A scorrere la tre giorni di necrologi per la scomparsa di Silvio Berlusconi sulle pagine del Corriere della Sera – da sempre luogo in cui del defunto, come avrebbe detto il Sommo poeta, «si parrà la nobilitate» – c’è da scoprire (e ricostruire) tutto il mondo dell’imprenditore, del tycoon televisivo, del patron calcistico, del cavaliere del Lavoro, del cumenda brianzolo e, infine, delle amicizie personali dell’uomo di Arcore.
Dalla prima moglie Carla Elvira Dall’Oglio a De Benedetti, l’ultimo saluto a B sul Corsera
Fra decine di ricordi da parte di esponenti di reti televisive, case editrici, imprenditori molto big, studi legali (assai numerosi), un pezzo di Confindustria di oggi e di ieri, politici, artisti dello spettacolo e del pallone, stretti collaboratori e amici di una vita, c’è chi si interroga su quel “Gianni”, chi su “Marcello”, chi su “Massimo” (rispettivamente Letta, Dell’Utri e Boldi). C’è chi cerca di capire l’identità di quel ringraziamento a tutta pagina del quotidiano firmato, cripticamente, solo con le iniziali: A.P. Chi ricorda le parole di affetto della prima moglie, Carla Elvira Dall’Oglio (che si è presa la scena con il primo necrologio, saggiamente sottraendosi al rito delle esequie in Duomo con le altre tre donne dell’ex consorte), quelle di Gian Arturo Ferrari alla guida dei libri Mondadori per molti anni “liberi e felici” o quelle dell’ingegnere Carlo De Benedetti che, con due sole parole – “indomito combattente” – ha reso un onore delle armi non scontato allo storico avversario (e non solo politicamente) di sempre.

Maurizio Belpietro grande assente
Ma più dei presenti, si notano – e qui entra in campo Nanni Moretti di Ecce Bombo – gli assenti. Molti dei quali illustri. Il primo è Maurizio Belpietro. Direttore de La Verità, ed ex direttore de Il Giornale e di Panorama (ancora di proprietà di Mondadori), negli ultimi anni è diventato proprietario di buona parte dei periodici della storica casa editrice di Segrate. Primo a passare nelle sue mani, con una controversa cessione a fine 2018, proprio il settimanale Panorama, un tempo corazzata di vendite e profitti. Un anno dopo, il gruppo gli ha ceduto altre cinque riviste fra cui Starbene, Confidenze e Sale&Pepe. Passata la pandemia, è stato il turno di altre due testate fra le quali Donna Moderna, la cui redazione aveva rivolto un accorato (e inascoltato) appello alla presidente Marina Berlusconi per restare a palazzo Niemeyer. Il mese scorso, in occasione della morte della madre di Maurizio Belpietro – Maria Albini – Marina Berlusconi aveva voluto ben due necrologi sul Corriere della Sera, uno personale e uno a nome del gruppo Fininvest. Mentre la Società Editrice Italiana Spa, di cui oggi Belpietro è presidente e direttore, non ricorda la figura di Silvio Berlusconi. Dimenticanza?

Mancano all’appella anche l’ex pitonessa Santanchè e Gianfranco Fini
Fra i grandi manager del passato, c’è il saluto dell’ultimo amministratore delegato di Mondadori Ernesto Mauri ma non del precedente, l’ingegnere Maurizio Costa per un ventennio al timone (con grandissimo stile) dello stesso gruppo. E ancora, mancano Roberto (Nini) Briglia e Gianni Vallardi, un tempo alla guida della direzione generale periodici a Segrate e oggi proprietari della società editrice DBInformation. Mentre è presente un necrologio a firma di Carla Vanni, iconica fondatrice della rivista di moda femminile Grazia, non ci sono quelli delle due storiche direttrici di Donna Moderna, Cipriana Dall’Orto e Patrizia Avoledo. Assente anche l’attuale Ceo di Hearst Magazine Italia Giacomo Moletto che, per anni, si è fatto le ossa in Mondadori come responsabile del marketing. Parimenti assente, Massimo Donelli per anni in Mondadori e poi al Biscione, dove ha ricoperto la carica di direttore di La5, Mediaset Extra, Mediaset Italia prima di assumere l’incarico di direttore dell’area Sviluppo e Comunicazione Tv del gruppo di Cologno Monzese. Sotto il ricordo di Flavio Briatore, ci si sarebbe aspettati quello della sua amica Daniela Santanchè. Per anni la “pitonessa”, oggi ministra del Turismo, ha militato nelle truppe azzurre ma sembra ormai distante. E, sempre fra i politici, c’è un necrologio della Fondazione di Alleanza Nazionale (in teoria, partito sciolto nel 2009) ma non di Gianfranco Fini.
