Il tempo di uno Yeet

Redazione
20/07/2021

Il termine, preso dello slang, significa lanciare o anche darsela a gambe. È solo una delle 300 nuove parole inserite in Dictionary.com. Una dimostrazione di come sta cambiando la lingua inglese.

Il tempo di uno Yeet

Le lingue sono in costante evoluzione. Lo conferma l’ultimo aggiornamento di Dictionary.com che, la scorsa settimana, ha aggiunto al suo database oltre 300 nuove parole e definizioni. Coprendo gli argomenti più svariati, dal Covid-19 alla didattica a distanza, passando per le battaglie per i diritti civili degli afroamericani, i riferimenti alla cultura pop e lo slang delle nuove generazioni.

Quali sono le nuove parole inserite su Dictionary.com

«L’aggiornamento del nostro dizionario dimostra quanto l’Inglese sia più vivo che mai», ha spiegato John Kelly, caporedattore di Dictionary.com, in un comunicato stampa ripreso da Gizmodo. «La revisione del vocabolario, soprattutto quello parlato, si allinea perfettamente ai cambiamenti che, nell’ultimo anno, hanno investito la società in cui viviamo e, in generale, il mondo intero». Così, sull’onda di questo restyling, ecco che fanno la loro comparsa espressioni come 5G, minoritize (abitudine a declassare membri di minoranze etniche, linguistiche o di genere) e content warning (disclaimer generalmente adoperato su Internet per allertare il lettore sul contenuto sensibile in un video, un articolo o un tweet).

Tra le aggiunte più curiose, però, spicca yeet. Secondo Dictionary.com, la parola è stata utilizzata per la prima volta tra il 2005 e il 2010 nel contesto della comunità nera come esclamazione di gioia e felicità. Resa famosa dai social, è entrata a far parte del linguaggio corrente, arricchendosi di nuove sfaccettature. Al punto da trasformarsi anche anche in un verbo dalla duplice accezione: se riferito a un oggetto, significa scagliare o lanciare, se riferito a un essere animato, invece, indica il tentativo di muoversi velocemente per sfuggire a una situazione scomoda o di pericolo.

L’influenza del Black Lives Matter sui nuovi termini

Anche la lingua è stata influenzata dalle proteste del movimento Black Lives Matter. Ne sono testimonianza sigle come Dei (diversità, uguaglianza e inclusività) e Jedi (giustizia, diversità, uguaglianza e inclusività). Ma non è finita qui. Presenti anche novità provenienti dal gergo giovanile e mainstream, tra cui zaddy e blamestorm, utilizzati rispettivamente per fare un complimento a un uomo ben vestito e sicuro di sé e per alludere all’abitudine di trovare necessariamente un colpevole dopo un accadimento negativo.

E ancora, numerosi sono i vocaboli ereditati dal linguaggio tech o entrati a far parte della nostra quotidianità dopo oltre un anno di pandemia. Tra una lezione online e un esame su Zoom, studenti e insegnanti si sono spesso trovati a usare lemmi come asynchronous (asincrono) e synchronous (sincrono) per descrivere un lavoro da fare singolarmente o con il resto della classe. Direttamente da Twitter, arriva poi deplatforming, definizione che indica il veto che ha colpito personaggi pubblici come Donald Trump. Questi nell’esprimere certe opinioni sul web, si sono spinti oltre il limite imposto dal social, finendo per essere epurati dalla piattaforma