Mal Nato

Stefano Grazioli
31/12/2021

L'Alleanza Atlantica è spaccata su un possibile ingresso dell'Ucraina. Polonia e Repubbliche baltiche, sotto l'ombrello di Washington, spingono per l'allargamento a Est. Ma Francia e Germania sono caute. Mentre Biden e Putin aprono al dialogo.

Mal Nato

L‘allargamento a Est della Nato negli ultimi 20 anni è stato sicuramente legittimo, ma è stato percepito in Russia come una minaccia alla propria sicurezza. Nel giro di pochi anni Paesi che prima della caduta del Muro di Berlino (1989) e della dissoluzione dell’Urss (1991) facevano parte dell’ex blocco sovietico sono passati dall’altra parte della barricata. Tra questi la Polonia nel 1999 e le tre repubbliche baltiche nel 2004, quelli che spingono con forza da tempo per l’entrata nell’Alleanza Atlantica anche dell’Ucraina.

Tra Putin e Biden il compromesso è possibile

Il Cremlino ha fatto capire chiaramente che l’ingresso di Kiev è una linea rossa invalicabile e ha messo in sostanza sul tavolo la proposta di una finladizzazione dell’ex repubblica sovietica, da discutere in primo luogo con la Casa Bianca. Una sorta di compromesso tra Vladimir Putin e Joe Biden è possibile, sul breve e sul medio periodo, e potrebbe evitare altri scenari di guerra ai confini dell’Unione europea. Nel corso dell’ultimo colloquio telefonico tra i due, il presidente Usa ha sollecitato la Russia a una «de-escalation delle tensioni con l’Ucraina». «Biden ha chiarito che gli Stati Uniti e i loro alleati e partner risponderanno in modo deciso nel caso in cui la Russia invaderà l’Ucraina ulteriormente», si legge in un comunicato della Casa Bianca. Dal canto suo Putin ha ricordato che introdurre altre sanzioni contro la Russia sarebbe un enorme errore che porterebbe a una rottura completa delle relazioni tra i due Paesi. Ma ha anche espresso soddisfazione per l’avvio, a gennaio, di tre diversi formati di contatti, a Ginevra, con gli Stati Uniti, a Bruxelles, con il Consiglio Nato Russia, e a Vienna, in ambito Osce.

La spaccatura della Nato sull’ingresso dell’Ucraina

Se da un lato la posizione della Russia è chiara, dall’altro la Nato è spaccata. Gli Usa in questi anni si sono schierati naturalmente a fianco di Ucraina e la partnership bilaterale nella cornice dei programmi di avvicinamento all’Alleanza si è intensificata, soprattutto dopo la crisi del 2014 e l’avvio della guerra nel Donbass. Gli alleati tradizionali, soprattutto Germania e Francia, impegnati nel processo di mediazione attraverso il cosiddetto Formato normanno, sono sempre stati molto più cauti, e già nel 2008 avevano chiuso le porte sia all’Ucraina che alla Georgia. E poi ci sono appunto i Paesi della nuova guardia, Polonia e baltici, geopoliticamente diventati satelliti più di Washington che di Bruxelles, che invece premono perché Kiev venga cooptata immediatamente.

Da un lato le Repubbliche baltiche e la Polonia: perché l'ingresso dell'Ucraina nella Nato appare ipotesi piuttosto remota
Vladimir Putin e Joe Biden (Getty)

Se Mosca teme l’allargamento della Nato sul fianco sudorientale, Varsavia e le capitali baltiche hanno paura dell’aggressività russa, già vista nel 2008 in Georgia e nel 2014 in Ucraina. Entrambe le posizioni sono legittime dai rispettivi punti di vista, come l’aspirazione di ogni Paese di schierarsi con chi vuole. Questo in teoria. Il mondo reale è però un po’ di diverso e la geopolitica una dottrina che deve essere liberata dalla propaganda. La crisi in Ucraina nel 2013 è nata con la scelta di un presidente e di un governo democraticamente eletti di non firmare di l’Accordo di associazione europea e preferire rapporti stretti con la Russia, è passata attraverso la protesta altrettanto democratica di parte degli ucraini ed è finita con un colpo di stato paramilitare avallato da Stati Uniti e Unione europea. Uno dei primi atti del nuovo governo filoccidentale a Kiev è stato quello di cambiare la costituzione dove era stata fissata la neutralità del paese e mettere come priorità l’entrata nella Nato. Poi sono arrivate l’annessione della Crimea da parte della Russia, il conflitto nel Donbass e ora i nuovi venti di guerra.

Da un lato le Repubbliche baltiche e la Polonia: perché l'ingresso dell'Ucraina nella Nato appare ipotesi piuttosto remota
Una manifestazione a sostegno dei prigionieri ucraini in Crimea (Getty)

Difficilmente l’Ucraina entrerà nella Nato

Nonostante i nuovi falchi della Nato appoggino le aspirazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, come il suo predecessore Petro Poroshenko, ha fatto dell’ingresso nella Nato una questione fondamentale, le possibilità che si avverino è altamente remota. Partendo proprio dal fatto che Kiev si trova di fatto in guerra e la vecchia Europa, da Berlino a Parigi, che ha già posto il veto quasi tre lustri fa, oggi a maggior ragione non vuole gettare benzina sul fuoco. La netta posizione russa presa nelle ultime settimane, tra giochi militari al confine con Ucraina e Bielorussia e le proposte di Putin per una trattativa con Biden, è il segnale chiaro che i tempi si sono ristretti e il Cremlino ha fretta di chiudere questo dossier. In un modo o nell’altro.