Il presidente della Francia, Emmanuel Macron, è contrario all’apertura di un ufficio di collegamento della Nato in Giappone. Lo scrive il Financial Times, citando fonti anonime del governo transalpino a conoscenza del dibattito all’interno dell’Alleanza atlantica. All’inizio di aprile era stato il quotidiano nipponico Nikkei ad anticipare che la Nato stava pianificando l’apertura di un piccolo liaison office a Tokyo, il primo nel suo genere nella regione asiatica.

La Nato a Tokyo? L’Eliseo è riluttante: i motivi del no
Sono diversi i motivi della resistenza di Parigi all’apertura dell’ufficio Nato a Tokyo. Innanzitutto la Francia, che ha grossi interessi nell’Indo-Pacifico, teme che un liaison office in Giappone comporterebbe un pericoloso aumento delle tensioni con la Cina: a volerlo sono soprattutto gli Stati Uniti, dopo che il Giappone ha esortato l’Europa a essere più coinvolta nelle questioni di sicurezza dell’Asia, in un momento in cui è forte la minaccia di un’azione militare di Pechino contro Taiwan. E poi c’è la Corea del Nord: Pyongyang ha già puntato il dito contro la cooperazione militare tra Washington, Tokyo e Seul, parlando di “Nato asiatica”. La Francia pensa inoltre che l’apertura dell’ufficio a Tokyo minerebbe la credibilità dei Paesi europei nell’ambito dei tentativi di mediazione per la pace in Ucraina: che senso avrebbe, insomma, chiedere alla Cina di non fornire armi alla Russia, quando di fatto la Nato si avvicinerebbe molto alla Repubblica popolare? In fondo, l’accerchiamento da parte dell’Alleanza atlantica è stata una delle scuse usate da Vladimir Putin per attaccare l’Ucraina. In generale, Parigi ritiene poi che lo statuto Nato ne limiti l’ambito geografico all’Atlantico settentrionale: l’ufficio nipponico risulterebbe pericolosamente fuori posto e ingombrante.

Per l’apertura serve il consenso unanime del Consiglio atlantico
Macron aveva espresso la sua opposizione alla prospettiva di un’estensione geografica della Nato durante una riunione della Comunità politica europea, che si è svolta in Moldova la scorsa settimana. «Un grosso errore», lo aveva definito. Per l’apertura di un ufficio di collegamento serve il consenso unanime del Consiglio atlantico, principale organo decisionale politico dell’alleanza: le resistenze dell’Eliseo, scrive il Financial Times, da mesi stanno bloccando le procedure, mentre la Nato avrebbe in programma di aprire l’ufficio a Tokyo nel 2024.

Il Giappone e la Nato hanno iniziato a discutere dell’apertura di un ufficio a Tokyo già nel 2007, quando l’allora primo ministro nipponico Shinzo Abe visitò il quartier generale dell’alleanza in Belgio. Nel 2018, un ufficio di collegamento giapponese è stato aperto proprio a Bruxelles. E, il mese prossimo, il premier Fumio Kishida, che l’anno scorso è stato il primo leader giapponese a partecipare a un vertice della Nato, parteciperà al nuovo incontro che si terrà a Vilnius, in Lituania, a luglio.
L’importanza strategica dell’ufficio: i partner nell’Indo-Pacifico
La Nato ha vari uffici di collegamento in tutto il mondo, anche in nazioni sensibili come le già citate Ucraina e Moldova, aree decisamente (a livelli diversi) delicate. Questi uffici, di solito di piccole dimensioni, hanno lo scopo di favorire i contatti con il governo e le forze armate del Paese ospitante: la Nato ha in mente da anni di aprire un ufficio di rappresentanza in Giappone – sarebbe la prima sede in Asia – per facilitare le sempre più frequenti consultazioni nella regione, non solo con il Giappone ma anche con altri partner chiave come Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, nel quadro di un crescente rafforzamento della presenza dell’organizzazione nell’Indo-Pacifico.