Il 30 giugno 1934, in Germania è la Notte dei lunghi coltelli. Tra il 30 giugno e il primo luglio scattò l’eliminazione degli oppositori politici di Hitler all’interno del partito nazionalsocialista e dei vertici delle cosiddette squadre d’assalto (Sa), che avevano acquistato progressivamente potere fino a diventare per il Führer una minaccia. L’omosessualità del loro leader, Ernst Röhm, rappresentò uno dei pretesti per la loro eliminazione e per la campagna repressiva contro gli omosessuali. Secondo i dati forniti il 13 luglio dallo stesso Cancelliere del Reich, furono assassinate 71 persone, ma il totale delle vittime fu stimato tra le 150 e 200. Il bagno di sangue segnò la definitiva presa di potere del dittatore nazista.

Notte dei lunghi coltelli: da dove viene il termine
L’espressione “Notte dei lunghi coltelli” risale a un antico episodio della storia medievale e chiama in causa gli Angli e i Sassoni che tesero un tranello ai Celti per massacrarli brutalmente. Più che un massacro, quello ordinato da Hitler fu un piano ben studiato con l’intento di consolidare il potere in seno al partito nazionalsocialista. Su pressione dei capi delle forze armate, di Göring e di Himmler, Hitler pianificò l’assassinio di Ernst Röhm, leader delle Sa, le Sturmabteilung, reparto paramilitare da lui costituito nel 1921 a difesa dei comizi nazisti, detti anche camicie brune, dal colore della camicia della loro uniforme. È proprio dalle SA che fu selezionato il gruppo d’élite comandato da Heinrich Himmler – le SS – come guardia personale di Hitler. Preoccupato da un possibile tentativo di colpo di Stato a opera di Röhm, con l’“Operazione Colibrì” le SS irruppero nel Hanesbauer Hotel di Bad Wiessee, in Baviera, e arrestarono alcuni capi delle Sa tra cui lo stesso Röhm. Fu lo stesso cancelliere e capo di Stato a penetrare nella stanza di Röhm, muovendogli l’accusa di tradimento e di cospirazione. Tutti i membri furono arrestati, imprigionati e trucidati. Tra le vittime anche l’ex cancelliere von Schleicher, Gustav von Kahr, tra i principali oppositori al Putsch di Monaco dell’8 novembre 1923 – che vide Hitler e un manipolo di nazisti irrompere nella birreria Burgerbraukeller per annunciare il rovesciamento del governo bavarese – e Gregor Strasser, uno dei primi leader del partito nazista.

La purga del 1934 rafforzò le persecuzioni contro gli omosessuali
Röhm, dichiaratamente omosessuale, rivendicava per le Sa il ruolo di futuro esercito della Germania rivoluzionaria. Una forza autonoma di cui sarebbe stato il comandante, che avrebbe inglobato o sostituito la Wehrmacht, le forze armate della Germania nazista. Eliminare Röhm significava liberarsi di un esponente che iniziava a essere troppo ingombrante e che poteva ostacolare la politica persecutoria dei nazisti nei confronti degli omosessuali. Un orrore che non risparmiò neanche le donne: alcune furono poste sotto sorveglianza, la maggior parte fu mandata nei campi di concentramento o internata in ospedali psichiatrici. Nel 1935 la persecuzione divenne più estesa e sistematica: le pene detentive furono inasprite e la categoria degli atti – considerati veri e propri crimini – contro la decenza e commessi tra individui di sesso maschile fu estesa, in modo da includervi qualsiasi azione che potesse solo essere avvertita come omosessuale, anche in assenza del rapporto vero e proprio. Successivamente i tribunali dichiararono che la sola intenzione o il pensiero fossero sufficienti a identificare tali atti.