L’allarme è scattato ieri, quando i gasdotti Nord Stream 1 e 2, che collegano la Russia alla Germania, sono stati entrambi improvvisamente colpiti da perdite nel tratto di mar Baltico tra Danimarca e Svezia, molto rare e inspiegabili: «danni senza precedenti», hanno fatto sapere immediatamente i gestori, e per questo molto seri. Gli incidenti non hanno alcun impatto sulla fornitura di gas in Europa, perché i collegamenti non sono attualmente in uso, ma creano ugualmente tensioni sui mercati dell’energia. Così come tra Federazione Russa e Ue: si è trattato di un incidente o di un sabotaggio, anzi di un attacco deliberato, legato all’invasione dell’Ucraina e alle sanzioni occidentali?

Le accuse del Cremlino e la risposta dell’Ue
Il Cremlino ha immediatamente chiesto «un’indagine urgente», parlando di «possibile sabotaggio». Per il portavoce presidenziale Dmitry Peskov nessuna ipotesi è da escludere. Anche l’Ue ha chiesto un’indagine approfondita, ritenendo che le perdite di questa settimana avvenute praticamente in contemporanea, «non siano una coincidenza», ma che si tratti di «un atto deliberato», come ha dichiarato l’Alto commissario per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell.
Damage to Nord Stream 1 & 2 are not a coincidence and affect us all.
All available information indicates leaks are the result of a deliberate act.
Deliberate disruption of European energy infrastructure is utterly unacceptable and will be met with a robust and united response. https://t.co/p32qR8TzOb
— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) September 28, 2022
Ha parlato apertamente di sabotaggio il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che ha twittato: «Gli atti di sabotaggio sembrano essere un tentativo di destabilizzare ulteriormente l’approvvigionamento energetico dell’Ue. Abbiamo bisogno di un’indagine urgente e approfondita. Coloro che hanno perpetrato questo atto saranno ritenuti pienamente responsabili e obbligati a pagare. I nostri sforzi per diversificare l’approvvigionamento energetico rispetto al gas russo continuano». Mosca nega ogni responsabilità, mentre l’Ue punta il dito contro la Russia.
Le esplosioni a poca distanza dal Baltic Pipe
Le perdite sono tre: due riguardano il Nord Stream 1, mentre una il Nord Stream 2. I danni alle infrastrutture si sono verificati entrambi attorno all’isola danese di Bornholm: i sismografi di Danimarca e Svezia hanno registrato due forti esplosioni in mare, la prima alle 2.03 della notte tra domenica e lunedì di magnitudo 1.9, la seconda di 2.3 alle 19.04. Tutto è successo non solo nelle acque attorno all’isola di Bornholm, ma anche a due passi dal Baltic Pipe, gasdotto inaugurato ieri che mira a rendere la Polonia e l’intera Europa maggiormente indipendenti dalle forniture russe.

Ipotesi sabotaggio: come sarebbe avvenuto
Un sabotaggio potrebbe essere stato commesso soltanto da un attore statale, per mano di sommozzatori della marina o con un sommergibile. Secondo forti occidentali, la marina americana avrebbe segnalato al largo della Norvegia il sommergibile nucleare russo BS329 Belgorod: il natante ospita un sottomarino (“midget’”, cioè nano) che viene inviato a compiere operazioni sul fondale: potrebbe aver trasportato uomini rana, che poi avrebbero piazzato una serie di cariche ad alto potenziale lungo i tubi del Nord Stream. Cosa sia successo a 80 metri di profondità nel mar Baltico sarà oggetto di indagini: nessuno in Occidente sembra infatti prendere in considerazione l’ipotesi di un semplice incidente, anzi due, ma ritiene verosimile quella che dietro ci sia appunto lo zampino di Vladimir Putin, in quanto tutto ciò potrebbe avvantaggiare la Russia, nel tentativo di “strozzare” l’Europa.
Svezia e Danimarca hanno unità di crisi: secondo la premier danese Mette Frederiksen «i danni sono stati causati da atti deliberati», mentre Stoccolma parla già di 100 chili di tritolo. Anche per Kyiv si tratta di un attacco russo. «Le esplosioni potrebbero essere un avvertimento», ha dichiarato la presidente del Parlamento lituano Viktorija Čmilytė-Nielsen. Gli Stati Uniti si sono detti pronti ad aiutare l’Ue, mentre è scesa in campo la Nato, che sta monitorando la situazione nel Baltico: «Gli alleati stanno esaminando le circostanze delle fughe di gas e scambiando informazioni, anche con Finlandia e Svezia», ha fatto sapere un funzionario dell’Alleanza Atlantica. L’ex ministro degli Esteri della Polonia e attualmente europarlamentare Radek Skorski, su Twitter, ha ringraziato gli Stati Uniti per aver distrutto i due gasdotti russi.
Thank you, USA. pic.twitter.com/nALlYQ1Crb
— Radek Sikorski MEP (@radeksikorski) September 27, 2022
Nord Stream, la Germania teme danni irreparabili
Secondo quanto riporta Tagesspiegel, il governo federale della Germania teme che i tubi del Nord Stream possano diventare inutilizzabili, se non venissero riparati rapidamente. Al di là degli squarci causati dalle esplosioni, in sé riparabili, l’acqua salata che sta entrando nelle tubazioni è destinata a corroderle. Come primo passo, Berlino ha intensificato il controllo delle acque tedesche da parte della polizia federale. La Germania rafforzerà inoltre la protezione delle zone costiere del Mare del Nord e del Mar Baltico: desta preoccupazione anche la protezione dei terminali di gas liquido attualmente in costruzione e dei cavi sottomarini e delle telecomunicazioni.
Danni a Nord Stream: il prezzo del gas alle stelle
Il gas continua a uscire nel Mar Baltico dai gasdotti Nord Stream e si prevede che le perdite ci saranno ancora per alcuni giorni o fino a una settimana. Lo ha reso noto l’Agenzia per l’Energia danese. Mentre l’Europa indaga sulle misteriose perdite del Nord Stream, i future sul gas sono schizzati a 205 euro al megawattora alla Borsa di Amsterdam: un rialzo in avvio di seduta già oltre il 10 per cento.

La storia dei due gasdotti
Il gasdotto Nord Stream 1, che al momento non fornisce gas all’Europa, è stato inaugurato ufficialmente l’8 novembre 2011. Inizia a Vyborg, città russa con sbocco sul mare, e termina nella città tedesca di Greifswald, anch’essa affacciata sul Baltico. Nel 2021 è stata completato il Nord Stream 2, progettato per raddoppiare la capacità annua fino a 110 miliardi di metri cubi: il secondo gasdotto non è però mai entrato in funzione, a causa della sospensione della certificazione da parte della Germania, in risposta al riconoscimento da parte della Russia delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Tuttavia il gasdotto, che corre per 1.200 chilometri nelle acque del mar Baltico, era stato riempito di gas in vista della messa in opera.