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Scacco alla regina

L’80enne Nona Gaprindashvili ha fatto causa a Netflix per la serie con Anya Taylor-Joye. Anche lei affrontò uomini ed è georgiana, non russa.

20 Settembre 2021 11:58 Redazione
La regina degli scacchi: perché Nona Gaprindashvili ha fatto causa a Netflix

Dopo un anno costellato di successi e riconoscimenti, La regina degli scacchi deve fare i conti con la giustizia. Giovedì 16 settembre, la campionessa Nona Gaprindashvili ha deciso di fare causa a Netflix e allo show per una battuta sul suo conto dai toni fortemente discriminatori e sminuenti.

La regina degli scacchi: perché Nona Gaprindashvili ha fatto causa a Netflix
La campionessa georgiana Nona Gaprindashvili nel 1964 (Getty Images).

La Regina degli scacchi: Nona Gaprindashvili versus Netflix

Reclamando un risarcimento di 5 milioni di dollari, la giocatrice georgiana ha sostenuto di essere stata gravemente diffamata da una frase pronunciata nell’ultimo dei sette episodi della serie, durante la sfida tra la protagonista Beth Harmon (interpretata da Anya Taylor-Joye) il campione sovietico Vasily Borgov. Il commentatore della partita sosteneva che Gaprindashvili non avesse mai giocato contro avversari uomini: «Elizabeth Harmon, per i loro standard, non è una professionista temibile. L’unica cosa inusuale di lei è, effettivamente, il sesso. E non è neppure un’eccezione in Russia perché c’è Nona Gaprindashvili. Lei, tuttavia, è solo la campionessa mondiale del circuito femminile perché non ha mai avuto modo di battersi contro gli uomini».

Il regista e gli sceneggiatori avrebbero dovuto studiare di più perché l’80enne ex campionessa si è misurata spesso con colleghi uomini. A quanto si legge nella documentazione legale (nella quale, oltre ai soldi, si richiede anche l’immediata rimozione delle affermazioni errate), Gaprindashvili ha sfidato 59 uomini, di cui 28 in una sola partita in simultanea e 10 detentori del titolo di Gran Maestro. «Hanno provato a costruire un personaggio femminile che facesse da pioniera e apripista per le altre donne, quando in realtà ci avevo già pensato io a ispirare le generazioni successive», ha spiegato in un’intervista al New York Times. «A molti non sembrerà grave ma per me lo è. Hanno praticamente cancellato metà della mia vita e dei miei successi davanti a un pubblico di milioni e milioni di persone». Dopo essersi appassionata agli scacchi da ragazzina, Gaprindashvili ha vinto per la prima volta i mondiali femminili all’età di 21 anni. Un titolo che vinse altre quattro volte, insieme con il trionfo al torneo Hastings Challengers tra il 1963 e il 1964 e la supremazia assoluta su tutti gli scacchisti inglesi nella tranche di partite dell’anno successivo. Ma, senza dubbio, l’onorificenza più preziosa del suo curriculum rimane il titolo di Gran Maestro Assoluto, ottenuto dalla Federazione Internazionale nel 1977. È stata la prima donna nella storia a essere insignita di un titolo così importante.

Nona Gaprindashvili ha fatto causa a Netflix per la regina degli scacchi
Regno Unito: Nona Gaprindashvili affronta in simultanea 28 uomini nel gennaio 1965 (Getty Images).

Nella serie Netflix la georgiana Gaprindashvili è scambiata per russa

Ma la battaglia legale di Gaprindashvili contro la miniserie da oltre 62 milioni di spettatori non finisce qui. L’ex stella degli scacchi ha citato in giudizio la piattaforma di streaming anche per disinformazione. Sarebbe, infatti, stata menzionata come russa quando, in realtà, è nata e cresciuta in Georgia. «Sommando un ulteriore errore, Netflix ha descritto Gaprindashvili come russa, malgrado sapesse che era georgiana», si legge nelle carte. «In più, era al corrente del fatto che la Georgia avesse sofferto profondamente sotto la dominazione sovietica quando era parte dell’Urss, costretta a subire invasioni violente e frequenti minacce armate». Per parte sua, Netflix ha risposto alla polemica con un comunicato stampa: «Nutriamo profondo rispetto per la signora Gaprindashvili e la sua sfavillante carriera ma pensiamo che quest’azione giudiziaria non abbia senso di esistere e ci difenderemo dalle accuse nelle sedi più opportune».

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