Mosca revoca la licenza di stampa a Novaya Gazeta
Lo ha deciso un tribunale di Mosca. Il direttore Muratov: «Decisione politica». Il quotidiano indipendente per il quale lavorava anche Anna Anna Politkovskaya era stato co-fondato da Gorbaciov. L'Onu: «Nuovo colpo» all’indipendenza dei media russi.
Lunedì 5 settembre un tribunale di Mosca ha revocato la licenza di stampa all’edizione cartacea del quotidiano indipendente Novaya Gazeta, il cui direttore Dmitri Muratov nel 2021 ha vinto insieme con la collega Maria Ressa il Premio Nobel per la Pace. «Il tribunale Basmanny di Mosca ha invalidato il certificato di registrazione della versione cartacea di Novaya Gazeta», ha scritto il quotidiano sui social. Muratov ha dichiarato alla stampa che la decisione della giustizia russa è squisitamente «politica». «Il giornale oggi è stato ucciso», scrive la redazione in un editoriale. «Oggi hanno ucciso di nuovo i nostri colleghi, che erano già stati uccisi da questo Stato per l’adempimento del loro dovere professionale».
La sospensione delle pubblicazioni lo scorso marzo e il lancio dell’edizione europea
Il Roskomnadzor, l’agenzia russa per il controllo dei media, aveva chiesto alle autorità competenti la revoca della registrazione del giornale indipendente il 26 luglio scorso ufficialmente perché la testata non aveva fornito per tempo il proprio statuto editoriale. Novaya Gazeta aveva autonomamente sospeso le pubblicazioni lo scorso marzo a seguito del giro di vite del Cremlino sui media indipendenti. Parte della sua redazione, come molti altri colleghi, aveva lasciato la Federazione lanciando una nuova edizione dall’Europa per poter raccontare senza censure del regime l’invasione russa dell’Ucraina. Muratov aveva anche messo all’asta il Premio Nobel per aiutare i bambini ucraini sfollati ricavando 103 milioni di dollari.
Mikhail Gorbaciov fondatore di Novaya Gazeta con Muratov
La decisione sulla licenza del tribunale Basmanny arriva meno di una settimana dalla morte di Mikhail Gorbaciov, ultimo leader sovietico, che aveva sempre sostenuto il quotidiano, donando una parte del Premio Nobel vinto nel 1990 per la sua fondazione. Negli anni sette giornalisti della testata – Igor Domnikov, Yuri Shchekochikhin, Anna Politkovskaya, Stanislav Markelov, Anastasia Baburova, Natalya Estemirova, Orkhan Dzhemal – sono stati uccisi in omicidi considerati legati ai servizi russi. Dura la denuncia dell’Onu che ha parlato di un «nuovo colpo» all’indipendenza dei media russi.