Nasa, trovati resti dello Space Shuttle Challenger esploso nel 1986

Fabrizio Grasso
11/11/2022

Scoperti nell’Oceano Atlantico alcuni resti dello Space Shuttle che esplose dopo il decollo nel 1986 uccidendo sei astronauti e una civile a bordo. La Nasa ne onorerà la memoria.

Nasa, trovati resti dello Space Shuttle Challenger esploso nel 1986

Incredibile scoperta a largo della costa orientale della Florida, nell’Oceano Atlantico. Un team di ricercatori della Nasa e di History Channel ha infatti ritrovato alcuni resti dello Space Shuttle Challenger, navicella che nel 1986 esplose 73 secondi dopo il lancio. A bordo sette passeggeri, di cui sei astronauti e un’insegnante, che sarebbe dovuta divenire la prima civile nello spazio. Da allora vennero recuperati solo alcuni rottami che, dieci anni dopo l’incidente, si arenarono sulle spiagge. L’agenzia spaziale statunitense ha dichiarato che intende sfruttare la scoperta per omaggiare ancora una volta la memoria di chi ha perso la vita quel giorno in nome della scienza. «Onoreremo la loro eredità e quella delle loro famiglie», si legge in un comunicato ufficiale della stessa Nasa.

Scoperti nell’Atlantico resti dello Space Shuttle che esplose nel 1986 uccidendo sette membri dell'equipaggio. La Nasa ne onorerà la memoria.
Lo Space Shuttle Challenger in partenza il 28 gennaio 1986 prima dell’esplosione (Getty)

Il ritrovamento dello Space Shuttle Challenger della Nasa e il lascito dell’incidente

La scoperta dei resti, che risale allo scorso maggio ma è stata annunciata solo oggi, è del tutto casuale. History Channel e la Nasa erano a lavoro nell’Atlantico per cercare un aereo della Seconda guerra mondiale scomparso nel 1945. La missione dovrà dare vita al nuovo documentario The Bermuda Triangle: Into Cursed Waters (letteralmente, “Il Triangolo delle Bermuda: In acque maledette”), in uscita negli Usa il 22 novembre. Invece del velivolo militare, gli scienziati si sono imbattuti in qualcosa di molto più moderno e tecnologico. I sub hanno infatti rinvenuto quello che sembra essere un pezzo di sei metri del ventre dell’orbiter, ossia la parte della navetta che si stacca dal vettore per compiere un’orbita prefissata. Fondamentale per l’identificazione una consultazione con l’astronauta oggi in pensione Bruce Melnick, cui si deve il primo collegamento con il Challenger.

«Sebbene siano trascorsi quasi 37 anni, la tragedia è ancora viva nel cuore e nella mente di tutti noi», ha detto alla Cnn Bill Nelson della Nasa. «Per milioni di persone, me compreso, il 28 gennaio 1986 sembra ieri». Quel giorno infatti numerosi americani assistettero in diretta all’esplosione del razzo. Dopo soli 73 secondi dal lancio da Cape Canaveral, il Challenger si distrusse in volo, sprofondando in mare. La causa, come rilevarono le perizie successive, fu una guarnizione difettosa che generò una fuoriuscita di gas. A bordo c’erano sette persone, di cui sei astronauti e una civile. Gli scienziati erano Francis “Dick” Scobee, Michael Smith, Ronald McNair, Ellison Onizuka, Judith Resnik e Gregory Jarvis, mentre la civile era la maestra delle elementari Christa McAuliffe. «La scoperta ci permetterà di onorare la loro memoria», ha concluso Nelson. «La sicurezza è e deve sempre rimanere la massima priorità per la Nasa».

Scoperti nell’Atlantico resti dello Space Shuttle che esplose nel 1986 uccidendo sette membri dell'equipaggio. La Nasa ne onorerà la memoria.
I sette membri dell’equipaggio del Challenger (Getty)