No-vax, no post

Redazione
11/08/2021

Centinaia di account Facebook e Instagram, appartenenti a un network russo, sono stati rimossi dai social. Diffondevano informazioni false sull'efficacia dei vaccini.

No-vax, no post

Dopo aver bloccato e oscurato l’hashtag #VaccinesKill, continua la campagna di Facebook contro la disinformazione sui vaccini. Di recente, il social network ha rimosso centinaia di account no-vax che pare fossero coinvolti in un’operazione di divulgazione di fake news presumibilmente partita dalla Russia. Le bufale erano indirizzate soprattutto a India, America Latina e Stati Uniti, mentre il network di profili tentava di reclutare influencer di spicco per diffondere bufale e dissuadere gli utenti della piattaforma dal vaccinarsi contro il Covid. A quanto si legge nell’ultimo report compilato dall’azienda, a guidare la rete e a gestire i contatti con i content creator era un’agenzia di influencer marketingFazze, parte integrante della compagnia russa AdNow. Non una novità assoluta, Fazze, infatti, era già comparsa in una serie di inchieste della Bbc relative proprio a fake sui vaccini.

Fazze, l’agenzia specializzata in bufale sui vaccini occidentali

A maggio, numerosi influencer erano stati contattati dall’agenzia per improvvisarsi virologi – dietro il pagamento di laute somme di denaro – e allertare i follower su presunti rischi legati alla somministrazione di Pfizer. Il piano, iniziato oltre un anno fa, mirava a macchiare la reputazione dei vaccini occidentali. A novembre 2020, infatti, il team investigativo di Facebook aveva scoperto che la stessa organizzazione aveva cercato di dipingere AstraZeneca come letale perché adoperava, nella sperimentazione, un adenovirus proveniente dagli scimpanzé. Per validare la teoria sul web e renderla virale, vari account avevano iniziato a pubblicare meme che, utilizzando scene de Il pianeta delle scimmie, volevano dimostrare come i vaccini trasformassero effettivamente le persone in primati. Si trattava prevalentemente di post in lingua Hindi, diffusi soprattutto tra Bangladesh e Pakistan.

Cancellati 65 account Facebook e 243 profili Instagram

L’intervento dei vertici della piattaforma ha determinato la rimozione di 65 account Facebook e 243 profili Instagram, accusati di aver gravemente violato le regole della policy. Secondo Ben Nimmo, responsabile della protezione di informazioni riservate per il social di Mark Zuckerberg, la campagna era partita da piccoli forum online, per poi espandersi grazie a influencer e hashtag. Messaggi e immagini ingannevoli, infatti, hanno fatto la loro comparsa anche su Reddit e Medium, mentre strane petizioni sulla sicurezza di AstraZeneca hanno iniziato a riempire gli archivi di Change.org. Nonostante l’ampiezza del sistema costruito, il progetto non ha ottenuto i risultati sperati e ha avuto un debole riscontro nel pubblico. «Oltre a personalità che col web ci lavorano e hanno un buon numero di seguaci, l’operazione si è poggiata anche su una serie di tattiche collaterali che, tuttavia, non hanno avuto grande presa», ha spiegato alla Bbc Jack Stubbs, direttore del reparto investigativo della compagnia di social media analytics Graphika. Tra le ragioni dell’insuccesso della campagna, sicuramente la poca attenzione nella redazione dei post. Non era raro ad esempio che un meme in Hindi fosse accompagnato da hashtag in portoghese.

La risposta della Russia ai ban di Facebook

Nonostante i ripetuti tentativi di mettersi in contatto con Fazze, la Bbc non ha ricevuto alcuna risposta. Una fonte, un dirigente della filiale inglese di AdNow, ne avrebbe confermato la chiusura e Facebook il ban totale dal suo algoritmo. Nel frattempo, l’ambasciata russa in Regno Unito ha smentito tutte le accuse rivolte al Cremlino, per molti la longa manus dietro al boicottaggio dei vaccini occidentali in nome della tutela degli interessi economici nazionali: «Per noi il Covid è un male che riguarda tutto il mondo e non siamo interessati a mettere i bastoni tra le ruote a nessuno perché l’obiettivo di tutti, indistintamente, è sconfiggerlo. A prescindere dal vaccino utilizzato».