Scorri l’elenco delle nomine delle grandi partecipate di Stato – arrivato nella serata di mercoledì 12 aprile dopo varie tribolazioni in maggioranza – e ti imbatti in Trifone Altieri. Compare tra i sei consiglieri individuati dal Mef a sedere nel cda di Leonardo, la partecipata su cui si è consumato uno scontro ad altissimo livello nel governo (uno dei pezzi da 90 di Fratelli di Italia e ministro della Difesa, Guido Crosetto, avrebbe voluto ad Lorenzo Mariani, oggi in Mbda, e invece la presidente del Consiglio ha imposto Roberto Cingolani).
La Lega aveva già piazzato Altieri alla presidenza di Invimit
Personaggio politicamente trasversale nel centrodestra, negli ultimi anni Altieri, pugliese di Bari, è stato folgorato dalla Lega salviniana. Dopo essere eletto consigliere della provincia di Bari tra le fila di Forza Italia dal 2004 al 2009, aveva fallito l’elezione alla Camera nel 2013. Ma a Montecitorio è entrato dopo l’elezione di Antonio Leone al Consiglio superiore della magistratura. Una volta alla Camera, è uscito da FI e si è avvicinato al gruppo fittiano per poi aderire alla Lega. Ed è stato proprio il Carroccio (che lo avrebbe voluto candidato presidente della Regione Puglia nel 2020 contro Michele Emiliano, ma alla fine la coalizione puntò su Fitto) a spingerlo alla presidenza di Invimit, la sgr del ministero dell’Economia che si occupa della dismissione del patrimonio immobiliare pubblico. Ora il trasferimento a Leonardo.

Arrigoni, dal Gse all’incarico col ministro Giorgetti
Ma Altieri non è l’unico caso in cui la Lega si ricorda di un suo uomo e lo piazza dopo aver fallito l’elezione in parlamento (per il politico pugliese un altro fallimento è datato 2018). A inizio marzo, Tag43 ha riportato la notizia di Paolo Arrigoni alla presidenza del Gse. Dopo due legislature a Palazzo Madama, Arrigoni – che per la Lega è uno dei principali referenti sul tema energia – aveva mancato la rielezione. Ma per lui, grazie alla forte sponsorizzazione della Lega, si era aperto il paracadute Gse.

Non è finita. Scorrendo con attenzione gli staff ministeriali, sono molti i nomi ripescati dagli esponenti leghisti ai vertici dei dicasteri nelle stanze che contano. E uno dei nomi che spunta, anzi rispunta, è proprio quello di Arrigoni. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, gli ha conferito un incarico di collaborazione presso la segreteria «al fine di garantire un adeguato supporto al sig. ministro in materia di investimenti pubblici e iniziative oggetto di deliberazione del Cipess». Incarico fino a dicembre 2023 per un compenso lordo di 50 mila euro.

Snider, consigliere regionale e collaboratrice al Mef
Giorgetti ha voluto con sé anche Silvana Snider. Per lei l’esperienza parlamentare è stata più breve, essendo entrata a Montecitorio a febbraio 2021 per sostituire Alessandra Locatelli, diventata nel frattempo assessore in Regione Lombardia. E Snider oltre a ricoprire il ruolo di consigliere regionale sempre in Lombardia è anche collaboratrice al Mef per «assicurare lo svolgimento di attività concernenti strumenti e misure di intervento in materia di frontalierato, terre e zone di confine, zone montane e relativi programmi, collegamento con enti e territori». Retribuzione prevista di 25 mila euro fino a dicembre 2023.

Bordoni, 40 mila euro per coadiuvare Salvini al Mit
Al ministero dei Trasporti, con il leader Matteo Salvini, si trova invece Davide Bordoni in qualità di esperto per i rapporti con gli enti territoriali. Già in in consiglio comunale di Roma tra le fila del Pdl per varie consiliature, nel 2020 è stato tra gli ispiratori della nascita del gruppo Lega in Campidoglio. A settembre 2022 non riesce a ottenere l’elezione in parlamento. Ma il voto gli consente comunque di tornare nel consiglio comunale di Roma dove gli lascia il posto Simonetta Matone, lei sì eletta alla Camera. Al Mit coadiuva Salvini per 40 mila euro l’anno.

Di Muro, capo segreteria del viceministro Rixi
E sempre al Mit ha trovato posto anche Flavio Di Muro. Ex deputato del Caroccio nella scorsa legislatura, ha mancato la riconferma in Liguria. Ed è arrivata la chiamata al ministero, dove è diventato capo segreteria del viceministro Edoardo Rixi, del quale era stato capo di gabinetto da assessore regionale sempre in Liguria. Massimo Bitonci, invece, da sottosegretario al ministero delle Imprese e Made in Italy ha chiamato Roberto Turri (ex deputato) come capo segreteria.

Calderoli non dimentica i leghisti non eletti
Ma l’elenco non è finito. Roberto Calderoli, al ministero per le Autonomie, ha voluto Luigi Augussori come consigliere per gli Affari istituzionali, paga di oltre 64 mila euro l’anno. Senatore nella scorsa legislatura, anche per lui riconferma mancata. Mentre l’elezione non è stata centrata (e sarebbe stata la prima) da Maurizio Bosatra che Calderoli ha voluto consigliere per i rapporti con le autonomie territoriali. Ma Calderoli non ha dimenticato nemmeno Stefano Corti, anche lui in arrivo da un’esperienza a Palazzo Madama la scorsa legislatura e ora consigliere per i territori a vocazione montana. Infine, da segnalare l’ex deputato Tullio Patassini che continua ad aggirarsi alla Camera con un ruolo nella segreteria del presidente della commissione Attività produttive, Alberto Gusmeroli.
La rettifica del Mef
In riferimento all’articolo online “Nomine, i riciclati della Lega tra partecipate e staff ministeriali” di Carlo Ciarri pubblicato oggi, si informa che quanto riportato sugli incarichi di Paolo Arrigoni e Silvana Snider presso il Mef non è corretto poiché entrambi si sono già dimessi dopo aver assunto nuovi ruoli e pertanto non percepiscono alcuna retribuzione. Si chiede pertanto di rettificare, con cortese urgenza.