Scarichi illegali, le navi riversano sostanze tossiche in mare 3 mila volte all’anno

Redazione
22/03/2022

Un'inchiesta di Lighthouse Reports ha dimostrato come siano diverse le imbarcazioni che sversano illegalmente sostanze tossiche nei mari d'Europa. Un fenomeno che nell'impunità generale si ripeterebbe tremila volte ogni anno.

Scarichi illegali, le navi riversano sostanze tossiche in mare 3 mila volte all’anno

Secondo una recente inchiesta di Lighthouse Reports, un network no-profit affiliato a nove testate giornalistiche, sarebbero diverse le navi mercantili che scaricano illegalmente, fino a 3 mila volte all’anno, acque di sentina non trattate, dunque contaminate da sostanze tossiche (solventi, metalli e lubrificanti che si accumulano sul fondo degli scafi) nei mari d’Europa.

Quali sono stati i risultati dell’inchiesta di Lighthouse Reports sugli sversamenti in mare di acque contaminate

La ricerca si è protratta per oltre sei mesi, sfruttando la tecnologia satellitare, le testimonianze di un gruppo di whistleblower e la documentazione relativa a centinaia di incidenti legati a sversamenti di petrolio. Così la newsroom ha constatato la scarsa attenzione verso il problema dei paesi interessati e, soprattutto, la lentezza nel prendere provvedimenti. Situazione che ha generato quella che gli esperti hanno definito ‘cultura dell’impunità’. Di norma, le fuoriuscite di petrolio nei mari europei vengono monitorate dall’EMSA, Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima: dal 2007, attraverso il progetto CleanSeaNet, l’organo analizza con attenzione immagini satellitari per individuare eventuali casi di scarico illegale. Quando accade, il sistema invia un segnale d’allarme all’area geografica interessata che, ricevuto il messaggio, attua una serie di protocolli. Tra questi l’invio di personale specializzato per osservare la chiazza incriminata. Una volta conclusa l’ispezione, il report viene spedito all’EMSA che ha l’ultima parola sul da farsi.

Tuttavia, i dati annuali raccolti e pubblicati, per la prima volta, dall’agenzia nel 2021, hanno evidenziato una frequenza bassa di feedback, dunque un numero minore di interventi e un conseguente incremento del tasso di inquinamento. «Si tratta di un problema invisibile al pubblico», ha spiegato al Guardian John Amos, presidente di SkyTruth, un ente che si occupa di fare monitoraggio degli sversamenti illegali dal 2011, «puoi fornire ai governi gli strumenti più avanzati del mondo ma se, dall’alto, non viene fatta pressione per sfruttarli al meglio, non si troverà mai una soluzione al problema».

Come le navi eludono regole e sistemi di monitoraggio satellitare

A rendere tutto più complicato ci sono anche le tattiche sviluppate dalle navi per evitare che la loro attività venga rintracciata. Tra cui, ad esempio, l’uso di pompe portatili per svuotare l’acqua avvelenata durante la notte oppure la scelta di mari agitati per far sì che eventuali chiazze risultino invisibili ai satelliti perché nascoste dall’incresparsi delle onde. «I dispositivi portatili sono facili da montare e difficili da identificare. In dieci minuti, monti e smonti con rapidità», ha dichiarato un informatore che ha lavorato per anni nella sala macchine di una nave, abituata ad adottare questo metodo e ad agire solo dopo le dieci di sera. Provare a intervenire dall’interno per denunciare comportamenti del genere è quasi impossibile. Come testimoniato da un’altra fonte, un ingegnere navale che, da osservatore degli sversamenti fuorilegge, è stato ricattato dal suo datore di lavoro: «Mi è stato detto di tacere, di non rivelare nulla di quel che avessi visto a nessuno perché, altrimenti, mi sarei trovato nei guai».

Sarebbero oltre 3 mila all'anno gli sversamenti illegali di acque di sentina nei mari europei attribuibili alle navi mercantili
Lo sversamento di acque contaminate accumulate nello scafo di una nave (Twitter)

Le conseguenze sull’ecosistema marino e la scarsa efficacia delle sanzioni

Rispetto agli sversamenti industriali, quelli delle acque da sentina non ricevono la stessa attenzione perché di portata minore e, soprattutto, molto meno visibili. Eppure, rispetto ai primi, sembrano essere diventati pericolosamente ricorrenti, al punto da determinare grosse conseguenze sulla flora e sulla fauna marina. «A essere maggiormente in pericolo sono le creature più piccole come il plancton», ha sottolineato l’ecotossicologa Kerstin Magnusson, «cosa che, ovviamente, determina ripercussioni su tutte le altre specie». Le multe per lo scarico illegale esistono e possono raggiungere anche i 40 milioni di dollari: è il caso della sanzione toccata alla compagnia Carnival Princess Cruises nel 2016, colpevole di aver inquinato le coste britanniche. In alcuni contesti, poi, si può arrivare addirittura alla reclusione con sentenze che colpiscono i singoli individui ritenuti responsabili. L’errore grosso, tuttavia, sta in un’applicazione morbida o, spesso, del tutto inesistente: quando vengono comminate, infatti, non sono sufficientemente pesanti da scoraggiare il comportamento dei colpevoli e contribuire a rompere il circolo vizioso.

Sarebbero oltre 3 mila all'anno gli sversamenti illegali di acque di sentina nei mari europei attribuibili alle navi mercantili
Acartia Tonsa, parte del plancton danneggiato dallo scarico illegale (Twitter)