«Stiamo andando nella direzione sbagliata». Sono le parole che accompagnano un nuovo studio guidato della Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) sugli oceani del mondo. Alla ricerca hanno contribuito due enti italiani, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea). I dati confermano un sensibile aumento della temperatura dell’acqua, che nel 2022, per il settimo anno consecutivo, ha toccato livelli record. Gli scienziati ritengono sia la rilevazione più alta di sempre, forse ai massimi nell’ultimo millennio. «Misurare gli oceani è il modo più accurato per determinare l’equilibrio del nostro pianeta», hanno detto gli autori della ricerca. In termini pratici, ciò si traduce in una maggiore frequenza di eventi estremi come alluvioni e smottamenti, già visti lo scorso anno fra Europa, Australia e Stati Uniti d’America.

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Cosa indicano i dati dello studio sulla temperatura degli oceani
Lo studio, disponibile sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences, è opera della Noaa, agenzia americana che si occupa di previsioni meteorologiche e monitoraggio dei mari con esplorazioni in acque profonde. Fra gli autori della ricerca il professor John Abraham dell’Università di St Thomas in Minnesota e Michael Mann, collega all’Università della Pennsylvania. Per la loro analisi hanno usato i dati sulle temperature oceaniche raccolti nel corso del 2022 da team statunitensi e cinesi nei primi 2 mila metri di profondità. È qui che infatti si verifica gran parte del riscaldamento, soprattutto per via delle emissioni di gas serra. Il 90 per cento della CO₂ e di altri elementi nocivi per l’ambiente finisce nelle acque dei mari, la cui temperatura aumenta notevolmente. Coinvolti il Mar Mediterraneo, che si conferma come il più veloce a riscaldarsi, il Pacifico e l’Atlantico settentrionali e le aree vicine all’Antartide.

Lo studio ha rivelato che negli ultimi 12 mesi gli oceani hanno assorbito 10 zettajoule di calore in più del 2021. In termini pratici, si parla 40 asciugacapelli a persona ogni giorno tutto l’anno. Siamo di fronte al dato più alto non solo dall’inizio delle misurazioni nel 1950, ma probabilmente persino nell’ultimo millennio. L’analisi ha permesso inoltre di quantificare il livello di salinità dell’acqua, che assieme alla temperatura determina la densità e consente la circolazione oceanica fondamentale per la vita. I dati hanno mostrato un netto cambiamento, indicando una continua alterazione del ciclo idrologico globale. «Oceani più caldi significano maggior rischio di precipitazioni intense, come testimoniano gli eventi meteorologici in Europa, Australia e Usa», ha dichiarato il dottor Mann. L’aumento è stabile a partire dal 1958, ma solo dagli Anni ’90 ha visto una sensibile intensificazione per via delle emissioni di gas serra.
Quali sono i rischi per la Terra
Acque più calde favoriscono eventi estremi come uragani e tifoni di grande intensità. Inoltre aumentano la percentuale di umidità nell’aria, accentuando la possibilità di piogge e inondazioni. Inoltre, il surriscaldamento oceanico è cagione di un innalzamento dei mari stessi, mettendo a rischio le regioni costiere. Se il 2022 ha segnato un record nello storico delle misurazioni, gli scenari futuri purtroppo non promettono miglioramenti. Molto presto La Niña, fenomeno complesso che tende a raffreddare le acque del Pacifico, lascerà posto alla controparte calda El Niño, contribuendo a un ulteriore innalzamento della temperatura dell’aria in tutto il mondo. Il riscaldamento globale avrà fine soltanto con il raggiungimento del net zero, ossia la completa assenza di emissioni di gas serra. «Stiamo andando nella direzione sbagliata», ha detto il capo dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) Petteri Taalas.
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