Non parlo del Natale. Di che stai parlando? Dickens, stai parlando. A buon intenditor poche caròle. Natale è Parenti serpenti. «Non ci avete pensato a quello che direbbe la gente? Quattro figli, e li hanno messi all’ospizio!». Non ce la meritavamo la spietatezza di Monicelli. Nel senso che non eravamo all’altezza del suo cinismo. Io ci provo da una vita a esser scorretta, ma poi mi correggono, come il caffè d’inverno antelucano nell’ovile in culo al mondo che mica c’è un cancello ma una rete di letto rugginosa in guisa di cancello. «Sei veterinaria, che bello. E quindi ti piacciono gli animali?». «No, li odio con tutto il mio cuore». Rispondere alle domande retoriche è annoverabile tra i mestieri usuranti. A Natale non siamo tutti più buoni, siamo solo tutti più stanchi. Baciami con la lingua, caro palindromo: “Ameno fonema”. Il Natale dei fantasmi futuri.
La tristezza mi mette Natale
LA POSTA AL CUORE. Di che stai parlando? Dickens, stai parlando. A buon intenditor poche caròle. A Natale non siamo tutti più buoni, siamo solo tutti più stanchi. Baciami con la lingua, caro palindromo: “Ameno fonema”. Il Natale dei fantasmi futuri.
