Nonna Wong, chi è l’attivista di Hong Kong condannata a otto mesi di carcere

Fabrizio Grasso
14/07/2022

Condannata a otto mesi di carcere la 66enne attivista pro-democrazia di Hong Kong ribattezzata "Nonna Wong". Presenza fissa alle manifestazioni dal 2019. La sua storia inizia con gli eventi di Piazza Tienanmen.

Nonna Wong, chi è l’attivista di Hong Kong condannata a otto mesi di carcere

Capelli grigi, occhiali da vista e bandiera britannica in mano. Questo l’identikit di Alexandra Wong, meglio nota come “Nonna Wong”, attivista e volto delle proteste pro-democrazia di Hong Kong. La 66enne è stata condannata a otto mesi di reclusione per aver partecipato a due assemblee illegali nel 2019 e aver offeso il governo, bollandolo come «regime autoritario». Presenza fissa delle manifestazioni di piazza di tre anni fa, aveva già scontato nel 2021 due pene per altrettanti reati, tra cui l’aggressione a una guardia di sicurezza. Wong è solo una delle oltre 10 mila persone arrestate in relazione alle proteste del 2019.

LEGGI ANCHE: Hong Kong, la situazione del giornalismo fra minacce e censura

Nonna Wong, le ultime sull’attivista pro-democrazia e simbolo di Hong Kong

Nonna Wong dovrà scontare otto mesi di reclusione. Lo ha deciso il magistrato Ada Yim per via della sua partecipazione, l’11 agosto 2019, a due assemblee illegali e per aver gridato parole offensive contro il governo. La risposta dell’attivista non si è fatta attendere tanto che, dal banco degli imputati, ha definito le autorità un «regime autoritario». Wong non è estranea ai tribunali del Paese, avendo organizzato lei stessa manifestazioni di protesta fuori dagli edifici pubblici. Il tutto nonostante la severa legge punitiva sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino. Non si tratta tuttavia della prima condanna nei confronti di Nonna Wong. La 66enne già lo scorso anno aveva scontato quattro giorni in carcere a gennaio per essersi rifiutata di mostrare i documenti durante una protesta e un mese a luglio per aver aggredito una guardia di sicurezza di un tribunale.

Otto mesi di carcere per Nonna Wong, attivista pro-democrazia di Hong Kong. La sua storia ha origine con gli eventi di Piazza Tienanmen.
Nonna Wong, attivista condannata a 8 mesi di carcere a Hong Kong (Getty)

Simbolo delle proteste di piazza, Nonna Wong era scomparsa improvvisamente nel 2019. Riapparve solo a ottobre 2020, dicendo di essere stata intercettata durante un viaggio verso Shenzhen e trattenuta nella Cina continentale per 45 giorni. Le sarebbe stato impedito di tornare a Hong Kong per 14 mesi, non prima di aver firmato una serie di confessioni scritte. Le autorità l’avrebbero anche obbligata a svolgere un “viaggio patriottico” a Xi’an, nella Cina centrale, per sventolare lo stendardo nazionale, cantare l’inno e imparare il rispetto per il governo. «Il mio dovere è prendermi cura dei giovani», aveva detto alla Cnn nel 2020. «Le persone anziane o di mezza età devono battersi per il futuro». La sua incarcerazione segue solo di un giorno la condanna a nove mesi di reclusione per Koo Sze-yiu, 75nne con un cancro allo stadio avanzato, colpevole di aver pianificato proteste contro le Olimpiadi invernali di Pechino.

La storia di protesta nasce con il massacro di Tienanmen

Nonna Wong non è nata manifestante. Figlia di una coppia originaria della Cina continentale, studiò musica a Vienna e rientrò a Hong Kong nel 1989, l’anno della strage di Piazza Tienanmen. «Sangue e caos di quei giorni sono rimasti dentro di me», ha detto in un’intervista alla Cnn del 2020. «Non dimenticherò mai la forza di quei manifestanti». Per questo partecipò alla marcia di solidarietà verso le vittime, evento che accese il suo impegno politico. In seguito, dopo 10 anni fra Austria e Hawaii per lavoro, trovò un posto in una ong della Cina continentale. «Ho pensato: perché in alcuni posti si vive felici e altri sono miserabili?», ha proseguito alla Cnn.

Otto mesi di carcere per Nonna Wong, attivista pro-democrazia di Hong Kong. La sua storia ha origine con gli eventi di Piazza Tienanmen.
L’attivista Alexandra Wong, nota come Nonna Wong, con la bandiera britannica (Getty)

Nel 2006 acquistò un appartamento a Shenzhen, più economica rispetto a Hong Kong, ma la distanza contribuì solo ad acuire il suo senso di appartenenza alla città. «Sentivo che qualcosa non andava, per questo ho fatto sempre più spesso la spola». Wong si è così unita a numerose proteste dal 2011, accampandosi in strada anche per diverse notti. È stato qui che ha ottenuto il soprannome di “Nonna Wong”, sebbene non abbia mai avuto figli. «Voglio spingere tutti a uscire allo scoperto, anche gli anziani, per il benessere dei giovani».