New York, le dipendenti dei nail salon chiedono più diritti e tutele

Camilla Curcio
16/03/2022

Contratti discutibili, stipendi bassi e rischi per la salute. Per questo le onicotecniche della grande Mela hanno deciso di protestare e chiedere l'istituzione di un consiglio in grado di proteggerle dallo sfruttamento.

New York, le dipendenti dei nail salon chiedono più diritti e tutele

È tempo di ribellione per il personale dei nail salon newyorchesi. Sfiancate da turni pressanti e da problemi di salute causati dalla sovraesposizione a sostanze chimiche non propriamente salubri, le onicotecniche rivendicano maggiori diritti e una legislazione in grado di tutelarle, stabilendo una serie di regole e standard da seguire sul posto di lavoro. 

Dolma Sherpa, una delle voci della protesta delle onicotecniche newyorchesi

Tra le figure di spicco della contestazione c’è Dolma Sherpa. Dopo quattro anni di contratto in un salone della Grande Mela, il Covid l’ha costretta a smettere di lavorare per un periodo di tempo che le è sembrato infinito e, al ritorno, si è ritrovata con molti più protocolli di sicurezza da seguire e molte meno ore da dedicare alle clienti. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: già prima della pandemia, infatti, la situazione non era delle migliori. Lamentava spesso l’estrema confusione nell’organizzazione degli appuntamenti, che costringeva lei e le colleghe a sottoporsi, nei periodi più intensi dell’anno, a giornate sfiancanti e interminabili e, soprattutto d’inverno, a ridursi a non aver quasi nulla da fare.

Perché le onicotecniche newyorchesi stanno protestando
Un’onicotecnica a lavoro (Getty Images)

Oggi, tra le priorità della sua battaglia, c’è ancora lo stipendio. Nel 2019, infatti, assieme ad altri dipendenti, era riuscita a ottenere il salario minimo di 15 dollari. Tuttavia, negli ultimi tempi, ha notato come molti datori di lavoro non rispettano la legge. «Stanno eliminando le mance e le commissioni. Non abbiamo alcun potere sui nostri orari, ci privano sempre di più di ore, se non di intere giornate di lavoro, non è giusto», ha spiegato Sherpa in un’intervista al Guardian, «ci sono ancora troppi ostacoli nel nostro mestiere, dall’assenza di benefit alla questione della sicurezza e della salvaguardia del benessere psicofisico».

Perché le onicotecniche newyorchesi stanno protestando
Tra i trattamenti più richiesti, spicca la ricostruzione delle unghie (Getty Images)

Un consiglio per tutelare i diritti dei dipendenti dei nail salon

Per questo, da membro della non profit Adhikaar, si sta impegnando a sostenere, assieme ad altri collettivi, un disegno di legge per creare un organo consiliare di categoria che si occupi della tutela dei professionisti impiegati nei nail salon e stabilisca norme a cui attenersi e sanzioni da comminare in caso di violazione. Un piano finalizzato a creare un ambiente di lavoro equilibrato e vivibile. «Le onicotecniche meritano salari equi, vantaggi e condizioni lavorative appropriate, analoghe a quelle degli altri lavoratori», ha aggiunto, «nessuno ci ha regalato nulla: ci siamo sottoposte a ore di praticantato, corsi ed esami per ottenere la licenza». La campagna parte dagli sforzi del passato per costruire un futuro a cui guardare senza paura: «Abbiamo intenzione di alzare la voce e portare a casa cambiamenti radicali. Non stiamo facendo proposte temporanee: se vinciamo, realizzeremo qualcosa che potrebbe e dovrebbe diventare duraturo».

Perché le onicotecniche newyorchesi stanno protestando
Uno dei tanti nail salon della Grande Mela (Getty Images)

Il consiglio di categoria è l’unico strumento per contrastare lo sfruttamento

Se dovesse vedere la luce, il consiglio sarebbe un unicum nella storia degli Stati Uniti. Formato da 15 membri votanti e sei non votanti, includerebbe sei lavoratori, sei datori di lavoro, tre rappresentanti per ciascuna delle due categorie e tre rappresentanti pubblici. «Creare un organo collegiale in grado di mettere insieme lo Stato, i proprietari dei negozi e le onicotecniche sarebbe un grande traguardo perché consentirebbe alle tre parti di discutere e stabilire insieme un regolamento a cui tenere fede», ha precisato la senatrice Jessica Ramos, co-autrice del disegno, «solo così si argina qualsiasi tentativo di sfruttamento». Al momento, tanto la versione sottoposta al vaglio dell’Assemblea generale quanto quella proposta al Senato sono sotto esame e si attende per capire se saranno reputati degni o meno di continuare l’iter che potrebbe portarli a diventare legge.

Perché le onicotecniche newyorchesi stanno protestando
Onicotecniche all’opera durante un party (Getty Images)

Tra furti e abusi, la situazione critica nei nail salon della Grande Mela

Al di là della burocrazia, il cambiamento sembra davvero necessario. A New York si contano attualmente 4 mila nail salon e, in tutto lo stato, oltre 7 mila. Il settore non è affatto immacolato: si parla, addirittura, di un vero e proprio record in termini di abusi sui dipendenti, che non è sparito neppure quando, nel 2015, a seguito di un’inchiesta pubblicata sul New York Times, i vertici hanno approvato una serie di misure legislative volte a frenare sfruttamento e furti salariali. In un report pubblicato nel 2020 e compilato dalla New York Nail Salon Workers Association, si legge come l’82 per cento delle onicotecniche (per la maggior parte donne straniere arrivate in città per rifarsi una vita) sia stata privata di almeno 181 dollari a settimana nella busta paga.

Perché le onicotecniche newyorchesi stanno protestando
Tra sostanze chimiche e turni pesanti, le dipendenti dei saloni rischiano la salute (Getty Images)

È il caso di Maritza Ovalles, oggi tra le attiviste di punta dell’associazione. Nel corso di 24 anni di carriera, è stata costretta a fare i conti con stipendi irrisori, quasi nessun momento di pausa e zero protezioni dai detergenti chimici che adoperava quotidianamente. «Soffrivo di mal di testa, soprattutto quando facevo i trattamenti di ricostruzione», ha dichiarato, «in quei locali non esisteva il ricambio dell’aria, respiravamo polvere e acetone». Guadagnava 30 dollari al giorno, nonostante arrivasse a 10-12 ore di lavoro e fosse impegnata per quasi tutta la settimana. «La mia salute ne ha risentito molto: sto facendo fisioterapia per il dolore al braccio e alle articolazioni, ho avuto la gastrite e mi hanno rimosso la cistifellea. Lì dentro non ci sgranchivamo quasi mai e avevamo un’alimentazione sbagliata: mangiavamo velocemente alle quattro o alle cinque del pomeriggio, qualche minuto per sgranocchiare qualcosa e poi, di corsa, di nuovo a limare e smaltare unghie».