Nexi vende pezzi di attività per cercare di ridare fiato al titolo

Luca Di Carmine
09/09/2022

Nexi, il colosso dei pagamenti di cui Cdp, Intesa SanPaolo e Poste Italiane sono i principali azionisti, punta a focalizzarsi sulle carte di credito. Dismettendo per esempio la gestione dei bonifici nazionali e internazionali. L'obiettivo è abbassare i 5 miliardi di debito e alzare il valore assai depresso dell'azione in Borsa.

Nexi vende pezzi di attività per cercare di ridare fiato al titolo

“Non si può fare il delisting della società, ipotizzato a primavera, e allora continuiamo a vendere pezzi di attività per cercare di ridare fiato al titolo”. In sintesi sarebbe questa la strategia di Nexi, il gruppo dei pagamenti in cui Cassa depositi e prestiti, Intesa SanPaolo, Poste Italiane e alcuni fondi internazionali (Bain, Advent, Cig, Eagle) sono i principali azionisti, e che l’amministratore delegato Paolo Bertoluzzo e il chief financial officer Bernardo Mingrone starebbero cercando di far avanzare.

Il gruppo è diventato molto più grande dopo la fusione con la danese Nets

Nexi sarebbe pronta a vendere altre due attività per continuare nella sua strategia di focalizzazione sui pagamenti attraverso carte di credito. La società secondo voci di mercato starebbe studiando di dismettere le attività legate alla gestione dei bonifici nazionali e internazionali a servizio di imprese e cittadini, instant payments, fatturazione elettronica. Inoltre sarebbe in finalizzazione la vendita delle attività di supporto ai clienti in Grecia. In questo modo il gruppo, diventato molto più grande dopo la fusione con Nets, società danese attiva nel business dei pagamenti dei Paesi nordici e in Germania, e con Sia, l’azienda italiana attiva nello stesso comparto, cercherebbe di rifocalizzarsi in un business più redditizio della gestione dei pagamenti delle carte di credito, e allo stesso tempo di abbassare i 5 miliardi di debito accumulati da Nexi.

Nexi vende pezzi di attività per cercare di ridare fiato al titolo
Paolo Bertoluzzo, ad di Nexi.

La società ha da poco firmato la vendita a Euronext di un business storico di Sia

Se le operazioni saranno portate a conclusione, saranno in totale tre le dismissioni operate da Nexi dall’inizio del 2022. La società ha infatti da poco firmato la vendita a Euronext (di cui è previsto il closing entro fine anno) di un business storico di Sia, quello legato alla gestione e aggiornamento della piattaforma informatica di Mts, cioè il mercato dei titoli di Stato di proprietà di Borsa Italiana. L’operazione era stata facilitata dal fatto che Cdp Equity è socia sia di Euronext (7,3 per cento) sia di Nexi (13,6 per cento) ed era prevista negli accordi del 2020 quando Borsa Italiana fu venduta a Euronext, operazione fortemente voluta dal Partito democratico e in particolare dall’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri.

Gli azionisti sono molto scontenti dell’andamento del titolo in Borsa

In questa fase Paolo Bertoluzzo, ad di Nexi, non ha difficoltà a far passare le cessioni perché i suoi azionisti sono molto scontenti dell’andamento del titolo in Borsa, che in meno di un anno ha fatto -50 per cento, da 19 euro di luglio 2021 agli 8 di questi giorni; e davanti al silenzio di Cdp Equity che è rappresentata in consiglio di amministrazione da persone per nulla esperte del settore bancario e dei pagamenti (a eccezione di Marina Natale che ha un passato in Unicredit), e gli imbarazzi di Poste Italiane e di Intesa SanPaolo, gli altri due importanti azionisti italiani che avrebbero qualche problema di conflitto di interessi perché presenti nello stesso business di Nexi, il management della società ha vita facile a proporre vendite di attività appena comperate. Anche perché starebbe seguendo la strategia voluta dai fondi internazionali Bain, Advent, Cig, Eagle che desiderano uscire velocemente e con grandi guadagni dall’avventura Nexi. Mentre il principale socio italiano sarebbe molto silenzioso anche perché il responsabile dell’equity di Cdp, Pierpaolo Di Stefano, è formalmente uscito dalla società così come il suo numero due, Gianluca Ricci, passato al fondo australiano Macquerie, che in Italia ha importanti partecipazioni nelle infrastrutture, come Autostrade e Open Fiber. E quindi la Cdp, guidata da Dario Scannapieco, ha difficoltà a guidare o aiutare lo sviluppo e la valorizzazione di Nexi.

Nexi vende pezzi di attività per cercare di ridare fiato al titolo
Pagamento con carte di credito.

Lo scopo: ricalcare il perimetro di attività di un’altra fintech europea, Adyen

L’obbiettivo di Bertoluzzo sarebbe quello di cercare di ricalcare il perimetro di attività di un’altra fintech europea attiva nei sistemi di pagamento, Adyen, che quotata a 240 euro nel 2019 ne vale ora 1500, avendo raggiunto un massimo di 2700 euro nel 2021. Mentre Nexi, pur nella crescita di fatturato ed Ebitda, è stata quotata a 9 euro nel 2018 e ora viene scambiata a 8 euro. Adyen è una società di diritto olandese quotata ad Amsterdam, che nel 2021 ha fatturato il 60 per cento in meno di Nexi (3,2 miliardi di euro) ma ha una capitalizzazione di circa 55 miliardi di euro contro appena 11 della sua concorrente. Il mercato riconosce a Adyen e al suo management 80 volte gli utili attesi su 2022, mentre a Nexi e al suo modello di business solo 16 volte. I grandi soci di Nexi si dovrebbero chiedere come mai questo sia potuto accadere, e se la strategia di fusioni, con Sia e Nets, e di acquisizioni, spesso a prezzi esorbitanti a fronte di contratti di servizio di 15 anni (circa 2 miliardi dati alla sola Intesa SanPaolo), dei portafogli clienti delle banche portata avanti da Nexi, sia quella corretta. A oggi Nexi ha 5 miliardi di debito e Adyen, che prosegue nell’acquisizione dei suoi clienti solo con la leva commerciale, ha un debito ininfluente e legato principalmente agli investimenti per lo sviluppo delle piattaforme dovute alla forte crescita dei volumi di transazione, anche quelli italiani con oltre 200 grandi clienti di gran nome (tra gli ultimi Moncler, Vibram, Natuzzi, Dainese, Diesel, Woolrich).
Da vedere nei prossimi mesi se Bertoluzzo, ex capo commerciale di Vodafone e da 5 anni massimo responsabile di Nexi, avrà ragione sulla strategia. L’andamento del titolo in Borsa sarà la sua cartina di tornasole. E a oggi, visto l’andamento dal momento della quotazione, sembra di color nero.