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Memoria, per ricordare Natalia Ginzburg a 30 anni dalla morte

Trent’anni fa, nella notte tra il 7 e l’8 ottobre 1991, moriva Natalia Ginzburg. Tag43 la ricorda con la poesia Memoria dedicata al marito Leone letta da Lella Costa.

7 Ottobre 2021 07:22 Redazione
natalia ginzburg a 30 anni dalla morte

Nella notte tra il 7 e l’8 ottobre 1991 si spegneva Natalia Ginzburg. Natalia Levi nasce a Palermo il 14 luglio 1916 da Giuseppe Levi, professore universitario antifascista ebreo e da Lidia Tanzi. Già al liceo, a Torino, comincia a scrivere i primi racconti tra cui Un’assenza, che definisce la sua «prima cosa seria», testo pubblicato sulla rivista Letteratura. Nel 1933 è pubblicato il  racconto I bambini sulla rivista Solaria. Nel 1938 sposò Leone Ginzburg dal quale avrà tre figli, firmando con il suo cognome tutte le future opere.  Negli stessi anni si avvicina all’antifascismo torinese, in particolare con il cerchio di intellettuali della Einaudi con cui il marito collaborava. Nel 1940 la coppia è costretta al confino per motivi politici e razziali a Pizzoli in Abruzzo dove rimane fino al 1943. Nel febbraio 1944 Leone viene torturato e ucciso dai nazifascisti nel carcere romano di Regina Coeli. Pochi mesi dopo, nella Roma da poco liberata, arriva anche Natalia che comincia a lavorare presso la sede capitolina dell’Einaudi.

Natalia Ginzburg, il ritorno a Torino e il successo di Lessico famigliare

Nell’autunno del 1945 torna a Torino ricongiungendosi con i genitori, i due figli e la figlia, che durante i mesi dell’occupazione tedesca si erano rifugiati in Toscana. Nel 1950 sposa Gabriele Baldini, docente di letteratura inglese e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra, con il quale ha una figlia, Susanna, e un figlio Antonio morto ad appena un anno. Sono anni di grande lavoro per Natalia Ginzburg. Nel 1952 pubblica Tutti i nostri ieri; nel 1957 il volume di racconti lunghi, Valentino e il romanzo Sagittario; nel 1961 Le voci della sera. Nel 1962 esce la raccolta di racconti e saggi Le piccole virtù, e nel 1963 Ginzburg vince il premio Strega con Lessico famigliare. I temi del microcosmo familiare sono poi ripresi con il romanzo Caro Michele del 1973, il racconto Famiglia del 1977, La città e le case del 1984 e La Famiglia Manzoni del 1983. Natalia Ginzburg scrive anche commedie come Ti ho sposato per allegria del 1965 da cui è tratto l’omonimo film di Luciano Salce con Giorgio Albertazzi e Monica Vitti, e Paese di mare del 1972.

Natalia Ginzburg e gli anni dell’impegno politico

Nel 1969, anno della strage di Piazza Fontana e della morte del secondo marito, si intensifica il suo impegno politico. Nel 1971  sottoscrive, assieme a numerosi intellettuali, la lettera aperta a L’Espresso sul caso Pinelli. Tale adesione verrà più volte ricordata dalla stampa in seguito al matrimonio della nipote di Ginzburg, Caterina, con Mario Calabresi, figlio del commissario nel frattempo assassinato. Nel 1983 viene eletta al Parlamento nelle liste del Partito Comunista Italiano. Il 25 marzo 1988 scrive per L’Unità un articolo divenuto famoso, dal titolo: Quella croce rappresenta tutti, difendendo la presenza del simbolo religioso nelle scuole e opponendosi alle contestazioni di quegli anni.

Tag43 ricorda la grande scrittrice con la poesia Memoria scritta in ricordo del marito Leone e interpretata da Lella Costa.

Gli uomini vanno e vengono
per le strade della città
Comprano libri e giornali,
muovono a imprese diverse.
Hanno roseo il viso,
le labbra vivide e piene.
Sollevasti il lenzuolo
per guardare il suo viso,
ti chinasti a baciarlo
con un gesto consueto.
Ma era l’ultima volta.
Era il viso consueto,
solo un poco più stanco.
E il vestito era quello di sempre.
E le scarpe erano quelle di sempre.
E le mani erano quelle che
spezzavano il pane e
versavano il vino.
Oggi ancora nel tempo
che passa sollevi il lenzuolo
a guardare il suo viso
per l’ultima volta.
Se cammini per strada
nessuno ti è accanto
Se hai paura
nessuno ti prende per mano
E non è tua la strada,
non è tua la città.
Non è tua la città
illuminata. La città
illuminata è degli altri,
degli uomini che vanno
e vengono comprando
cibi e giornali.
Puoi affacciarti un poco
alla quieta finestra
a guardare il silenzio,
il giardino nel buio.
Allora quando piangevi
c’era la sua voce serena.
Allora quando ridevi
c’era il suo riso sommesso.
Ma il cancello che a sera
s’apriva, resterà chiuso
per sempre, e deserta
è la tua giovinezza.
Spento il fuoco,
vuota la casa.

 

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