No Green Pass, Puzzer licenziato dall’Agenzia portuale di Trieste

Redazione
16/04/2022

Lo ha annunciato il leader delle proteste contro il lasciapassare sanitario, «allontanato per giusta causa»: in possesso del certificato verde perché guarito dal Covid, non si presentava al lavoro da cinque mesi.

No Green Pass, Puzzer licenziato dall’Agenzia portuale di Trieste

Stefano Puzzer, leader delle proteste al porto di Trieste e, successivamente, in generale della contestazione al Green Pass, è stato licenziato dall’Agenzia per il lavoro portuale della città giuliana. Lo ha reso noto lui stesso in un video pubblicato su Facebook, in cui ha annunciato che si batterà «con tutte le forze contro la decisione dell’azienda».

No Green Pass, il leader delle proteste Stefano Puzzer è stato licenziato dall'Agenzia portuale di Trieste.
Stefano Puzzer (Facebook)

Puzzer non è tornato al lavoro pur avendo il Green Pass

Guarito dal Covid, Puzzer è da cinque mesi in possesso del Super Green Pass, ma non si è ripresentato al lavoro in quanto contrario all’obbligo di lasciapassare sanitario, deciso dal Governo. Da febbraio l’Agenzia per il Lavoro Portuale del Porto di Trieste ha inviato una serie di lettere di contestazione a Puzzer, invitandolo a rientrare, senza successo. Da qui la decisione di licenziarlo per giusta causa. «La prima preoccupazione è stato come comunicarlo alla mia famiglia. Sapevo che era una cosa a cui sarei andato incontro», ha detto Puzzer nel corso di una diretta Facebook. «Sono orgoglioso di quello che ho fatto io, i miei colleghi, i cittadini di Trieste nelle varie aziende. Questa è una conseguenza del fatto che siamo puri, che crediamo nei nostri diritti e che non ci piegheremo mai a questo sistema marci. Non siamo ricattabili in nessuna maniera».

No Green Pass, il leader delle proteste Stefano Puzzer è stato licenziato dall'Agenzia portuale di Trieste.
Le proteste al Porto di Trieste (STRINGER/ANSA/AFP via Getty Images)

Puzzer: «Fiero di non essermi piegato»

Contrario al Green Pass, l’ex sindacalista del Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste ha deciso di non utilizzarlo, nemmeno quando ne è entrato “involontariamente” in possesso. «Un messaggio ai delatori e a chi fa parte del sistema: sono sei anni che provate a piegare me e i miei colleghi. Non ce l’avete fatta mettendomi un gps sotto l’auto, manomettendomi l’automobile, quando vergognosamente avete inquinato le mie urine con la cocaina», ha aggiunto facendo riferimento a una serie di vicende denunciate da lui stesso nel corso degli anni. «Sono fiero di essere stato coerente, di non essermi piegato: mi batterò con tutte le mie forze contro la decisione dell’azienda».