Il 19 ottobre è alle porte. Allora la stagione dell‘Nba prenderà il via ufficialmente con il suo carico di emozioni e canestri. Come spesso è accaduto negli ultimi due anni, però, a tenere banco non è tanto il campo, quanto la pandemia. La Lega non ha disposto l’obbligo di vaccinazione per gli atleti, a differenza degli arbitri, e sebbene abbia precisato in un comunicato come il 90 per cento dei giocatori si sia già sottoposto all’intero ciclo, qualche mosca bianca rimane. Di loro ha parlato senza troppi fronzoli la leggenda del parquet Kareem Abdul Jabbar: «Non dovrebbero più far parte della squadra», ha dichiarato lunedì scorso alla rivista Rolling Stones. «Si dovrebbe insistere, non permettere che chi non si sia vaccinato giochi. Stesso discorso per i membri dello staff. Non dovrebbe esserci spazio per coloro che non si fanno scrupoli a mettere a rischio la vita di tifosi e compagni. Si tratta di gente che non è in grado di cogliere la gravità della situazione». Non è solo questione di sport: «Non credo si stiano comportando da buoni cittadini. Parliamo di una guerra in cui tutti siamo coinvolti».
I provvedimenti stringenti di New York e San Francisco
La questione è tornata alla ribalta dopo l’assenza Kirye Irving all’annuale media day dei Brooklyn Nets. Dove non è arrivata la Lega, infatti, ci hanno pensato le città. New York e San Francisco, nello specifico, hanno stabilito il divieto assoluto di ingresso ai palazzetti senza vaccinazione. Provvedimento che, così formulato, impedirà di giocare non solo a eventuali rivali no-vax, ma anche ai cestisti di casa le partite interne. Eccezion fatta per motivi medici o religiosi. Irving collegato a distanza ha glissato sull’argomento: «Vorrei mantenere privata la questione. Ovviamente vivendo costantemente sotto i riflettori si parla molto di me, sono argomenti su cui non vorrei pronunciarmi, esprimendomi solo con la squadra per cui lavoro». Una dichiarazione che ha mandato su tutte le furie Abdul-Jabbar: «Non posso accettarla. Le opzioni sono due, o ti rendi conto della portata della vicenda e agisci di conseguenza o non sei in grado di decifrare quanto stia accadendo e rimarrai in uno stato di confusione. La cosa più ipocrita è l’arroganza nel non credere al parere dei medici. Eppure se avessero un figlio malato o lo fossero loro stessi andrebbero a curarsi di gran corsa».
Nets’ Kyrie Irving will not be at Media Day today in Brooklyn due to health and safety protocols, sources tell @TheAthletic @Stadium.
— Shams Charania (@ShamsCharania) September 27, 2021
Andrew Wiggins, il cestista no-vax dell’Nba
Ma Irving non è il solo a far discutere. Da New York a San Francisco, addirittura più radicata e antica è la posizione di Andrew Wiggins, in forza ai Golden State Warriors, che già a marzo disse: «Non farò il vaccino, tranne se non mi obbligheranno». Per l’unico giocatore della Lega apertamente no-vax è forse giunto il momento del ripensamento. Rispedite al mittente, tutte le richieste di esenzione per motivi religiosi, infatti, a gettare benzina sul fuoco è arrivato adesso il comunicato dell’Nba: «Wiggins non potrà giocare le partite casalinghe dei Golden State Warriors fino a quando non rispetterà le regole della città di San Francisco per i vaccini».
The NBA has announced the following: pic.twitter.com/6t1spKMU35
— NBA Communications (@NBAPR) September 24, 2021
D’altronde, spiega ancora Jabbar: «Più si diffondono simili pensieri, maggiore sarà la confusione instillata nella gente. Si tratta di vaccini sicuri ed efficaci e di una sfida da affrontare in gruppo». Delicata soprattutto in riferimento agli afroamericani. Se le ultime statistiche parlano di una fetta di popolazione Usa sempre più convinta di vaccinarsi, il quadro nella comunità nera muta radicalmente. Solo il 25 per cento di questa risulta completamente immunizzato, percentuale che precipita al 9 se si considera l’intera popolazione statunitense.
Il regolamento dell’Nba per la stagione alle porte
Se è vero che l’obbligo non è esplicitamente previsto, tuttavia, particolarmente rigide saranno le regole per la prossima stagione. Chi non è vaccinato dovrà sottoporsi al tampone quotidiano, due nei giorni del match. Stare in panchina con la mascherina e scontare la quarantena nell’eventualità di contatto con un positivo. Opzione, per i vaccinati sostituita da un test. Altre norme, quali la separazione tra giocatori in bus o durante i pasti, per il momento rimangono in fase di studio.
Sources: The NBA has informed teams of set coronavirus testing protocols for players for the 2021-22 season:
– Fully-vaccinated: No regular testing
– Non-fully-vaccinated: One negative test on Practice/Travel day; Two negative tests on Game Day. https://t.co/ASKdCdfD1t— Shams Charania (@ShamsCharania) September 14, 2021