Memento Morra

Stefano Iannaccone
20/05/2021

Il senatore vuole guidare il nuovo partito degli espulsi e delusi del M5s, forte anche dei buoni rapporti con Davide Casaleggio. Sempre però che Dibba non cambi idea e gli rubi la scena.

Memento Morra

Ambizioni di leadership per Nicola Morra. Dopo anni a combattere battaglie nel Movimento 5 stelle, soprattutto contro le mafie, è pronto al grande salto. Potrebbe essere lui, presidente della commissione Antimafia, a guidare la nuova creatura politica formata da fuoriusciti M5s, delusi ed espulsi. Al suo fianco l’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi. «Stiamo lavorando a un altro soggetto politico, posso dire solo questo», aveva anticipato l’ex pentastellata ad Affari Italiani. «Poi chiariremo tutti i dettagli nel momento giusto, compreso il numero esatto di parlamentari che aderiscono».

Sui piani di Morra l’incognita Di Battista

I piani di Morra potrebbero però essere rovinati da Alessandro Di Battista, leader naturale dei grillini duri e puri. Ma, almeno per ora, Dibba si è tirato fuori. Ha più volte ribadito che deciderà a settembre del suo futuro. «E non ha interesse ad affrettare i tempi», spiega chi conosce bene l’ex deputato. Ma c’è un’altra carta a favore di Morra. Il senatore vanta infatti buoni rapporti con Davide Casaleggio. Da pentastellato della prima ora, conosce tutti i segreti di Rousseau. Perché anche su questo punto sembrano esserci pochi dubbi: la piattaforma e il nuovo progetto sono destinati a camminare di pari passo per consolidarsi a vicenda.

I contatti con i rappresentanti di Alternativa c’è

Tra gli ex pentastellati e delusi interessati alla nuova avventura – si parla di una trentina di parlamentari tra cui Cristian Romaniello, Rosa Menga, Michele Sodano, Alessio Villarosa, Simona Suriano, Doriana Sarli e Raphael Raduzzi – si tengono riunioni, incontri e confronti nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama. I contatti sono intensi anche con i rappresentanti della componente l’Alternativa c’è che raccoglie i 13 primi espulsi dopo il no a Draghi. Tra questi Pino Cabras, Andrea Colletti e Raffaele Trano, ma anche Alvise Maniero (uno dei due primi sindaci eletti nel M5s in Italia nel 2012).

Morra è il volto più noto e mediatico degli ex M5s

La macchina dunque è partita e l’obiettivo è quello di arrivare alla formazione di gruppi parlamentari, il prima possibile. «In questo contesto Morra ambisce a essere il leader», spiega a Tag43 una fonte qualificata che sta seguendo da vicino l’operazione. Certo, si cerca di minimizzare la questione leadership, come accadeva nel M5s delle origini, quello dell’uno vale uno. «Non affrettiamo i tempi sui dibattiti per la leadership, perché siamo ancora al lavoro. Anzi c’è il rischio che questo confronto possa creare ulteriori spaccature», si ripete nei corridoi dei Palazzi. Salvo poi tratteggiare l’identikit di Morra come finalizzatore dell’iniziativa. C’è poi una questione pratica che mette d’accordo gli interessati al progetto. Dell’intera pattuglia di ex 5 stelle, il senatore è il volto più noto, più mediatico, quello che ha mantenuto una sua coerenza, pagandola a caro prezzo con l’espulsione per il “no” al governo Draghi. In un primo momento avrebbe voluto combattere per la reintegrazione nel Movimento, ma ora ha preso atto della rottura e pensa al futuro.

Morra verso la guida degli ex m5s in parlamento
Alessandro Di Battista, ex parlamentare del M5s (Getty Images).

 

Morra ha spesso chiesto un cambio di passo nella leadership del Movimento. Non lo ha fatto certo per restare in seconda fila. Lui, docente di filosofia e storia, nato a Genova ma residente ed eletto in Calabria, raccontano sia sempre stato un tipo ambizioso. Lo confermano alcune sue dichiarazioni: «La leadership è data dalla razionalità, io non voglio un capo che indichi per me, voglio poter decidere assumendomi le mie responsabilità», disse pochi mesi fa in un’intervista. Adesso vuole raccogliere ciò che in questi questi anni ha seminato. Anche perché più volte è stato inserito nel toto-ministri, fallendo sempre il salto al governo. In particolare, durante il Conte bis, quando vide sfumare la nomina a ministro dell’Istruzione a favore della compagna di partito Lucia Azzolina. Una mancata promozione che si dice non abbia mai digerito.

Gli scivoloni di Morra sulla campagna vaccinale in Calabria e su Jole Santelli

Certo, sul suo cammino non sono mancati scivoloni. Appena qualche mese fa, è finito al centro della bufera con  tanto di richieste di dimissioni per il blitz in un centro vaccinale, a Cosenza, in cui ha lamentato i ritardi della campagna. Secondo alcuni era un modo per far immunizzare prima i propri familiari, lui ha smentito categoricamente. Ma il vero macigno sono state le parole sull’ex presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, morta di cancro. «Sarò politicamente scorretto, era noto a tutti che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso», è la frase finita sotto accusa. Per placare la bufera ha offerto le proprie scuse, che sono servite a salvargli il ruolo nella commissione Antimafia. Il punto di partenza per qualcosa di più, forse la guida di un soggetto ispirato ai valori del primo Movimento.