Le centrali eoliche di Roan e Storheia, in Norvegia, potrebbero essere abbattute. La Corte suprema ha infatti stabilito che la loro presenza sta danneggiando i pastori del popolo Sami, da generazioni allevatori di renne a Trøndelag, nell’area settentrionale del Paese scandinavo.
Le 151 turbine di 80 metri di altezza in azione sulla penisola di Fosen, parte del più grande parco eolico onshore di tutta Europa, rischiano dunque di essere distrutte. Inaugurate nel 2010, sono state completate solamente nel 2020 grazie anche a finanziamenti svizzeri per un costo totale di circa un milione di euro. «La loro costruzione è stata dichiarata illegale, pertanto lo sarebbe anche continuare a gestirle senza subire ripercussioni», ha detto al Guardian Andreas Bronner, rappresentante dei pastori. Non si è fatta attendere la risposta del governo norvegese che, con le parole del portavoce del ministero per il Petrolio e l’Energia Ole Berthelsen, ha detto che «il verdetto della Corte suprema crea la necessità di chiarire al più presto la situazione».

Violato in Norvegia il patto internazionale sui diritti civili e politici
I giudici hanno infatti dichiarato nulle le licenze concesse dal ministero per la costruzione e il funzionamento delle centrali, costatando una violazione del patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici. Secondo l’articolo 27 del trattato infatti «non deve essere in alcun modo negato il diritto delle minoranze etniche di godere della propria cultura, di professare e praticare la propria religione o di usare la propria lingua». Secondo la Corte norvegese, il tradizionale allevamento di renne costituisce un pilastro culturale del popolo Sami, da ritenere pertanto una pratica protetta.
«È una grande sorpresa per noi», ha risposto Tom Kristian Larsen, direttore generale della società che gestisce uno dei due parchi eolici, la Fosen Vind. «Abbiamo basato l’operato dell’azienda su licenze definitive concesse dalle autorità dopo un lungo e dettagliato confronto». La società, con un comunicato ufficiale, ha ora detto che attenderà la decisione del ministero prima di operare i prossimi passi.
Il popolo Sami conta oggi 80- 100 mila persone e si è diffuso, oltre che in Norvegia, anche in Svezia, Finlandia e Russia. Molti di loro vivono esclusivamente grazie all’allevamento delle renne, da cui ricavano carne e pelli da vendere al mercato estero.