO collocabili tra il 1950 e il 1970. Alcuni cittadini, spaventati e in preda all’ansia, hanno dichiarato per iscritto di aver visto oggetti volanti in cielo, circondati da luci lampeggianti e colorate e in grado di cambiare direzione molto velocemente. E non è tutto. Altri hanno riportato addirittura di essere stati seguiti e di aver avuto la sensazione costante di sentirsi osservati. In quegli anni, non vennero rimandati al mittente ma la polizia, l’aviazione e addirittura il governo li presero molto seriamente, seminando spesso allarme ingiustificato nel resto della popolazione.

5) Un registro delle esecuzioni capitali
Tra i manoscritti più cruenti della collezione, questo diario del boia contiene i dettagli e le descrizioni di oltre 100 anni di esecuzioni capitali effettuate al carcere di Melbourne e alla prigione di Pentridge. Lo scrivente non ha risparmiato nulla, soffermandosi a descrivere la morte con una freddezza degna del peggiore tra i serial killer. Al di là del raccapriccio che provoca, ha un valore storico notevole: contiene, infatti, l’unica testimonianza dell’esecuzione di Ronald Ryan, l’ultimo uomo a essere legalmente condannato a morte nel Paese.

6) Una statua di cioccolato in ricordo di un kamikaze
Realizzata da Stephen J. Shanabrook, questa scultura di cioccolato a grandezza umana è ispirata a una fotografia del corpo squarciato di un kamikaze adolescente. L’accostamento di due elementi così dissonanti non è casuale ed è strettamente legato alla biografia dello scultore: è il figlio di un medico legale e ha lavorato in una fabbrica di cioccolato. Un’interpretazione oscura e perversa di qualcosa di tradizionalmente legato alla felicità e alla spensieratezza.

7) Un’installazione che riproduce l’eutanasia
Sempre Mona offre ai suoi visitatori la possibilità di osservare da vicino un’installazione che simula il processo dell’eutanasia tra le pareti di un comodo e accogliente salotto. Creata dall’artista Greg Taylor e Philip Nitschke, sostenitore della battaglia per il fine vita. Come funziona? Si attiva nel momento stesso in cui qualcuno si siede sulla poltrona di pelle e chiede al soggetto interessato le stesse domande della ‘Macchina della liberazione’, un marchingegno che poneva al paziente una lista di quesiti per confermare il suo desiderio di morire e prima di somministrare l’iniezione letale. Se il protagonista della simulazione dà il suo consenso, inizia a descrivere il processo fisiologico che porta una persona a spegnersi. Fino all’ultimo attimo, quando sullo schermo appare la scritta ‘Ora sei morto’.

8) Il kit per uccidere i vampiri
Gelosamente custodito dal Victoria Police Museum, questo kit è arrivato tra le mani dei poliziotti dopo un raid anti-droga nel 2004. Contiene un paletto di legno, una bottiglia di acqua santa, un crocifisso, una pistola e proiettili incisi con una croce. Sulla scatola campeggia la scritta ‘Ephesia Grammata’, una formula che, pronunciata al momento del bisogno, si diceva offrisse protezione contro il male. La datazione è incerta, per qualche studioso risalirebbe al 19esimo secolo. Il suo valore è inaspettatamente alto: esemplari simili sono stati venduti all’asta a cifre superiori ai 25mila dollari.

9) Sad Otter, la lontra triste
Non più accessibile al pubblico, un tempo Sad Otter faceva parte di una mostra del Melbourne Museum che ospitava oltre 1000 animali imbalsamati. Il suo viso, addolorato e afflitto, ha offerto spunti curiosi per una pioggia di meme, tatuaggi e pupazzi di peluche. Quale sarebbe la ragione della sua tristezza? Secondo i curatori, la persona che lo ha imbalsamato non aveva mai visto una lontra nella sua vita.

10) Un diorama di rospi delle canne vestiti da carcerati
Metà strampalato e metà disturbante, questo diorama di rospi delle canne umanizzati è solo una delle tante opere del tassidermista Kevin Ladynski acquisite dal Queensland Museum. Rappresentati come detenuti impegnati ad assolvere i lavori manuali assegnati, gli animali hanno sembianze talmente ambigue da far venire i brividi. Per quanto i soggetti non abbiano poi tutto questo appeal, le mostre itineranti di Ladynski hanno collezionato numeri importanti in termini di affluenza e gradimento.

Tra strani manufatti e insoliti musei in Italia
Sebbene non al livello dei bottini accumulati dai musei australiani, anche quelli italiani celano sorprese da non sottovalutare. A Roma, ad esempio, nel Museo delle Anime del Purgatorio, è possibile visitare la collezione di padre Jouet che, a seguito dell’incendio dell’edificio che ospitava l’Associazione del Sacro Cuore di Gesù, ritrovò alcune immagini di volti sofferenti appesi alle pareti. Tra le attrazioni spiccano manoscritti, impronte e illustrazioni che sarebbero state lasciate dagli spiriti, testimonianza di tutte quelle anime che, tribolanti, desiderano prendere una posizione: ritornare alla vita o oltrepassare il limbo.

Per chi, invece, fosse interessato alla tortura e agli strumenti che, tra 16esimo e 17esimo secolo, venivano utilizzati per togliere la vita, il Museo di San Gimignano, in provincia di Firenze è una tappa obbligatoria. Così come, per i più curiosi e ficcanaso, le tre stanze del Piccolo Museo del Diario di Pieve Santo Stefano sono piene zeppe di taccuini colmi di racconti di vita, dai più leggeri ai più cruenti e spaventosi. Infine, da non dimenticare, lo Shit Museum di Piacenza dove, come si nota dal nome, i protagonisti indiscussi sono gli escrementi. Per quanto sia un percorso impostato e organizzato a fini didattici, per i deboli di stomaco meglio scegliere un’altra meta.